Lorena è morta. Troppo gravi le ferite riportate nel terribile incidente di sabato notte, quando un bolide marcato Audi, una massa di ferro che, dicono, viaggiava ad alta velocità in una via cittadina, il corso Garibaldi, le è arrivato addosso, sulla sua piccola Fiat Panda. Un boato forte che ha destato un intero quartiere, un impatto che ha tolto tutta una vita a Lorena, 23 anni, e a chi la amava.
Cosa avrebbe detto, Lorena, se si fosse svegliata dal suo coma? Cosa avrebbe detto, tornata alla vita, tornata al pensiero, alla parola, dopo giorni di buio totale, dopo essere ‘morta’ e poi, miracolosamente, viva?
Ecco, Lorena, si fosse svegliata, probabilmente avrebbe chiesto “Perchè”? “Perchè, sono qui? Io guidavo tranquilla la mia auto, ero con i miei amici di sempre, stavo tornando a casa, ho superato il semaforo a quel maledetto incrocio e quel tale mi è venuto addosso con la sua auto. Che potente quel bolide, correva forte, lui. Mi ha capovolta, ho visto tutto al contrario, e le urla, mie, dei miei amici, e poi più niente. Non ricordo altro, solo buio, tanto. Ma adesso vedo luce, vedo voi, e va tutto bene. Talmente bene che con quel tizio che mi ha fatto vedere il mondo al contrario posso anche prendermi un caffè. Appena mi alzo da questo letto. Ma una cosa voglio chiedergli: “Dove correvi a mezzanotte di un sabato sera in una via del centro? Sai che potevi uccidermi?”
Ecco, Lorena dagli occhi di cerbiatta, con una vita ancora tutta da vivere, avrebbe detto, questo, probabilmente, se si fosse svegliata dal coma. Non si è svegliata.
La famiglia Mangano ha autorizzato l’espianto degli organi. Lorena lascia altro, oltre che – si spera – una lezione per chi attenta alla vita di tutti noi e per chi dovrebbe tutelarci da certe follie stradali: lo Stato, le leggi.
Patrizia Vita
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