Con una nota stampa Filt CgFit Cisl, Uilt Orsa, Trasporti Ugl e Fast Consfal riaccendono i riflettori sul provvedimento della Capitaneria di Porto che dal 1 luglio impedisce ai viaggiatori di rimanere a bordo dei treni durante l’attraversamento sullo Stretto. Una rigida disposizione che Rfi ha recepito senza battere ciglio, creando numerosi disagi a chi utilizza il treno, costretto a lasciare le vetture anche in piena notte, e un vespaio di polemiche che ancora non si placano. La decisione è scaturita dalla mancata messa a norma degli impianti antincendio delle navi “Scilla” e “Villa” tutt’ora in servizio. Finora, solo il più moderno “Messina” risponde a tutti i requisiti di sicurezza e proprio per questo motivo le Ferrovie stanno cercando di convogliare tutti i treni passeggeri su quest’ultima nave che permette ai viaggiatori di rimanere comodamente nel proprio scompartimento.
I sindacati chiedono di sapere cosa si è deciso nell’incontro tenutosi al ministero dei Trasporti il 5 luglio scorso a cui hanno preso parte RFI e Capitaneria di Porto. “In modo particolare – precisa la nota – sarebbe essenziale capire se sono intervenute nuove normative e quali sono le caratteristiche del traghetto Messina che hanno consentito l’autorizzazione. Non conoscendo i dettagli del farraginoso percorso fin qui deciso unicamente dalla direzione aziendale che ha creato non pochi problemi all’utenza, si può immaginare che in assenza di nuova normativa la Capitaneria di Porto faccia riferimento a ordinanze ministeriali risalenti agli anni 95/98 con cui si norma il camperaggio nelle navi Ro-Ro attraverso il divieto per i passeggeri di sostare nei veicoli motorizzati provvisti di serbatoio per il carburante, quindi, potenziali infiammabili. Se così fosse, assimilare le carrozze ferroviarie a un camper è inverosimile, in quanto, le carrozze dei treni non contengono materiale infiammabile e sono certamente più simili alle centinaia di alloggi dislocati in ogni nave passeggeri a disposizione dell’utenza”.
A voler fare un paragone paradossale, far scendere i viaggiatori dal treno sarebbe come invitare i passeggeri di una nave da crociera ad abbandonare le cabine e sostare nei ponti “sicuri” per l’intero tragitto. In ogni caso la particolarità del treno sulla nave non è assimilabile al servizio espletato dalle navi Ro-Ro, il traghettamento ferroviario nello Stretto di Messina ha peculiarità uniche nel territorio nazionale, meritevoli di normativa ad hoc che l’azienda ha il dovere di pretendere dal Ministero dei Trasporti prima di intervenire con iniziative che rendono invivibile il già disastrato servizio essenziale. Nelle more del percorso istituzionale RFI deve obbligatoriamente fornire il servizio senza arrecare disagi all’utenza, pertanto, se per nave Messina è stato possibile ottenere l’autorizzazione, l’azienda provveda immediatamente a modificare tutte le unità della flotta per dotarle di dispositivi e caratteristiche strutturali che consentono ai viaggiatori di traghettare senza scendere dal treno. Si attivi inoltre un confronto tra azienda e Sindacato che preveda già ulteriori accorgimenti e forme di vigilanza/sorveglianza/assistenza ai passeggeri per il periodo di traghettamento attraverso un maggior utilizzo di uomini e mezzi e si creino nel contempo i presupposti per arrivare alla presentazione di una proposta qualificata da offrire alla valutazione delle autorità competenti. Nel contempo, per continuare ad effettuare il servizio senza creare ulteriori fastidi all’utenza, è sufficiente richiamare le confortanti statistiche che hanno consentito agli armatori, compresa RFI, di ridurre le tabelle d’armamento e i livelli di sicurezza per il basso tasso di incidenti nella navigazione dello Stretto, fra i quali, in 115 anni non risulta nessun incendio sul ponte binari che abbia costretto l’equipaggio ad evacuare le carrozze del treno. Solo così l’azienda di Stato può dimostrare nell’immediato che non ha in progetto la dismissione del servizio e investe con oculatezza le sovvenzioni pubbliche che le vengono affidate. Per l’organizzazione del servizio programmata nel tempo le scriventi OO.SS. si sono espresse ampiamente in passato richiedendo la costruzione di navi nuove capaci ti traghettare treni moderni in tempi brevi per rendere civile l’unica forma di continuità territoriale al momento disponibile per la popolazione siciliana. La tattica di promettere strutture megagalattiche per azzerare il traghettamento è ormai svelata: si fanno promesse, si varano progetti fantasiosi ma non si realizza nulla e nel frattempo si smantella il servizio esistente. Fin quando non saranno concretamente realizzate e funzionanti eventuali alternative, il traghettamento dei treni resta l’unico sistema per onorare il diritto costituzionale alla continuità territoriale, soprattutto dopo il recente status di insularità riconosciuto alla Sicilia che prevede investimenti, non certo ulteriori tagli e disservizi a un sistema già vetusto ai limiti delle condizioni civili.
Le sigle sindacali chiedono dunque a RFI un incontro urgente non solo per essere informate sull’evolversi della delicata questione in oggetto, ma per attivare quanto sopra proposto. Alla Capitaneria di Porto di Messina di chiarire se la non conformità è riferita solo alla nave Scilla o di chiarire per quali principi normativi è stata estesa a tutta la flotta ferroviaria. Al Ministero dei Trasporti di attivarsi per normare definitivamente la navigazione dei treni a lunga percorrenza nello Stretto di Messina che per questioni strutturali non è assimilabile al traghettamento di veicoli motorizzati su navi Ro-Ro. A Sua Eccellenza il Prefetto di Messina di organizzare un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, col fine di far chiarezza sulle posizioni contraddittorie che potrebbero innescare problemi di ordine pubblico nel servizio essenziale.
(88)