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Sicilia, chiusura dei centri per migranti. Musumeci: «Ecco perché la mia ordinanza è valida»

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«Il Governo la smetta di mostrare i muscoli e faccia ciò che deve fare, noi andremo avanti consapevoli di essere dalla parte della ragione» così il presidente della Regione Nello Musumeci che annuncia l’intenzione di proseguire con le operazioni di chiusura e sgombero degli hotspot e dei centri di accoglienza per migranti in Sicilia da lui disposte con l’ordinanza del 23 agosto. La competenza, afferma il Governatore, è della Regione perché «la misura rientra nell’ambito della salute e non dell’immigrazione».

Ha generato non poche polemiche e perplessità – ma anche approvazione sul fronte del centro-destra – l’ordinanza firmata nelle scorse ore con cui il Presidente della Regione Siciliana ha disposto la chiusura e lo sgombero degli hotspot e dei centri di accoglienza per migranti situati sull’Isola. Una nota del Viminale, infatti, ha sottolineato come tale ordinanza non avrebbe alcun valore, perché la competenza in materia di immigrazione appartiene allo Stato, e nello specifico al Ministero dell’Interno, e non alle regioni.

Chiusura di hotspot e centri per migranti in Sicilia, Musumeci: «Ecco perché l’ordinanza è valida»

È proprio sulla questione dell’ambito di attuazione dell’ordinanza che batte Nello Musumeci per affermare con forza la legittimità del proprio provvedimento: «Noi qui ci stiamo occupando di materia sanitaria – sottolinea –, non di migranti. Non mi interessa sapere se lì ci sono migranti o rappresentanti di commercio». L’ordinanza, dichiara, rientra tra le misure di contenimento del coronavirus ed è quindi un provvedimento di natura sanitaria, non riguarda l’immigrazione.

«L’ordinanza – ha dichiarato il Governatore della Sicilia in conferenza stampa dal Palazzo della Regione di Catania – è perfettamente in linea con le prime due nelle quali abbiamo posto problemi sanitari. Cosa diciamo? Gli hotspot e i centri di accoglienza non sono rispondenti ai criteri di prevenzione previsti per fronteggiare una condizione di emergenza da epidemia. Se chiediamo alla gente di mantenere un metro di distanza, portare la mascherina, evitare la promiscuità, contestiamo gli assembramenti dovuti all’esuberanza giovanile e prendiamo provvedimenti seri sulle discoteche, è mai possibile che in un salone debbano stare centinaia di persone? Non conta la nazionalità, sono esseri umani che si trovano sul territorio della mia Regione e io sono il soggetto attuatore per l’emergenza covid. Ho il diritto e il dovere di vigilare su quello che succede».

Secondo quanto affermato dal presidente Musumeci, quindi, i centri di accoglienza siciliani non sono in linea con le norme di sicurezza anti-covid e a certificarlo sarebbero anche controlli e sopralluoghi effettuati, per esempio, all’ex deposito dell’aeronautica militare di Vizzini, dove sono stati ospitati diversi migranti: «Abbiamo mandato i nostri medici che hanno confermato che lì non sono rispettati i requisiti sanitari. Lo abbiamo notificato alla Prefettura, si sono fermati, ma vedrete che andranno avanti».

«Se poi è del Viminale la competenza sulla sanità – ha tuonato ancora Nello Musumeci – allora il Viminale è fuorilegge, perché le norme anti-covid in Sicilia in quei locali non sono rispettate».

Queste, in estrema sintesi, le motivazioni esposte dal Presidente della Regione Siciliana pochi minuti fa in conferenza stampa. Ma nel corso dell’incontro, in presenza dell’assessore alla Salute Ruggero Razza, il Governatore ha contestato aspramente le strategie di gestione dell’immigrazione del Governo centrale e ha accusato Roma di aver risposto col silenzio alle sollecitazioni della Regione.

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