Audizione della Corte dei Conti sul Piano di Riequilibrio già fissata per il sindaco di Messina, Federico Basile, il prossimo 18 luglio. Intanto, da Palazzo Zanca, forti sono le perplessità da parte dell’opposizione. I consiglieri del Pd Felice Calabrò e Antonella Russo: «Chiediamo un’operazione chiarezza, chiediamo trasparenza e il coinvolgimento del Consiglio Comunale».
Il Comune di Messina ha tempo fino all‘8 luglio per depositare le memorie alla Corte dei Conti, poi il sindaco Federico Basile sarà ascoltato il 18 luglio. Nel frattempo, i consiglieri comunali del Pd, Felice Calabrò e Antonella Russo mostrano forte preoccupazione per la relazione di oltre 100 pagine che l’Organo Costituzionale ha inviato a Palazzo Zanca per chiedere chiarimenti.
Piano di riequilibrio di Messina. Calabrò: «Serve trasparenza»
Ad esordire è Felice Calabrò, che prima di entrare nel merito fa una precisazione: «Noi – dice – siamo quelli che nel 2012 fecero in modo che il Comune di Messina usufruisse dello strumento del Piano di riequilibrio per salvarsi dal dissesto. Non gioiamo delle sventure altrui. Però le carte le abbiamo lette più volte. Nel 2015 il Consiglio Comunale nominò il Collegio dei Revisori, di cui faceva parte anche il Sindaco attuale. Nel 2018 viene nominato Esperto del Sindaco in materia di Conti, poi Direttore Generale. Nel 2022 è il candidato Sindaco perché “è Guardiano dei Conti”, ma un “Guardiano dei conti” non può produrre una relazione come questa».
Poi il dato più prettamente politico: «Il 2 maggio – ricorda Calabrò – in Consiglio Comunale è stata accertata l’assenza di una maggioranza politica. Da qui all’8 luglio, l’Amministrazione dovrà dimostrare alla Corte dei Conti che tutte le osservazioni rilevate con questa relazione sono superate. Ci sono provvedimenti che dovranno passare dal Consiglio Comunale, ma loro non hanno più i numeri per adottare provvedimenti sulla base della “fede”».
Il “costo della politica”
Diversi gli elementi che “stonano” secondo il consigliere Calabrò a livello di costi e risparmi: «Il costo della politica – aggiunge –, per quanto sia costo banale rispetto al resto, è un costo che comunque aumenterà. È un aumento banale in termini di numeri, ma fondamentale in termini di esempio. Che un sindaco guadagni 12mila euro ci può stare, perché ha delle responsabilità enormi. Un po’ meno gli assessori, che praticamente non sappiamo se esistono. Così come non è normale che i presidenti di circoscrizione prendano 5mila euro. Questi costi ce li potevano risparmiare. Ma le due misure fondamentali del risparmio che dovevano mantenere in piedi il Piano sono la riduzione della spesa del personale e la riduzione della spesa dei servizi sociali».
«Nel 2020 – prosegue – avevamo chiesto di non portare i servizi fuori dandoli alle partecipate. De Luca però ci ha risposto che non lo poteva fare, perché non aveva dipendenti e non poteva assumere. Adesso questa cosa se l’è scordata e abbiamo i concorsi. La Corte dei Conti che il piano del personale aumenta non lo sa».
«Noi – conclude – siamo per evitare il dissesto, ma nella misura in cui venga fatto tutto con chiarezza, regolarità e trasparenza».
Russo: «Piano peggiore di quello del 2018»
Ad andare più sul tecnico, elencando alcune delle richieste di chiarimenti della Corte dei Conti, è stata la consigliera Antonella Russo: «Veniamo da anni di proclami – afferma –, di certezze assolute sul risanamento dei conti. La relazione della Corte dei Conti, però, conferma quello che noi in questi anni abbiamo più volte segnalato. Cateno De Luca aveva annunciato di aver risanato conti tramite gli accordi con i creditori, e quindi la massa passiva si era ridotta notevolmente, almeno di 300 milioni di euro. La Corte dei Conti dice che i debiti fuori bilancio da riconoscere sono 66 milioni e mezzo, ma che non può risalire precisamente all’estinzione definitiva dei debiti. La Corte dice che il Comune non segnala quali sono i debiti che sono stati estinti e quali sono stati oggetto di rateizzazione. E soprattutto, dice che i numeri non combaciano, che ci sono difformità tra gli atti depositati e le dichiarazioni fatte nella memoria. La Corte evidenzia poi che non sono stati trasmessi un sacco di atti. De Luca diceva di aver transatto più di 13mila posizioni debitorie, perché avevano fatto accordi con i debitori. Gli accordi firmati però sono 1.197, dove sono gli altri?»
Un appunto, anche sulla questione di ATO3, già trattata dai due consiglieri ed oggetto di un emendamento depositato dal Pd e bocciato dal Consiglio Comunale: «Tra i debiti fuori bilancio c’è anche l’annosa questione di ATO3. La Corte dei Conti fa riferimento all’emendamento che il Partito Democratico aveva depositato. Il Consiglio Comunale però l’ha bocciato. La Corte lo riprende perché questi soldi andavano inseriti come passività dell’ente. La Corte dice: anche se fosse passività da contenzioso in forse, perché non hai appostato in bilancio le somme necessarie?».
«La Corte – conclude Russo – vuole capire se ce la facciamo da soli oppure no. secondo me questa rimodulazione del piano è peggio di quella del 2018».
(274)