Ospedale Piemonte. Coletta: “Apatia da parte delle istituzioni. E’ chiaro che vogliono chiuderlo”. Intanto arriva il decreto

Pubblicato il alle

4' min di lettura

“La situazione è davvero preoccupante e c’è il rischio che non si riescano a salvare vite umane”. Non usa mezzi termini Renato Coletta, portavoce del Comitato Salvare L’Ospedale Piemonte, durante la Conferenza Stampa nella sala consiliare del Palazzo della Città Metropolitana.

“È notizia di ieri, comunicata attraverso una nota ufficiale firmata dal direttore generale Michele Vullo, che il Pronto Soccorso dell’Ospedale
Piemonte, a partire da lunedì 11 luglio, effettuerà servizio solo dalle 8 alle 20. È inammissibile che una struttura sanitaria così importante per la città, assuma degli orari da bottega.”.

Alla base di questa decisione, ci sarebbe la mancanza di organico che ha comportato una riduzione dei posti letto. “La situazione è davvero critica. Noi tutti ci rivolgiamo al Prefetto, al Procuratore Lo Forte e al Sindaco di Messina affinché di concerto intervengano al più presto”, ha continuato Coletta. Secondo il portavoce, anche consigliere della IV Circoscrizione, “è un paradosso che sia stato effettuato questo gravissimo provvedimento, quando la chiusura che si voleva effettuare di 4 posti di osservazione del pronto soccorso è stata prontamente revocata.”

Per Coletta, la motivazione riguardante le carenze di organico che ha portato alla chiusura del Pronto Soccorso, non regge. “Il Direttore Generale Vullo, potendo assumere medici, ha invece assunto personale amministrativo. È una situazione allarmante. Attualmente, si trovano sette medici all’Ospedale Piemonte e sette medici all’Ospedale Papardo.”.

Il consigliere parla anche di “teatrino squallido”, riferendosi alle varie istituzioni che, pur a conoscenza della grave situazione in cui versa
l’Ospedale, con il rischio che venga a mancare un importante servizio di assistenza sanitaria per il cittadino messinese, si smentiscono a vicenda. “Vi è una preoccupante apatia – continua Coletta – e in questi atteggiamenti non noto altra intenzione se non quella di voler chiudere l’Ospedale Piemonte”. E parla anche dell’immobilismo dei deputati regionali e nazionali, prima, e del consiglio comunale, poi, “colpevoli – dice- di non avere mai assunto una posizione netta”.

Nulla di chiaro, quindi, con il provvedimento firmato ieri da Vullo che andrebbe contro la legge 24, che avrebbe dovuto invece dare vita alla nascita del Polo di riabilitazione, e che invece risulterebbe carta straccia. “È in pericolo la vita delle persone. Stiamo parlando di salvare vite umane – conclude il portavoce del Comitato – ed è opportuno che la popolazione partecipi in massa affinché si salvi questo piccolo ma grande ospedale, a cui lo stesso Policlinico si appoggia per operazioni di rianimazione.”.

Si attendono sviluppi. Il Comitato Salvare L’Ospedale Piemonte non intende fermarsi ed annuncia una serie di presidi affinché si faccia chiarezza e si intervenga al più presto su questa vicenda, rispetto cui i vari organi istituzionali non riescono, ad oggi, a trovare un punto d’incontro in un apatico gioco delle parti”.

Intanto proprio oggi, sulla Gazzetta ufficiale della Regione siciliana viene pubblicato il decreto presidenziale, del 30 maggio 2016, che sancisce l’accorpamento del nosocomio al Neurolesi Bonino Pulejo. Un provvedimento che entro i prossimi 120 giorni dovrebbe condurre al totale trasferimento di personale e strutture, oltre che dell’immobile di viale Europa, all’Ircss, ma che fino ad allora lascia l’utenza ostaggio del manager dell’Azienda ospedaliera Papardo, Michele Vullo, che nell’ultima settimana ha smantellato tutti i servizi principali.

In base all’articolo 7 del decreto, al fine di evitare disservizi nelle more dell’espletamento delle procedure, i direttori generali di Papardo e Ircss dovranno stilare un cronoprogramma. La procedura dovrà concludersi entro 120 giorni: “Durante il periodo di transizione è fatto carico al direttore generale dell’Azienda ospedaliera Papardo di continuare a garantire tutti i necessari adempimenti per la piena operatività dell’attività assistenziale”.

Eppure Vullo aveva già disatteso quanto disposto dalla legge regionale 42 del 16 ottobre 2015, che delibera l’accorpamento, ai sensi del comma sesto dell’articolo 1, e stabilisce che si deve “assicurare la migliore funzionalità del pronto soccorso e dei servizi e reparti correlati del presidio ospedaliero Piemonte”. Avrebbe dovuto farlo per tutto il periodo intercorrente tra l’entrata in vigore della normativa e l’emanazione del decreto del presidente della Regione. Tempo che avrebbe dovuto essere di 90 giorni ma che si è protratto per quasi 8 mesi.

Simone Bertuccio

(229)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.