Viadotto Ritiro, porto di Tremestieri, via Don Blasco: tre occasioni da non perdere ma che rischiano di diventare un pericoloso boomerang per i lavoratori edili messinesi. “Quanta sarà la manodopera locale che sarà impiegata delle tre opere?” E’ stata la domanda posta dal segretario provinciale della Filca Cisl, Giuseppe Famiano, nel corso del Consiglio Generale provinciale della Federazione degli Edili. “Poche decine di unità, se va bene”, la risposta del segretario generale della Cisl Messina, Tonino Genovese.
“Saranno una goccia in un mare – ha sottolineato Genovese – anche se è positivo che si sblocchino alcune opere, sia per l’occupazione ma anche per la tipologia di opere importanti per la città. Ma, in generale, si continuano a sprecare risorse per interventi “a tempo” piuttosto che utilizzarle per far si che tutto il territorio diventi attrattivo per gli investimenti. Non possiamo continuare ad immaginare di operare un’ipotesi di sviluppo solo ed esclusivamente sulle opere e risorse pubbliche”. Genovese ha sottolineato anche un altro aspetto, derivante proprio da quella che – con i lavori che interesseranno il viadotto Ritiro – rischia di diventare un’occasione persa. “Bisogna lavorare sulla formazione e sulla specializzazione della manodopera locale – ha detto – Toto Costruzioni porterà il 60% della manodopera che già opera con l’impresa perché altamente specializzata. Occorre un piano di alta formazione per i lavoratori edili messinesi per “specializzarli” in attività che possano, poi, eseguire nella nostra provincia piuttosto che “costringere” le imprese a portare da fuori le competenze che occorrono”.
Il rischio, secondo la Filca, è quello che la crisi di lavoro e di redditività locale continui ad aumentare dopo il crollo registrato in Cassa Edile dove si è passati dai 14.000 lavoratori dichiarati nel 2008 agli 8.428 del 2015.
“Numeri che parlano da soli – ha sottolineato Famiano – in questi anni abbiamo organizzato manifestazioni e sit-in per rivendicare il diritto al lavoro per gli operai messinesi, lo sblocco delle opere finanziate e cantierabili e dal sindaco Accorinti e dall’assessore De Cola abbiamo avuto solo continue promesse e non azioni politiche chiare e mirate a risolvere il problema della disoccupazione locale”.
Un elenco lungo, quello delle opere bloccate in provincia di Messina, che la Filca Cisl ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi con una lettera (in allegato) per chiedere un intervento risolutivo del Governo nazionale per accelerare lo sblocco di opere pubbliche già finanziate ed appaltate.
“Nella sola città di Messina – ha ricordato Famiano – sono state censite 120 scuole che richiedono interventi di manutenzione e nei prossimi giorni realizzeremo un’anagrafe delle scuole di tutta la provincia per verificare le condizioni in cui versano e per chiedere la realizzazione di interventi necessari per ristabilire le condizioni di sicurezza e dare lavoro a tanti lavoratori e imprese artigiane della nostra provincia”.
Evidenziata dal segretario della Filca di Messina anche la situazione della Strada Statale 117 Centrale Sicula, che dovrebbe collegare Santo Stefano di Camastra a Gela e del porto di Sant’Agata Militello. “La Nord-Sud rischia di diventare un’incompiuta visto che i lavori sono fermi dal 21 dicembre a causa delle note vicende giudiziarie che hanno portato cassa integrazione straordinaria per un anno di 90 lavoratori. Il porto di S. Agata è stato interessato da un’inchiesta che ha bloccato la gara per la direzione dei lavori e farà slittare l’avvio del cantiere se non addirittura la perdita del finanziamento».
Discorso a parte è stato il capitolo sul lavoro nero, “una piaga difficile da estirpare a causa anche dell’attività di controllo nei cantieri che non può essere svolta a causa della carenza di ispettori, e quei pochi, che dovrebbero controllare il territorio di Messina con tutti i suoi comuni, non possono svolgere il proprio lavoro a causa del taglio dei fondi operato dalla Regione. Per riportare la legalità nei cantieri è necessario ed urgente incrementare l’organico degli ispettori”. Che gli effetti della crisi si sentono ancora in tutta l’isola lo ha testimoniato anche il segretario della Filca Cisl Sicilia, Santino Barbera. “La crisi ha distrutto il settore delle costruzioni, abbiamo perso 80mila posti di lavoro e molte multinazionali sono scappate dalla Sicilia, compresa ItalCementi che ha abbandonato due impianti su tre. Adesso, stiamo tentando di mantenere quel poco che abbiamo”.
(207)