Si respira un’aria pesante al molo Norimberga teatro del tragico incidente di martedì costato la vita a tre marittimi, dipendenti della Siremar. La nave “Sansovino” è ormeggiata nella parte iniziale del pontile, sorvegliata a vista dalle forze dell’ordine e off-limits per giornalisti o semplici curiosi. Pochi metri più avanti i sindacati si sono riuniti questo pomeriggio in un sit-in per manifestare vicinanza ai feriti e ai familiari delle vittime, ribadendo la necessità di aumentare i controlli sul rispetto delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.
“E’ inaccettabile quanto accaduto – ha spiegato il segretario Cisl Mariella Crisafulli – chiediamo alle istituzioni di intensificare ancora di più l’impegno per la prevenzione degli infortuni e, soprattutto, maggiori controlli e vigilanza del rispetto delle norme di sicurezza, specialmente nelle attività più rischiose. Le leggi in materia di salute e sicurezza ci sono e ci sono anche gli strumenti per farle rispettare. Spesso diamo per scontate che fatta la legge questa produca in autonomia i risultati e se non li produce è perché magari c’è un vizio nella stessa legge, sappiamo che non è così perché poi attiene alla responsabilità oltre che al dovere di chi deve dare attuazione alle norme per evitare tragedie come queste”.
Parole forti per il segretario Cgil Lillo Oceano. “Le morti sul lavoro in questo Paese sono un elemento di continuità rispetto al quale tutti si indignano senza che però cambi nulla. Una persona che esce da casa, lascia i propri cari per lavorare e non fa più ritorno, tutto ciò è inaccettabile. Vogliamo che emergano i responsabili, la normativa specifica che regolamenta il lavoro dei marittimi va completata e attuata. Bisogna rendere sempre più stringenti le leggi per preservare la sicurezza delle persone.E’ opportuno accertare come si sono svolti i fatti, qualcuno ha dichiarato che i tre lavoratori svolgevano mansioni differenti dal loro compito, il nostro sindacato non ha mai ricevuto segnalazioni del genere”.
In attesa che la magistratura chiarisca tutti i contorni della vicenda è il campo delle ipotesi a prevalere. Non è ancora certo se all’origine della tragedia possa esserci un errore umano o un guasto alle apparecchiature che monitorano la qualità dell’aria all’interno della nave. “Ci sono delle procedure standard da rispettare – spiega Noberto Novena di Rsa Uil – ogni locale dev’essere arieggiato e a bordo ci sono strumenti che misurano la presenza dell’ossigeno. I lavoratori sono poi tenuti ad indossare mascherine e autorespiratori. Bisogna chiarire cosa è avvenuto, nella tragedia sono stati coinvolti marittimi con esperienza. E’ ancora prematuro attribuire le cause di quanto accaduto, nel 2016 queste cose non dovrebbero comunque accadere”.
Tra i feriti più gravi c’è Ferdinando Puccio, attualmente ricoverato all’ospedale “Piemonte”. L’operaio 36 anni è iscritto alla Federmar Cisal, questa la testimonianza del collega Sebastiano Previti. “E’ un ragazzo d’oro, stimato in azienda per le sue doti professionali. Questa disgrazia non ha giustificazioni, Puccio cura l’assistenza meccanica della nave, la sua presenza nella cisterna era normale. Bisogna capire perché i rischi sono stati sottovalutati, non possiamo imputare le cause ad un singolo episodio. I locali visitati dai marittimi dovrebbero essere sicuri, ma al contempo permettono l’accesso a zone della nave più pericolosi. Queste persone sono morte per salvare i colleghi, siamo tristi e rammaricati”.
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