Al Nautico… navigando per mari e per terre. Verga: luoghi, eroi, vinti

Pubblicato il alle

3' min di lettura

scalinata-gita-acitrezza-nautico“Hanno ammazzato a compare Turiddu”.  
Tra le stradine di Vizzini, piccolo comune di Catania, quel grido sembra di sentirlo ancora.
Tra noi ragazzi, (eravamo 92) cala il silenzio quando proviamo ad immaginare lo straziante epilogo della Cavalleria rusticana di Verga, una storia d’amore e di gelosia ambientata in quelle viuzze che noi abbiamo ripercorso lo scorso 25 Ottobre, accompagnati dalla guida e scortati da Leone, il cane del paese, “il sindaco” ,come dicono loro.
Vedere quei luoghi che Verga ha fotografato nelle sue opere è stata un’esperienza  “verista”.

Ad Aci Trezza, infatti, quel nespolo davanti alla casa sembra voler testimoniare che lì, proprio lì, i Malavoglia hanno lottato tutta la vita, superato tempeste “uniti come le dita di una mano”, con al timone il vecchio Padron ‘Ntoni, il capofamiglia. Attaccati come l’ostrica allo scoglio, non hanno mai tradito la religione della famiglia, e chi l’ha fatto, purtroppo, si è perso.

Abbiamo camminato tanto, sotto il sole della Sicilia, circondati da immense distese di fichi d’India, tra viandanti, anziane alla finestre, venditori ambulanti di ricotta freschissima, con Leone sempre accanto a noi.

L’impressione era sempre la stessa: Verga era lì, immenso, su quelle terre.

E infatti tutta Catania sembra di Verga, proprio come erano di  Mazzaró le immense distese sparse ” della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello” (La roba).

È tra quelle viuzze lastricate di pietra, dove a caso spuntano case colorate,  grandi e piccole, tra brevi salite e ripide discese, che  abbiamo  capito meglio  cosa intendesse  Verga per religione della famiglia”, ideale dell’ostrica, per  attaccamento alla terra. “

Non c’è altro conforto oltre agli affetti veri, e chi cerca altro è un vinto.”

Vinti sono stati pure i contadini di Bronte quando sono insorti per la “LIBERTÀ” e per la “terra” promesse da Garibaldi. Stanchi di essere sfruttati come bestie, hanno fatto scempio dei “galantuomini” e trucidato innocenti. Non otterranno la LIBERTÀ, né un pezzo di terra.
Quanta umana pietà per quei “poveri diavoli”, per la loro triste sorte.

 Eppure, sarà stato il sole primaverile,  ma noi, in quei luoghi verghiani abbiamo immaginato eroi che hanno lottato nelle terre di Sicilia di fine ‘800, nonostante la sua arretratezza e le sue miserie, testimoniate nelle pagine della Storia.

Francesca Adorno, III H
M.Assunta Arigò V H
Questo è il racconto di una gita a Vizzini e Acitrezza di alcune classi dell’istituto Nautico Caio Duilio di Messina. Questa è la dimostrazione che il passato, la nostra storia, lasciano un segno anche nei giovanissimi, e che i giovanissimi ‘sentono’, percepiscono, recepiscono oltre l’immaginario comune. Normanno vuole ascoltare le loro voci i loro racconti . Cominciando da Francesca e Maria Assunta.

(353)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.