L’allerta meteo, i miei bambini e lo Chardonnay
I bambini sono più utili dell’aritmetica, per farti conoscere il mondo. Frances Hodgson Burnett
Il tempo non prometteva niente di buono. La protezione civile aveva diramato un allerta meteo e il sindaco aveva fatto chiudere le scuole. Una volta, la pioggia portava con se tenere nostalgie di casa, era romantica, ora, sempre più spesso, inquietava. Chiuso nel mio casolare di campagna con i miei due figli piccoli, riordinai la cantina. Ne ho altri due, ormai adulti e meravigliosi, ma sono lontani per lavoro, quindi, nessuna preoccupazione, per loro, da un’allerta meteo che, avrei saputo dopo, avrebbe avuto un esito doloroso e tragico a pochissimi chilometri da casa mia.
La mia è una cantina vera, c’è solo vino. Diviso per annate, i bianchi separati dai rossi, i prosecchi e gli champagne a parte, oltre a tutti gli strumenti necessari, bicchieri, decanter, apribottiglie, candele. Diedi ai miei due piccoli un panno e gli spiegai come fare.
Passatelo, dolcemente, dissi: dentro le bottiglie c’è qualcosa di vivo, che nasce, cresce, matura, invecchia e muore. A. ,il grande, è di un’ intelligenza metodica e attenta; quando imparerà a contenere la sua poliedrica curiosità diventerà, anche, molto efficace. Ma per questo c’è tempo, per adesso è giusto che sia così. I suoi enormi occhi bruni ti scrutano e poi, in un lampo, si perdono nell’infinito, mentre una luce fantastica gli illumina il volto. Vive in un suo mondo e spesso bisogna avere pazienza per comunicare con lui, aspettare che finisca di elaborare le sue fantasie e le sue riflessioni e se viene disturbato, in quei momenti, si rabbuia.
Il piccolo, G., è veloce, brillante, tiene tutto sotto controllo, si sveglia al mattino sorridente e fino alla sera è felice, qualunque cosa succeda. I suoi monelli occhi azzurri, si accompagnano ad un sorriso furbetto, e capisce e adora lo scherzo in ogni sua forma, una celia, un lazzo, un motto non lo trovano mai impreparato e pronto a rispondere a tono, divertito. Segue, sagace, il fratello nelle sue curiosità e, anche per lui, va bene così. Attirare la loro attenzione non è facile, ma incanalare le loro curiosità, attraverso un gioco, è utile alla loro crescita. Così, racconto storie.
Niente di meglio, in cantina, che quelle delle bottiglie. Un oggetto da pulire, da controllare, diventa una storia. Si, lo so, si perde tempo, e, non sempre, se ne ha a disposizione, ma se c’è, è un buon modo per impiegarlo.
Il pensiero dei bimbi prende strade sorprendenti, e questi racconti le seguono, per quanto possono, un po’ per non perdere la loro attenzione, un po’ perché, questi improbabili collegamenti, fanno fantasticare anche me.
All’ora di pranzo preparammo insieme il nostro pasto, è bello coinvolgerli.
Avevo del pesce e preparai una zuppa con cui condire la pasta. Sono due ottime forchette e gradirono molto. Per accompagnare il cibo, per loro, ancora solo acqua. Hanno cinque e quattro anni e l’enzima che rompe le molecole di alcool ancora non si è sviluppato. Quindi, sarebbe tossico. Io, invece, avevo scelto in cantina dello Chardonnay di Planeta annata 2010, e raffreddato, rapidamente, ne versai un bicchiere a fine pasto. Il suo colore, giallo dorato con vividi riflessi verdi, impreziosiva il bicchiere. I profumi intensi e fruttati ricordano la pesca, i fichi, e le rose, e sovrastano un leggero sentore di legno, veramente gradevole, pensai. Mentre i due piccoli, soddisfatti dal pasto, cominciarono uno di quei giochi quieti che li fanno somigliare, ancor più, a dei cuccioli, mi intenerii. In bocca si equilibra il caldo della gradazione alcolica elevata per un bianco con un’acidità ed una sapidità importanti.
Stetti, così, sospeso tra la pioggia battente, il vino ed i miei piccoli, a pensare che loro erediteranno i miei desideri, le mie incompiute, i miei vuoti, e se ne avranno consapevolezza, questo li renderà migliori di me, come è stato per i più grandi. E loro sono, veramente, utili per farti conoscere il mondo.
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