Quel maledetto sabato in via Garibaldi: cosa rimane ai giovani messinesi

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La morte di Lorena, vittima di un incidente mentre guidava la propria vettura, travolta da un automobilista risultato posItivo all’alcol test, che testimoni dicono fosse in gara con un altro, cosa ha lasciato, almeno nell’immediatezza della tragedia, nella gioventù messinese?

Abbiamo voluto sentirli, i giovanissimi che percorrono in motorino, o neopatentati, le strade cittadine. Eccoli.
“Se bevi, non devi guidare”. Elena, 13 anni, è piccola ma categorica, alunna della la scuola media Mazzini, non lascia spazio ad alternative.

“Mancano i controlli, perché è impossibile che sempre più spesso si verifichino queste situazioni.”. Lo dice Gaia, compagna di classe di Elena, che a soli 13 anni, dunque, si appella a un concetto basilare per il rispetto delle regole: qualcuno che punisca chi scorda di metterle in atto.

E non hanno dubbi, due adolescenti, quando ricordo che a volte basta un bicchiere di vino, una birra, per superare i limiti consentiti dalla legge e non è detto che ci si trovi già in stato di ebbrezza. Elena e Gaia ribadiscono in coro: “No. Se sai che devi guidare e in macchina hai anche un altro passeggero, non devi bere nulla.”.

Antonio, del Liceo Archimede, punta anche lui sui controlli. “In centro città, sulla riviera, è mai possibile che non ci siano dei posti di blocco? Non è certo la prima volta che accade e probabilmente, se non vi sarà un cambio di rotta, non sarà nemmeno l’ultima.”.

Paolo, suo compagno di scuola, si sofferma sul conducente dell’Audi: “Ho appreso che l’automobilista che ha investito Lorena è un finanziere. Cosa può indurre un ragazzo che ha intrapreso questo mestiere a sfrecciare ad alta velocità in una strada del centro città?”.

Quasi sempre domande, quelle poste in prima battuta dai ragazzi intervistati. Ma c’è anche chi, come Andrea dell’Istituto Verona Trento, ammette di alzare, di tanto in tanto, un po’ il gomito, ma ha un giustificazione di ferro: non ha la patente e, dunque, non guida:“ Devo necessariamente chiedere un passaggio.”

Ma è sulla velocità sostenuta dell’Audi ch ha travolto e ucciso Lorena che tutti sono d’accordo. Andrea non capisce che motivo ci sia di correre a mezzanotte di un sabato sera: “Cosa porta le persone a correre a quella velocità in pieno centro? A cosa servono quei sistemi elettronici di controllo della velocità posti lungo la via in questione?”.

“Nel fine settimana, sulla via Garibaldi, così come davanti ai lidi quando non c’è traffico, sfrecciano tutti. E non mi riferisco a chissà quale velocità. Di che ci meravigliamo? Anche andare sotto i cento è pericoloso. E quando attraversi la strada e li costringi a fermarsi, ti guardano pure male.”. Parole di Daniela, del Liceo Classico Maurolico. Continua dicendo che “non vi è alcun controllo.”. “Bere non è una causa. Non tutti quelli che corrono lo fanno perchè hanno bevuto. Io non riesco a credere che non vi sia un modo per proteggere chi sta attraversando una semplice strada anche a piedi, in un sabato sera.”.

A  parole hanno le idee chiare i nostri ragazzi, e hanno in comune, tutti, rabbia mista a paura. Ma si può avere paura di attraversare una strada? Si può avere paura di svoltare un incrocio con il proprio mezzo, seppur regolarmente, rischiando di vedersi sfrecciare qualcuno accanto? Può esistere tanta libertà di azione?
E’ la continuità con cui si verificano questi eventi che fa paura, e tutti chiedono controlli da parte delle forze dell’ordine. Un occhio che vigili sempre, nonostante il desiderio di qualunque adolescente di essere libero. Essere liberi, sì, ma non lasciati a se stessi.

Ma l’intera città è scioccata. Sui social continue e accese sono state le discussioni in merito all’accaduto. Ci si interroga su tante cose, forse sempre le stesse. Molti genitori si sono immedesimati nel papà e nella mamma della ragazza di Capo d’Orlando. Si fa perno sulle raccomandazioni – anche qui, sempre le stesse – che ogni genitore fa al proprio figlio: “Non correre”, “Stai attento”, “Non bere”, “Non fare tardi”. Ma ci si imbatte anche nell’imprevedibilità di alcune situazioni che vanno ben oltre le raccomandazioni, ben oltre il rispetto delle regole, del vivere civile, ben oltre il sano divertimento. Perché, senza che si possa fare nulla, si viene a contatto con chi le regole non le rispetta. E’ il destino. E nulla può non superare i limiti di velocità, il verde di un semaforo, una precedenza che ti spetta, se incroci chi se ne frega di un codice stradale.

Simone Bertuccio

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