consiglieri comunali del pd (partito democratico) di messina

Pd e LiberaMe contro De Luca: «Ha sacrificato la città per i suoi disegni politici»

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Mentre le prime conseguenze delle dimissioni di Cateno De Luca e di tutta la Giunta cominciano a farsi sentire su Messina, i consiglieri comunali di Pd e LiberaMe attaccano l’ex Primo Cittadino accusandolo di aver messo i suoi disegni politici davanti al benessere della città. «Tutto ciò è inaccettabile –scrivono in una nota –, e siamo certi che la città saprà valutare questi comportamenti di un’intera squadra che si era proposta di guidare fino alla fine del mandato una comunità, ma che poi, di fatto, l’ha lasciata allo sbando solo per bramosia di potere, niente di più!».

In particolare, i consiglieri comunali Gaetano Gennaro, Antonella Russo, Felice Calabrò e Alessandro Russo del Pd, e Biagio Bonfiglio e Massimo Rizzo di LiberaMe, contestano non solo la scelta del sindaco di Messina di lasciare anzitempo l’incarico a Palazzo Zanca per avviare la propria corsa a Palazzo d’Orleans, ma anche la decisione di farsi seguire da tutta la Giunta e di chiedere le dimissioni anche al Vicesindaco, Carlotta Previti, lasciando così un vuoto istituzionale.

Le conseguenze di questa scelta non hanno tardato a farsi sentire, quando nella giornata di ieri ci si è trovati nell’impossibilità di eseguire un Tso nei confronti di un malato a causa proprio dell’assenza del Sindaco. Solo il Primo Cittadino può infatti firmare un Trattamento Sanitario Obbligatorio, in quanto massima autorità sanitaria cittadina, o un suo sostituto (come il vicesindaco che ne prenda le funzioni dopo le dimissioni o un Commissario inviato dalla Regione). Lo stesso dicasi, per esempio, per altre situazioni di emergenza o urgenza, come la necessità, per esempio, di firmare un’ordinanza di chiusura delle scuole in caso di allerta meteo.

i consiglieri del gruppo libera me, biagio bonfiglio, nello pergolizzi e massimo rizzo

Proprio questi due sono gli esempi portati avanti dai consiglieri di Pd e LiberaMe che, oltre alle scelte dell’ex Sindaco, contestano anche quelle della sua squadra: «Le dimissioni di massa dell’intera giunta – scrivono in una nota –, dopo la prima fuoriuscita anzitempo dell’assessore Calafiore (probabilmente scappata dal controllo mediatico dell’ex primo cittadino) dimostrano, ancora una volta, che le finalità che finora hanno perseguito tutti gli assessori sono solo quelle di assecondare i voleri ed i capricci del loro capo politico, e non certamente gli interessi dei cittadini. Tutti hanno compreso – anche chi aveva, o ancora ha, simpatia per De Luca – che la sua mossa di lasciare anzitempo la carica di sindaco, per perseguire le sue velleità di scalata al potere regionale, ha creato una grave vacatio istituzionale e amministrativa, che solo in parte sarà colmata dalla nomina del commissario regionale».

«De Luca – proseguono –, ordinando anche la dimissione del vice sindaco, ha impedito, di fatto che in questo periodo di attesa della nomina commissariale la città avesse una figura istituzionale che si occupasse delle quotidiane emergenze. Dispiace dover constatare che tutti gli assessori hanno obbedito a questi ordini, che certamente rispondo solo a finalità di natura elettoralistica, senza pensare minimamente alle esigenze dei cittadini messinesi, lasciati totalmente allo sbando, in un deserto di rappresentanza istituzionale che MAI fino ad ora si era verificato in città».

«E così – concludono i consiglieri – assistiamo non soltanto alla paradossale problematica legata al mancato Tso di un malato perché la città è priva della massima autorità sanitaria locale – carenza che può essere colmata solo da un commissario ad acta regionale e da nessun’altra figura cittadina attualmente in carica – ma siamo in condizioni di dover assistere alla necessità di chiedere la nomina di un commissario ad acta che si sostituisca al sindaco per l’emanazione di un qualsiasi atto amministrativo di sua pertinenza. E ciò perché De Luca, che ormai appartiene, come i suoi predecessori,  a “quelli che c’erano prima”, ha sacrificato la città  per i suoi disegni politici, facendola abbandonare anche dal suo vice».

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