Maria Falcone ai ragazzi delle scuole messinesi, citando il fratello magistrato: «Fate il vostro dovere. È questa l’essenza della moralità umana»

Pubblicato il alle

4' min di lettura

P1070437 - Copia«Io sono siciliano. Un giorno questa terra diventerà bellissima!» sono queste le parole pronunciate da Giovanni Falcone, il magistrato siciliano assassinato dalla mafia il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci, e riproposte oggi dalla sorella Maria, in apertura del suo intervento nell’ambito degli “Incontri di legalità”, proposti dalla Parrocchia Santa Maria di Gesù di Provinciale. La Chiesa gremita di studenti provenienti da numerosi istituti scolastici della città, di insegnanti, cittadini, parrocchiani, alcune autorità, ha accolto con un plauso roboante la professoressa Falcone che negli anni ha dimostrato il suo impegno nella prosecuzione della battaglia contro il fenomeno mafioso, già intrapresa dal fratello magistrato. E non si è fermata, ci fa sapere, anche se molti le hanno sempre chiesto: «Maria, ma chi te lo fa fare?». L’onestà, il sogno, la fiducia nel cambiamento, il futuro ― risponde lei senza esitazioni. Queste le ragioni che dopo l’assassinio del fratello l’hanno spinta a dare vita alla “Fondazione Giovanni e Francesca Falcone”, per promuovere tra i giovani lo sviluppo di una cultura antimafiosa. Sono intervenuti all’appuntamento anche i membri del Comitato AddioPizzo a testimoniare, con la loro presenza, la legalità e la possibilità di agire in questa direzione, e i signori Campagna, fratelli di Graziella Campagna, altra vittima famosa della perversa logica mafiosa (si parlerà del suo caso in un incontro, il 13 Dicembre). Sì, perché di illegalità e delle modalità di lotta per sconfiggerla si è parlato stamattina. «La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano ― affermava Falcone ― e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni». Maria Falcone ha voluto rendere omaggio non solo al fratello ma anche a tutte quelle figure di insegnanti che si sono battuti e continuano a  battersi per costruire un futuro migliore, fatto di e per persone oneste: perché i ragazzi di oggi saranno gli uomini del futuro, i soggetti di quel sogno di cambiamento in cui ha sempre sperato il giudice Falcone. E il cambiamento passa dalla cultura. A supporto della sua idea, Maria cita la risposta di Gesualdo Bufalino alla domanda di un giornalista che gli chiese, nel lontano 1992, chi avrebbe vinto la mafia, lo scrittore rispose: «Un esercito di maestri elementari». In una performance di alcuni dei ragazzi presenti all’evento si sono chiarite tutte le contraddizioni del “paradosso Sicilia”, un territorio a metà tra l’“amuri struggenti” e la “terra mischina”. La professoressa Falcone ha sottolineato che per il fratello la condizione necessaria per il cambiamento è sempre stata l’azione, il non adagiarsi. «Fate soltanto e semplicemente il vostro dovere, fino in fondo, perché sta in ciò l’essenza della morale umana», questo il pensiero, segnato su uno stralcio di giornale, che il magistrato Giovanni Falcone portava sempre con sé, nel suo portafoglio. Perché se ciascuno di noi, nel suo piccolo, adempie al proprio dovere ― è il messaggio che Maria Falcone ha voluto far arrivare ai ragazzi ― il cambiamento forte sarà il risultato dell’impegno e dell’unione di tutte le persone che agiscono di concerto per la sua realizzazione. «Perché il potere delle persone è sempre più forte del potere sulle persone».

Giusy Gerace 

(76)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.