Pros-it, questa la denominazione del progetto, a livello nazionale, per il monitoraggio dei tumori della prostata.
Anche la Radioterapia Oncologica dell’Aoor Papardo-Piemonte fa parte del Progetto Pros-it.
Il programma, che coinvolge 149 centri, fornirà una panoramica nazionale dei vari trattamenti, raccogliendo sistematicamente informazioni sugli uomini con età maggiore o uguale ai 18 anni che abbiano avuto una diagnosi di tumore incidente della prostata nei centri partecipanti.
Verranno valutate caratteristiche cliniche e demografiche, protocollo di cura e risultati in termini di qualità della vita con lo scopo di uniformare l’approccio alla malattia ed aumentare la sopravvivenza dei pazienti.
L’U.o. di Radioterapia Oncologica dell’Azienda cura circa 90 casi/anno di neoplasie prostatiche ed al momento sono stati arruolati, dopo approvazione del Comitato Etico, 15 pazienti per lo studio Pros-it.
Promosso dal CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e coordinato dalla sezione Invecchiamento dell’Istituto di Neuroscienze di Padova, lo studio, no profit, coinvolge in Italia un totale di 74 reparti di Urologia, 54 di Radioterapia Oncologica, e 21 di Oncologia Medica, allo scopo di monitorare i tumori della prostata in Italia, raccogliendo informazioni su dati demografici, fattori di rischio, trattamenti effettuati, eventuali complicanze, qualità di vita e sopravvivenza. Il tumore della prostata è la patologia oncologica più frequente del sesso maschile ed i dati epidemiologici in Sicilia e a Messina, mostrano un incremento sia dell’incidenza che della prevalenza.
Durante il progetto, verrà annotato, tramite schede semestrali, l’iter terapeutico dei vari pazienti, il cui reclutamento è iniziato nel mese di settembre 2014.
“Tale monitoraggio, permetterà – sottolineano i dirigenti medici della Uo di Radioterapia Oncologica del Papardo, Anna Santacaterina e Angelo Platania -, di ottenere informazioni sulla qualità della vita e sulle variazioni apportate dalla terapia, in modo da avere un quadro nazionale della situazione”.
Fine ultimo sarà quello di uniformare il più possibile l’approccio alla malattia, aumentando la sopravvivenza dei pazienti e la qualità della loro vita.
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