Un fulmine a ciel sereno. Da oggi, Pietro Lo Monaco non è più direttore generale dell’ACR Messina. L’annuncio delle dimissioni è arrivato ieri, mercoledì 1 dicembre, poco dopo le 18.00, attraverso le parole dello stesso Lo Monaco. L’ex DG ha spiegato in una nota le motivazioni che hanno portato a questa scelta.
«In data odierna – scrive – si conclude il mio rapporto di collaborazione con l’ACR Messina. La suddetta decisione è maturata a causa del venir meno del rapporto di fiducia che mi legava al Presidente Pietro Sciotto il quale, da oggi, potrà nominare un nuovo collaboratore per delineare le strategie future della Società».
«Nelle more di quanto sopra – continua Lo Monaco – , ho reso noto al Presidente la mia disponibilità ad adempiere agli atti correnti senza il percepimento di alcun emolumento. Ringraziando per l’opportunità concessa auguro un buon lavoro a tutte le componenti societarie nella certezza che profonderanno il massimo impegno affinché venga raggiunto l’obiettivo sportivo prefissato per questa stagione calcistica».
Pietro Lo Monaco dice (di nuovo) addio al Messina
L’addio dell’ex patron dei giallorossi tra il 2012 e il 2015 era nell’aria. L’ACR proviene infatti da quattro sconfitte consecutive ed è penultimo in classifica. A nulla è servito, finora, l’avvicendamento di Ezio Capuano sulla panchina peloritana al posto di Salvatore Sullo, avvenuto a inizio ottobre sempre in seguito a una striscia negativa di risultati.
Lo Monaco era stato più volte contestato dalla tifoseria da quando era ritornato per il modo con cui si congedò la prima volta dal Messina nella stagione 2014-2015, accusando la città di aver risposto in maniera pessima e criticando i pochi abbonamenti venduti.
La campagna acquisti di quest’anno, condotta insieme al direttore sportivo Christian Argurio sul finire della scorsa estate, non si è purtroppo rivelata azzeccata, con diversi infortuni e alcune prestazioni da parte dei neoarrivati che non hanno brillato. Il franco-serbo David Manuel Milinkovic, uno dei pupilli di Lo Monaco, ha lasciato consensualmente la squadra, mentre molti altri giocatori su cui c’erano delle aspettative abbastanza alte non sono stati in grado di garantire il livello che dirigenza e sostenitori forse si aspettavano.
(243)