In caso di maltempo, gli esperti prima di tutto raccomandano di rimanere in casa evitando spostamenti non indispensabili. Eppure a Messina ci sono famiglie che alla prima goccia di pioggia preferirebbero fuggire dalle proprie abitazioni per salvaguardare la propria incolumità. D’altro canto se abiti sulla spiaggia a pochi metri dal mare e senza vie di fuga non puoi non allarmarti sentendo i tuoni in lontananza.Questa è la realtà che vivono gli abitanti della baraccopoli di via Oreto Spiaggia, a pochi passi dalla foce del torrente Gazzi. Manufatti costruiti decenni fa nel modo più disparato, occupati da tredici famiglie che si trovano periodicamente a dover fare i conti con la furia del mare.
In una di queste casupole, Antonio Barbera ci vive da trent’anni insieme alla moglie. Da tempo aspetta l’assegnazione di una vera casa dopo innumerevoli richieste, ma finora l’unica ad aver bussato alla sua porta è stata la Capitaneria di Porto, con in mano un’ordinanza di sgombero. Un provvedimento legittimo dato che le baracche sorgono in un’area demaniale, ma che non è mai stato realmente eseguito vista la mancata disponibilità di alloggi alternativi. Eppure Antonio Barbera non è abusivo, detiene infatti un certificato di residenza e nonostante viva praticamente sulla spiaggia, paga le utenze e la tassa sui rifiuti, ricevendo perfino la posta. Un paradosso venutosi a creare negli anni in cui chi di competenza chiudeva più di un occhio in materia di politiche per la casa.
Ma Antonio ha un sogno, ormai divenuto una necessità impellente: trasferirsi al più presto in una nuova abitazione. “Non posso più stare qui – spiega – vivo tra topi e serpenti e in caso di maltempo la mia casa viene seriamente danneggiata. Le onde del mare hanno più volte distrutto porte e finestre, in caso di pioggia si allaga tutto. In seguito all’ultimo nubifragio ho dovuto buttare via l’intera camera da letto e gli elettrodomestici della cucina, ogni stanza è stata infatti invasa dall’acqua. Ho problemi di salute – precisa – la sera preferirei rimanere al lavoro perché ho paura di tornare a casa anche perché non c’è illuminazione e il litorale di notte è frequentato spesso da tossicodipendenti”.
Ma c’è di più. In caso di emergenza, la zona risulta difficile da raggiungere. L’unica strada d’accesso alla baraccopoli prevede, infatti, il passaggio da un sottopasso della ferrovia. Un piccolo tunnel alto pochi metri, sotto al quale a stento transitano le auto e che in caso di maltempo viene spesso ostruito da fango e detriti. “Lo scorso inverno – spiega Antonio Barbera – durante un temporale abbiamo dovuto lasciare in fretta le nostre case. Il sottopassaggio era però ostruito dalla barche trascinate dal mare e siamo stati costretti ad attraversare la ferrovia. Nessun mezzo di soccorso può transitare da quel tunnel, rischiamo di restare in trappola da un momento all’altro”.
La zona è stata oggetto di parziale bonifica nel febbraio del 2014. In quell’occasione le ruspe hanno liberato parte del litorale abbattendo alcuni manufatti utilizzati dai pescatori. Ma gli interventi di demolizione hanno aumentato i rischi per gli abitanti della baraccopoli. Le onde del mare non trovano, infatti, più alcuno ostacolo e l’area spianata in seguito ai lavori viene frequentemente sommersa.
Finora l’unico a raccogliere il grido d’aiuto della famiglia Barbera è stato il consigliere della III Circoscrizione, Santi Interdonato.
L’esponente Pd segue da anni la vicenda e con una nota, indirizzata a Comune e Protezione Civile, è tornato a chiedere la risoluzione del problema. “Si tratta di una vera e propria emergenza non solo abitativa – spiega Interdonato – è necessario che l’amministrazione intervenga al più presto per garantire sicurezza alle famiglie che abitano in via Oreto Spiaggia. La situazione è da tempo nota alle autorità competenti. Il pericolo a cui è esposta in particolar modo la famiglia Barbera è confermato da un referto dei Vigili del Fuoco, chiamati più volte ad intervenire. Chiedo all’amministrazione comunale di voler provvedere a rimuovere la situazione di pericolo ed individuare una soluzione abitativa alternativa in considerazione della grave situazione di emergenza attestata”.
In sintesi, chi c’era prima non ha fatto nulla, chi c’è adesso da 2 anni e mezzo pure. I temporali aumentano e 13 famiglie tremano ad ogni tuono.
Andrea Castorina
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