Messina, come sempre, ultima ruota di un carro che funziona male. E la ruota funziona ancora peggio. L’ultima ‘buca’ in cui si è affossata è quella della procreazione assistita, progetto per il quale la Regione recentemente aveva destinato 5 milioni di euro alle strutture sanitarie ( di cui il 70% agli ospedali pubblici e il 30% ai privati) che avessero ideato centri di assistenza a coppie siciliane non abbienti che desiderano avere un figlio laddove la natura stenta. Il Papardo si era candidato per la creazione di un centro di procreazione assistita, ci aveva lavorato sodo e speso anche: 500mila euro per adeguamento locali, impianti di congelamento ovuli e sterilizzazione degli ambienti, più consulenti di provata esperienza, reduci dai centri del Nord Europa.
Ma l’azienda ospedaliera messinese ha fatto un passo falso – il solito, consueto nella nostra città, compiuto tanto da amministrazioni comunali quanto da quelle sanitarie – ha tardato di sei giorni rispetto alla scadenza dell’invio dei dati. La Regione aveva fissato al 29 luglio il termine ultimo per inoltrarli. Papardo lo ha fatto il 4 agosto. Troppo tardi: la Regione boccia Messina.
Così, 500mila euro spesi dalla sanità pubblica messinese, che potevano dare speranza a coppie senza figli o, in alternativa, essere destinati a carenze nelle strutture ospedaliere cittadine, sono andati persi a causa di una burocrazia severa e dell’errata consuetidine locale di una tempistica non rispettata.
Forse, a stendere la sua mano misericordiosa, potrebbe intervenire il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Dall’autrice della campagna Fetility day, a favore della natalità perduta, è il minimo che ci si possa aspettare. Nuovi vagiti, anche se assistiti, sarebbero un bel risultato per chi promuove nascite. Fatti, a prescindere da slogan.
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