Due sedute, una lunga discussione e accesi botta e risposta tra Giunta e consiglieri: con 13 voti favorevoli e 2 astenuti il Consiglio Comunale ha approvato il Piano Tari 2022 per Messina. E con esso, l’aumento del 7% della tassa sui rifiuti. A seguire, due mozioni indirizzate al Commissario e finalizzate: la prima, a chiedere agevolazioni per le famiglie in difficoltà economica; la seconda, a garantire la stabilizzazione dei 147 dipendenti assunti a tempo determinato nella MessinaServizi Bene Comune. Infine, quando ormai l’aula era semivuota, il colpo di scena, che per un attimo ha fatto pensare all’eventualità di annullare la votazione. Ecco cos’è successo.
Dibattito acceso con un esito quasi inaspettato. Nonostante le tante perplessità espresse soprattutto dal Pd e dal Movimento 5 Stelle, il Piano Tari presentato dalla Giunta De Luca ha passato il vaglio del Consiglio Comunale. Vediamo com’è andato il dibattito in Aula.
Aumento della Tari, Cannistrà: «Grava troppo sulle tasche dei cittadini»
I primi ad esprimere i propri dubbi sulla delibera sono stati i consiglieri del Movimento 5 Stelle. La capogruppo Cristina Cannistrà è intervenuta per chiedere di riprogrammare la parte variabile della spesa contenuta nel piano: «Abbiamo una percentuale variabile della TARI, la mia domanda è secca: questa parte variabile può essere riprogrammata?». Il dirigente Cama ha risposto positivamente. La motivazione alla base di questa richiesta è l’intenzione di limitare l’aumento per andare incontro alle necessità delle fasce economicamente più deboli. «La parte variabile – ha sottolineato – poteva essere riprogrammata. Aumentare la tari grava troppo sulle famiglie messinesi, e l’aumento rischia di peggiorare l’evasione».
A seguire, è intervenuto l’ingegnere Arena, il quale ha spiegato che «ci sono voci di costo, come gli investimenti, che devono essere coperti con la quota fissa. La parte variabile serve invece per il conferimento in discarica. È la norma che lo stabilisce». E proprio su questo punto è intervenuta nuovamente la consigliera Cannistrà: «Non credo la parte variabile comprenda solo il conferimento in discarica, ma anche dall’altro. E allora su quell’altro si poteva riprogrammare la spesa. Non si può ogni volta che c’è un aumento gravare sui cittadini. Il centro Mai più ultimi sta distribuendo dei buoni spesa con i fondi di una fondazione e ci sono le file, c’è gente che dorme fuori già da mezzanotte per un semplice buono spesa. Le famiglie sono già in difficoltà e l’incremento della Tari grava troppo sulle tasche dei cittadini».
A rispondere è stato poi il presidente della MessinaServizi Bene Comune, Giuseppe Lombardo: «Indipendentemente dalla ripartizione della parte variabile e della parte fissa, il risultato è lo stesso, il totale deve fare sempre 54 milioni. Chi ha difficoltà economiche può azzerare l’aumento del 7% conferendo nelle isole ecologiche o utilizzando una compostiera e ottenendo così gli sconti previsti dal Regolamento. Gli strumenti per i cittadini ci sono. Voglio ricordare – ha concluso – che se non avessimo raggiunto il 55% della raccolta differenziata oggi non si parlerebbe di un aumento del 7% ma del 33%».
Poi la parola è passata al consigliere Giuseppe Fusco, del Movimento 5 Stelle, che ha chiesto quanto spenda la MessinaServizi per pagare gli straordinari dei dipendenti. «Lo straordinario – ha replicato Giuseppe Lombardo – non può essere programmato, la società si deve muovere dentro il costo del personale inserito nel PEF. Se mettiamo 20, indipendentemente dallo straordinario non possiamo chiedere 23, sempre 20 dobbiamo chiedere. Il costo dello straordinario non è programmabile, l’Azienda inserisce nel PEF il costo del personale che non può essere né aumentano né diminuito».
Russo e Calabrò: «Votiamo sì per senso di responsabilità»
A sollevare la questione è stata la consigliera del Pd Antonella Russo, che aveva chiesto chiarimenti su un’espressione in particolare usata all’interno della delibera. «Vorrei capire – ha detto – secondo l’architetto Lombardo, che differenza c’è tra il prendere atto e il dare atto, rispetto al deliberato di consiglio. Siccome hanno due significati diversi, vorrei capire perché – aggiunge citando il testo – prendiamo atto del piano finanziario, prendiamo atto dei criteri per la determinazione delle tariffe; ma diamo atto che con le tariffe copriamo il costo del servizio. Vorrei capire, chi scrive, perché fa questa differenza. Quando noi diamo atto non è una nostra acquiescenza, ma siamo noi che lo stiamo esplicitando». Per l’ingegnere, però, questa differenza di termini non cambia il significato del testo.
Sul tema e sulla delibera in generale è poi intervenuto il consigliere Felice Calabrò: «È chiaro che aumentare le tasse non è una bella cosa, soprattutto in campagna elettorale. È questo il tema? Il tema è guadagnare voti e fare una valutazione non in linea con fatti oggettivi o assumersi la responsabilità di un voto che potrebbe determinare la perdita di un altro tipo di voti? La collega Russo mi dà però lo spunto per ragionare sulla bontà dell’atto. Sotto il profilo dei conti l’atto lo ritengo valido, sotto il profilo delle locuzioni usate sono d’accordo con la collega Russo. Dare atto in grammatica significa informare. Io non informo nessuno, noi consiglieri comunali non diamo atto, prendiamo atto di informazioni che ci vengono comunicate e che sono conferenti rispetto alla normativa, che dice che il costo del servizio va interamente pagato».
«Avremmo dovuto – prosegue Calabrò – fare un emendamento al bilancio di previsione per dare delle risorse alle classi svantaggiate, ma non ce l’abbiamo fatta. Tenterò di recuperare la perdita di voti determinata dalla votazione di questa delibera, contenente l’aumento della Tari, grazie alla mia credibilità, col mio senso di responsabilità. Però non mi possono fare dare atto, io prendo atto di tutte le cose che ci siamo detti in quest’aula, e che ho potuto verificare. E prendo atto che quanto detto dal presidente Lombardo è in linea con le informazioni da me assunte. Per questo motivo do un voto favorevole al piano».
Analoga, infine, la posizione della consigliera Antonella Russo: «È il 19 maggio – sottolinea –, il non approvare il piano avrebbe delle conseguenze. Per me è un atto di responsabilità, c’è un problema che riguarda i lavoratori, il problema dell’aumento die costi del conferimento in discarica, che non dipende dalla governance. Per senso di responsabilità, il partito democratico voterà favorevolmente questa delibera, perché il servizio deve migliorare».
I consiglieri comunali del Pd hanno quindi annunciato il voto favorevole alla delibera. Lo stesso ha fatto la consigliera di Forza Italia, Rita La Paglia: «Messina finalmente dà delle risposte con la raccolta differenziata. Certo, l’incremento della Tari sarà dolente per le nostre tasche, le fasce più deboli ne soffriranno di più. Per questo chiediamo a chi verrà dopo di noi di immaginare con le loro azioni di sostenere queste fasce più deboli».
Le due mozioni: agevolazioni e stabilizzazioni
Ultimata la votazione sul piano Tari 2022 per Messina, il Consiglio Comunale ha approvato due mozioni, due atti di indirizzo, con cui si impegna il Commissario Straordinario a prevedere delle agevolazioni sulla Tari per le famiglie in difficoltà e a garantire la stabilizzazione del 147 dipendenti assunti a tempo determinato da MessinaServizi Bene Comune.
Il colpo di scena
Ultimata la Seduta, quando ormai era caduto il numero legale e i consiglieri si apprestavano a rientrare a casa, ci si è accorti che tra i votanti compariva anche il consigliere Nino Interdonato, assente in Aula durante tutta la Seduta. Un difetto del sistema, che già aveva portato un paio di consiglieri a dover votare a voce anziché usare le strumentazioni a disposizione. Il timore, immediato, è stato quello di dover invalidare la votazione. Sentito il Segretario Generale, si è però convenuto che non fosse necessario, perché quel voto in più non influiva in ogni caso sull’esito della votazione.
Messina, piano Tari 2022: la votazione
Presenti al momento della votazione del piano Tari di Messina 16 consiglieri comunali su 32.
I voti favorevoli: Alessandro De Leo, Francesco Cipolla, Sebastiano Pergolizzi, Giuseppe Schepis, Paolo Mangano, Serena Giannetto e Giovanni Scavello del gruppo misto, Francesca Cacciola di Sicilia Futura, Giandomenico La Fauci di Ora Sicilia, Nicoletta D’Angelo, Rita La Paglia e Sebastiano Tamà di Forza Italia, Antonella Russo e Felice Calabrò del Pd.
Le astensioni: Giuseppe Fusco del Movimento 5 Stelle e, per prassi quando non c’è l’unanimità, il presidente Claudio Cardile.
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