La questione della sicurezza pubblica a Messina finisce sotto i riflettori della politica regionale e desta l’attenzione del Capogruppo all’Ars di Fratelli d’Italia, Elvira Amata, che propone una soluzione, seppur drastica, al fenomeno delle aggressioni in città.
«Le baby gang rappresentano uno dei fattori di rischio nel nostro territorio. È essenziale procedere ad una pianificazione di controllo e monitoraggio delle zone sensibili e maggiormente frequentate della città» è questo il punto di partenza secondo la Deputata regionale, ma c’è di più.
A Messina, dopo l’ennesima aggressione di sabato sera, nella quale è stato picchiato a sangue un ragazzino di 14 anni, sono già uscite le prime proposte per dire stop alla movida violenta. Ieri sono intervenuti il Sindaco, che ha assicurato che verranno disposti presidi di Polizia Municipale nei punti a rischio della città, e il Prefetto Maria Carmela Librizzi, che ha disposto un incontro tra le Istituzioni per definire delle linee d’azione precise e incisive.
«Un ringraziamento al Prefetto – scrive Amata – per aver prontamente convocato un tavolo di confronto per discutere la questione sicurezza a Messina, certa si addiverrà alla soluzione più completa e funzionale per fronteggiare adeguatamente la situazione».
La proposta di Elvira Amata per la sicurezza a Messina
La Capogruppo di Forza Italia all’Ars propone, però, la sua soluzione per contrastare la movida violenta e aumentare la sicurezza nei luoghi pubblici del centro: «Per supportare l’azione delle Forze dell’Ordine, potrebbe essere impiegato l’Esercito Italiano, la cui operatività sul territorio è già prevista dall’Operazione Strade Sicure introdotta con la Legge 125 del 24 luglio 2008 e che, negli anni, ha fornito risultati oltremodo soddisfacenti».
Ma perchè una soluzione così drastica? Amata lo spiega attraverso i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, sui casi di aggressione da parte di baby gang. Su un campione di 7.000 adolescenti sul territorio nazionale, il 6,5 % fa parte di una gang che, intenzionalmente, sferra attacchi a danno di terzi o danneggia strutture pubbliche o private, compie furti o atti di vandalismo. Il 16% di questi ha commesso atti vandalici e 3 ragazzi su 10 hanno partecipato a risse.
«Non possiamo sottovalutare – afferma Amata – un fenomeno che rischia di crescere esponenzialmente con la complicità di una tecnologia spesso messa a servizio della peggiore disobbedienza civile e sociale».
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