Vigilia di Natale, quali pietanze cucinare ? Pare essere questo l’interrogativo posto da piccoli e grandi chef presenti in ogni famiglia. Il Sud è un mondo conservatore di vecchie tradizioni , tramandate da generazione in generazione, e se vero che ‘tutto scorre’, certe tradizioni restano, soprattutto quelle gastronomiche. I messinesi, di tradizioni e feste ne sanno abbastanza, difatti, come glielo si spiega ad un forestiero che qui sentiamo il Natale già dall’1 dicembre, per poi concluderlo il 6 gennaio?
Le feste di Natale sono uno dei momenti più speciali che l’anno propone, perché è un’occasione in più per raccogliersi in famiglia attorno ad una tavola imbandita.
I preparativi iniziano molti giorni prima e, come in ogni buona famiglia che si rispetti, la prima cosa su cui si lavora è il menù. Davvero tanta la tentazione di manifestare la propria fantasia in cucina, ma in riva allo Stretto non si rinuncia a mantenere vivo ciò che ci hanno insegnato e lasciato i nostri avi, ovvero, le tradizionali ricette. E’ anche vero però che in famiglia un po’ tutti: figli, nipoti, nonni e zii, hanno le loro preferenze ed è per questo che non è sempre facile mettersi d’accordo per accontentare tutti.
La tradizione vuole che per il cenone della vigilia di Natale si portino in tavola pietanze “magre”, perché in origine l’attesa della nascita del bambino Gesù era un momento in cui ci si asteneva da qualsiasi eccesso, da qui parte la spiegazione degli abituali “fioretti”. In tutta Italia l’usanza è quella di una cena abbastanza sobria, senza alcuna esuberanza, ma è anche vero che le tradizioni popolari si costruiscono anche a tavola, e Messina non si smentisce, infatti i veri protagonisti dei piatti saranno appunto il pesce e la verdura, alimenti che oltre ad essere leggeri fanno bene alla salute.
Il piatto principe del 24 dicembre sarà quindi il baccalà fritto, magari anche preceduto da una buona portata di maccheroni, spaghetti alle vongole o alle cozze, per poi ingozzarsi con pietanze come il risotto ai gamberi, e poi ancora con del pesce stocco o crostacei che non figurano sulla tavola di tutti i giorni.. Per la Vigilia di Natale, la tradizione messinese prevede anche “ a crispedda”, una pastella fritta condita con uva passa, e infine l’immancabile “pitone”, anch’esso fritto, farcito in modo classico o in modo più sfizioso lasciando spazio alla fantasia. Ad incorniciare la “cenetta”, un po’ di frutta di stagione accompagnata con quella secca, in particolare, fichi secchi, mandorle e arachidi. Per i dolci oltre al tradizionale panettone e pandoro, l’usanza del bianco e nero e della cassata siciliana, non è andata a scemare. Il tutto sarà poi annaffiato con un tocco di liquore e amari vari per poter brindare insieme.
Una cena dunque, in cui non solo il gusto ha la sua importanza, ma anche l’arte, l’accurata sistemazione dei piatti, e una cura attenta fino ai minimi dettagli.
Daniela De Salvo
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