Il destino dell’Autorità portuale di Messina appare segnato, anche in virtù delle dichiarazioni del presidente della Regione Rosario Crocetta che, durante l’audizione di giovedì in Consiglio comunale, ha sottolineato l’intenzione del governo di non concedere la proroga. Messina andrà con Gioia Tauro, così come previsto. Tuttavia, resta ancora aperta la partita per difendere l’autonomia finanziaria dell’Authority attualmente rappresentata da Antonino De Simone e far si che futura sede rimanga in riva allo Stretto.
Il tema rimane caldo e nello scenario politico locale c’è chi vede di buon occhio l’accorpamento e c’è chi invece immagino un futuro tutt’altro che roseo per la città. Secondo il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, Messina può ancora rilanciare il suo ruolo in chiave europea. “Con le dichiarazioni di Crocetta in Consiglio comunale sulla mancata proroga – ha spiegato Ardizzone su un post Facebook – viene meno finalmente l’ultima resistenza che non voleva Messina inserita nella più grande Autorità portuale di sistema d’Italia. Ci sono quindi le condizioni per cambiare veramente la nostra splendida città. Ci vogliono coraggio e persistenza e soprattutto la capacità di non avere condizionamenti di nessun genere. Debbo ringraziare coloro che fin dal primo momento hanno creduto e sostenuto questa soluzione che rilancia Messina in una dimensione europea e cioè il presidente dell’Ordine degli Architetti Giovanni Lazzari, il dottor Michele Limosani, Giuseppe Fera, il dottor Michele Bisignano, il comandante Nino Samiani, il professor Giuseppe Vermiglio e quanti hanno sostenuto la soluzione…anche coloro che a poco a poco si sono sfilati”.
Di tutt’altro avviso Capitale Messina. “Ormai i buoi sono scappati – spiegano Gianfranco Salmeri e Pino Falzea – inutile chiudere le stalle. Le dichiarazioni di Crocetta a difesa della sopravvivenza dell’Autorità portuale di Messina arrivano fuori tempo massimo. È difficile, come fa il governatore, immaginare ora l’autonomia finanziaria dei porti messinesi, il Decreto non lo prevede, ci sarà solo un ufficio territoriale portuale a Messina, propaggine decentrata dell’Autorità di Sistema, senza autonomia finanziaria; ed ancora meno realistici ci sembrano eventuali ricorsi in sede giudiziaria per la difesa delle prerogative dello Statuto speciale siciliano. Ormai il danno è fatto: bisognava pensarci prima”.
Tuttavia, secondo Capitale Messina ci sono ancora margini per limitare i danni. “Tutta la classe politica, anche gli esponenti favorevoli all’accorpamento, nell’interesse superiore della collettività, dovrebbe intervenire perché si modifichi la norma, introducendo la clausola che preveda che i proventi prodotti dai porti siano vincolati ad investimenti nel territorio di appartenenza. L’impianto della legge, con le sue finalità di rendere il sistema portuale italiano più efficiente e competitivo, non sarebbe per nulla compromesso da tale modifica ed il territorio della Città Metropolitana di Messina, almeno fruirebbe delle risorse prodotte dai propri porti, come è giusto che sia. Stiamo parlando dei 100 milioni della cassa dell’Autorità Portuale di Messina e degli 8 milioni di euro annui incassati da Milazzo e Messina che devono essere spesi nel nostro territorio e non per ripianare il deficit del porto di Gioia Tauro”.
Il Movimento 5 Stelle stigmatizza, invece, la mancata proroga per Messina. “Il Governatore Crocetta – spiega in una nota il deputato Francesco D’Uva – si è recato a Messina ed ha riferito che la città, in definitiva, non avrà alcuna proroga. Il tutto in barba alle richieste dell’intero popolo della Sicilia, alle pressioni fatte in questo ultimo anno, alle mobilitazioni dei cittadini. Soltanto un mese fa avevo presentato un’interrogazione al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per chiedere risposte definitive. Risposte che i messinesi meritavano e che, invece, non sono mai arrivate. L’ennesimo smacco di cui la città avrebbe volentieri fatto a meno”.
Confindustria bacchetta la classe politica. “L’esito di questa vicenda è anche la naturale conclusione di un’attività della politica locale che non ha dimostrato la necessaria compattezza nel traguardare l’obiettivo dello sviluppo della portualità del nostro territorio. La riforma del Sistema Portuale nazionale è ormai una realtà, come lo è l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale Jonio e dello Stretto. Non possiamo, però, accettare che le modalità di gestione della costituenda Autorità sminuiscano le potenzialità dei nostri porti, nuocendo, peraltro, alla nuova Autorità nel suo complesso.
Confindustria Messina ha sempre sostenuto la necessità di specializzare e mettere a sistema la portualità della nostra provincia, costituita dai porti di Messina, Tremestieri, Milazzo e Giammoro. Si tratta di infrastrutture che generano valore e che vanno ulteriormente potenziate e che costituiscono una risorsa portante della nuova Autorità di Sistema Portuale. Perciò evidenziamo l’assoluta necessità che le risorse in capo all’Autorità Portuale di Messina possano concretizzare i programmi e i progetti strategici, in gran parte del tutto già finanziati, quali il porto di Tremestieri, la Cittadella fieristica, la Zona Falcata, il pontile di Giammoro. Il Presidente Crocetta si è impegnato a chiedere l’autonomia finanziaria per i porti di Messina e Milazzo e Confindustria Messina auspica che tale impegno sia mantenuto con la convinta adesione della deputazione messinese”.
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