MessinAccomuna torna sulla Determina con cui il sindaco di Messina, Cateno De Luca, ha inteso bypassare la bocciatura del Piano Tariffario Rifiuti da parte del Consiglio Comunale e ridefinito la Tari per il 2021. Secondo il laboratorio di partecipazione civica, il provvedimento del Primo Cittadino sarebbe nullo, e per diversi motivi. Ecco quali.
Facciamo un passo indietro. A luglio il Consiglio Comunale ha bocciato due volte il Piano Tari presentato dalla Giunta De Luca che prevedeva un aumento delle tariffe del 9%. Il Sindaco, allora, ha redatto una determina con cui ha sostanzialmente scavalcato la decisione del Civico Consesso, chiedendogli poi di “prenderne atto” in Aula – richiesta formulata, per la precisione, dal consigliere del Gruppo Misto Nello Pergolizzi – e ottenendo un terzo “NO”. Il Primo Cittadino ha comunque dichiarato che avrebbe inviato la determina all’Arera (Autorità di Regolazione sull’Energia, i Rifiuti e l’Ambiente) e atteso il suo parere sulla legittimità dell’atto.
Ora, secondo MessinAccomuna, la determina non avrebbe alcun valore, innanzitutto perché il piano tariffario è di competenza del Consiglio Comunale e non del Sindaco, ma anche per altre motivazioni, che riportiamo:
«La determina è nulla, perché in abuso di potere. La legge 147/2013 dice: “Il consiglio comunale deve approvare entro il termine fissato… il piano tariffario TARI”, e il Sindaco non può compiere un atto del Consiglio. Per questo la Segretaria Generale scrive nel suo parere: “Si ravvisa nella determina sindacale una incompetenza funzionale dell’organo adottante”. Significa: nullità radicale dell’atto.
La determina contiene affermazioni false. Il Sindaco attribuisce al Fondo Crediti Dubbia Esigibilità (FCDE) la più gran parte dell’incremento della TARI. Scrive che il PEF 2021: “è gravato dei maggiori costi relativi a: … 3.963.270,00 riferibili all’incremento derivante da FCDE (Fondo Crediti Dubbia esigibilità) … pari al 7,92% rispetto al PEF 2020”. Questa affermazione (funzionale a eludere l’obbligo di non superare il PEF precedente) è falsa. Nel PEF 2020 il FCDE era già presente per l’importo di € 4.000.000,00; nel 2021 SCENDE a € 3.963.270,00. Non si tratta di un “maggior costo”, ma piuttosto di un MINOR COSTO, che dovrebbe ridurre la TARI per circa 37.000 Euro rispetto al 2020: altro che aumentarla di 6 milioni!
La determina è omissiva. Il differenziale tariffario è dovuto più che integralmente alla voce: “MSBC – corrispettivo della gestione del servizio”, che passa da € 35.216.904,00 a € 41.867.312,00, con un incremento di € 6.650.408. Poiché la TARI 2021 passa da € 48.405.850 a € 54.401.078,00, crescendo di € 5.995.228: tutto l’aumento (col 10% in più) è dovuto al costo del servizio. Il Sindaco vorrebbe destinare a MSBC ben il 12,4% in più rispetto al 2020, ma questo dato è sapientemente omesso nella determina.
La determina rappresenta una falsa applicazione di legge: pretende di applicare alla TARI norme di altri tributi. Scrive la Segretaria Generale: “la giurisprudenza citata nel provvedimento sindacale riguarda … un tributo, la TARSU, regolato da norme diverse che … per la TARI”: il Sindaco non può avvalersi di quella giurisprudenza per legittimare l’esproprio di competenze del Consiglio realizzato con la determina».
Questo il parere di MessinAccomuna, che conclude: «De Luca spera che l’ARERA (che non è un TAR) non si esprima sulla legittimità degli atti. E, magari, che i Consiglieri non facciano ricorso. Però questo provvedimento interessa tutti i cittadini, che hanno pieno titolo per impugnarlo. Al posto suo, non saremmo così presuntuosamente tranquilli e lo revocheremmo in autotutela. Anche perché i vizi evidenziati potrebbero non essere solamente amministrativi. Alla prossima puntata il bluff sul ricorso al Fondo Integrazione Stipendi».
(372)