“La costituzione di una nuova società totalmente pubblica per l’esercizio della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani che si sostituisca a quella già esistente, appare di assai dubbia legittimità”. Lo afferma LabDem attraverso una nota stampa in cui commenta il futuro del settore rifiuti cittadino.
“Messinambiente – spiega Luigi Beninati – pur essendo nata come società mista, col passare degli anni è diventata sempre più proprietà del Comune gestita di fatto in house, con lavoratori assimilabili ai dipendenti comunali diretti direttamente da funzionari del Comune o da dirigenti nominati dal Sindaco o da suoi delegati. La società così gestita ha continuato a produrre, molti debiti, non ancora pagati, e tante aspettative da parte dei lavoratori. Si tratta di un fardello che non può essere abbandonato. La nascita di una nuova società a totale gestione pubblica, fa pensare all’abbandono sia dei beni, sia dei debiti, per far nascere un soggetto uguale a quello esistente, che però possa non adempiere alle obbligazioni assunte sia verso i lavoratori che verso terzi. Si tratta di una scelta che la legge vieta e che quindi può essere ritenuta fraudolenta”.
E LabDem propone due alternative. “La prima è quella di riproporre la scelta di un operatore privato, che aderisca ad un project financing, che garantisca, la raccolta differenziata, la trasformazione dei rifiuti, e la gestione di una discarica. La seconda scelta può essere quella di operare sulla società esistente anche, se si vuole, trasformandola in società a totale proprietà pubblica. Per questo però è necessario predisporre un progetto complessivo, operativo e funzionale”.
“Il cambiamento solo formale di una società oltre a sollevare forti dubbi di legittimità – conclude la nota – presenta rischi sulla sostenibilità futura poiché mantenendo nei fatti lo stesso personale, gli stessi mezzi e la stessa gestione non potrà che riproporre, a breve tempo, la situazione fallimentare della vecchia Messinambiente, con le gravi immaginabili conseguenze sulla qualità del servizio e sugli occupati dato che con la nuova società i problemi verrebbero soltanto rimandati, ma non affrontati e risolti. La mancanza poi di un socio privato, di fatto, dato lo stato comatoso delle finanze del Comune, impedirebbe qualunque investimento ed ammodernamento”.
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