«Il nome di Maurizio Croce come prossimo candidato sindaco a Messina è una proposta a cui ha aderito anche Forza Italia, e come tale deve essere intesa, senza nessun condizionamento imposto»: così Forza Italia, rivolgendosi ai partiti del centrodestra che non hanno – almeno per il momento – espresso il proprio appoggia alla candidatura, vale a dire Lega e Fratelli d’Italia.
Cos’è successo? Nel pomeriggio di ieri, sei liste del centrodestra – Forza Italia, Ora Sicilia, Sicilia Futura, Udc, Democrazia Cristiana e Democrazia Liberale – hanno annunciato la propria intenzione di candidare Maurizio Croce come sindaco di Messina alle prossime elezioni amministrative. Nessuna parola, ancora, da Lega e Fratelli d’Italia, che potrebbero voler optare per un altro nome (all’interno della Lega aleggia la candidatura di Nino Germanà).
Forza Italia, allora, fa un passo indietro, pur mantenendosi ferma sul nome di Croce: «Il nome di Maurizio Croce come prossimo candidato sindaco a Messina è una proposta a cui ha aderito anche Forza Italia, e come tale deve essere intesa, senza nessun condizionamento imposto. Il nostro auspicio è piuttosto che anche i coordinamenti degli altri partiti che fanno parte del centrodestra possano convergere verso una visione comune e soprattutto condivisa. Lo dobbiamo per garantire alla città di Messina una leadership forte e più che mai inclusiva, che solo le forze che storicamente compongono il centrodestra unito possono realizzare».
Nel frattempo la Democrazia Cristiana frena: «La Segreteria comunale della DC di Messina riunitasi – presente il Segretario Nazionale Renato Grassi – valutata la divaricazione determinatasi nello schieramento di centrodestra, rispetto alla candidatura a Sindaco di Messina, ribadisce la necessità di superare le rigide contrapposizione tra le componenti politiche e recuperare un progetto unitario dell’intero centro destra in grado di interpretare una idonea proposta politica e programmatica mirata allo sviluppo della città. La DC rifiutando fughe in avanti forziere di inevitabili divisioni, conferma la disponibilità a ricercare una soluzione unitaria riservandosi di prendere una posizione autonoma se dovesse venir meno un progetto politico e rappresentativo condiviso».
(164)