Lo scenografo Castelli ha svelato agli studenti del Basile i “segreti” di Sanremo

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Lo scenografo Gaetano Castelli ha svelato i segreti del Festival di Sanremo agli studenti del liceo artistico Basile. L’incontro si è svolto questa mattina nel Salone degli Specchi di Palazzo dei Leoni e ha permesso ai ragazzi  di confrontarsi con il noto artista che ha curato ben 19 edizioni del famoso festival.

Il convegno si e` aperto con i ringraziamenti della preside Giuseppa Prestipino che ha spiegato come l’indirizzo di scenografia al liceo Basile si sia perfezionato di anno in anno, precisando, in conclusione dell’intervento, che “l’incontro ha avuto anche la finalità di far capire agli studenti il sacrificio necessario per arrivare nella posizione di prestigio che occupa il professor Castelli”.

La storia del grande scenografo del Festival inizia, infatti, quando, giovanissimo, ha deciso di tentare le selezioni per entrare alla scuola d’arte: “Ho sempre voluto fare il liceo artistico- racconta agli studenti in sala- ed era difficile entrarvi, si dovevano superare tre prove pratiche ed eravamo soggetti a una selezione rigidissima”. Il suo talento, però,  emerse subito: “Tutti possono imparare a disegnare- spiega Castelli – ma artisti si nasce”. E dopo anni di sacrifici, ecco la televisione: “Nonostante io sia ricordato per le mie scenografie all’Ariston, ho curato anche altri progammi, come ‘Fantastico’ ad esempio.”

I lavori del maestro Castelli al Festival si sono sempre caratterizzati dai giochi di luce, dallo straordinario utilizzo della prospettiva e da tecniche sempre più innovative che hanno reso le edizioni, da lui curate, veri e propri spettacoli. “Ricordo due problemi che hanno sempre caratterizzato l’ evento all’Ariston: i fiori, che se messi nel punto sbagliato davano l’effetto ‘camera mortuaria’,  e le proporzioni del palco che ostacolavano le mie idee. Così mi sono inventato delle scenografie che sfruttassero la prospettiva: i pannelli che spesso ponevo sul fondo, venivano realizzati utilizzando la tecnica del chiaro-scuro, in modo da creare illusione di profondità e da far sembrare uno spazio di dieci metri grande il doppio. Altra tecnica che utilizzavo per sfruttare al meglio lo spazio ristretto era quella dello spostamento dell’orchestra, che ponevo su pedane che riuscivano ad alzarsi fino a 5 metri di altezza, in modo da permettere di ‘nasconderla’ nei pezzi in cui, ad esempio, suonava una band”.

Al convegno era presente anche la scenografa messinese, Francesca Cannavò che ha precisato come “partire da una piccola città come Messina può di certo penalizzare, ma crea quella forza di volontà difficile da trovare in chi ha invece la strada spianata”.

Martina Zaccone

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