Con una lunga nota il vice sindaco Guido Signorino torna ad affrontare la questione Masterplan. Lo fa delineando gli ambiti in cui l’amministrazione intende muoversi per sfruttare il famoso Patto per il sud da stipulare con il Governo. In sostanza, Signorino prosegue sulla strada già tracciata dal primo cittadino che soltanto la scorsa settimana aveva svelato in una nostra intervista i settori da potenziare con l’utilizzo dei fondi. (leggiqui: http://www.normanno.com/politica/masterplan-accorinti-ne-vedrete-delle-belle/).
Il Governo però ha posto una scadenza. Entro il 31 dicembre occorrerà, infatti, avere le idee chiare su quali progetti presentare e su come utilizzare la propria parte di fondi. Una scadenza che se rispettata renderà il Masterplan operativo dal 1 gennaio del 2016. E a proposito di tempi, Signorino si rivolge a Roma chiedendo maggiore elasticità. “È necessario – spiega la nota del vice sindaco – negoziare con il Governo un’adeguata estensione temporale per definire una visione che sia realmente ”di sistema” e che consenta il compimento di un ampio percorso di condivisione, con il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali, sociali, economici del territorio. È in questa prospettiva che riteniamo necessario attivare una interlocuzione forte col Governo, nella quale ridiscutere anche scelte in itinere che coinvolgono il futuro istituzionale del territorio, come (ad esempio) quelle relative all’Autorità Portuale in cui collocare l’area dello Stretto di Messina”.
“Il Masterplan per il Mezzogiorno – afferma Signorino – e’ un contenitore di fondi, pensato per realizzare interventi realmente efficaci nella direzione dello sviluppo delle regioni e città metropolitane del sud Italia, evitando la dispersione delle risorse. Il metodo scelto e’ quello di strutturare ”patti” per lo sviluppo dei territori, che abbiano le caratteristiche di attività condivise, coinvolgendo amministrazioni locali, forze economiche e attori culturali e sociali in grado di disegnare percorsi sostenuti e sostenibili per lo sviluppo dei territori. A ragione di ciò devono contenere una ”visione” del territorio che, tenuto conto delle sue caratteristiche, delle identità che esso ospita, delle sue vocazioni, delinei prospettive di sviluppo credibili e coerenti, articolate nel breve, medio e lungo periodo”.
“La città metropolitana di Messina può sviluppare questa ‘visione’, agendo in maniera attenta e coordinata. Attenta, cioè rispettosa del carattere policentrico e differenziato del territorio della città metropolitana; coordinata, ovvero capace di valorizzarne e mettere a sistema la varietà. Bisogna, nel ”patto” per il masterplan, interpretare le caratteristiche del territorio, i suoi punti di forza e le sue debolezze, facendo da questi discendere le opportunità di attrazione di risorse su cui catalizzare gli interventi infrastrutturali da implementare. Se è certamente vero che i progetti di breve periodo (o quelli perseguibili nell’immediato) devono avere le caratteristiche della più prossima ”cantierabilità”, è altrettanto vero che, per rientrare in una strategia coerente di sviluppo, questi non possono tradursi in una sommatoria disarticolata e autoreferenziale. Il territorio della città metropolitana è articolato in più ”zone omogenee” che, orientativamente, potrebbero coincidere con le aree dei PIST: Nebrodi, Patti-Barcellona, Milazzo-Villafranca, Messina, Jonio-Alcantara. Ognuna di queste aree esprime una capacità di progettazione condivisa ed elementi di vocazione che, a valere sull’utilizzo dei fondi comunitari, hanno definito programmi di sviluppo del territorio. Occorre un lavoro intenso ed efficace di condivisione che, partendo da quanto già consolidato, esprima la visione unitaria necessaria a dare coerenza agli interventi da programmare”.
“Gli interventi infrastrutturali da sviluppare – prosegue la nota – dovranno valorizzare le vocazioni del territorio (dalla portualità alla logistica, dall’industria al turismo, dall’agricoltura alle risorse naturali), utilizzando nell’immediato la progettualità già cantierabile, purché inserita in una logica coerente di sistema e nell’ottica di uno sviluppo sostenibile”.
“A titolo di esempio, possiamo citare per la città di Messina i progetti di sviluppo dell’attività portuale, con il completamento del porto di Tremestieri, la realizzazione della ”piastra logistica” e degli assi viari per la connessione tra le strutture portuali, la progettazione di un approdo per le navi da crociera presso la cittadella fieristica da trasformare in una ”cittadella del made in Sicily” e di promozione di attività creative e culturali. Mentre il territorio della Valle del Mela attende da anni una valutazione da parte della Regione del ”piano di risanamento” per l’area ad elevato rischio di crisi ambientale, con gli interventi per la mitigazione del rischio ambientale e l’avvio in prospettiva di un rilancio sostenibile e alternativo dello sviluppo industriale del territorio. Esiste poi una fragilità che accomuna e caratterizza l’intera città metropolitana: il dissesto idrogeologico e l’esposizione al rischio sismico; collegata con la vetustà del patrimonio edilizio (e dell’edilizia pubblica in particolare) tale fragilità costituisce una minaccia alla sicurezza e alla stessa vita dei cittadini. Il masterplan offre una grande opportunità per realizzare la vera ”grande opera” di cui il sistema locale ha necessità: la prevenzione del rischio sismico e idrogeologico, innescando un processo di stimolo e rilancio dell’attività economica che sia diffuso su tutto il territorio e che trasformi una grave minaccia in grande opportunità produttiva. Partendo dai censimenti che gli enti locali hanno realizzato, si può pianificare un intervento massivo e diffuso di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico, che passi per una preliminare azione di formazione delle maestranze. Il livello quantitativo di questo intervento potrà consentire una importante interazione con l’Università e gli enti per la ricerca scientifica e l’innovazione tale da porre all’avanguardia tecnologica il comparto locale dell’edilizia nel segmento degli interventi di prevenzione antisismica, realizzando per le nostre imprese una specializzazione esportabile”.
La protezione del territorio -conclude Signorino – potrà anche interagire e supportare lo sviluppo di altri settori produttivi, come quelli della forestazione e dell’agricoltura. Allo stesso tempo sarà opportuno programmare gli interventi per l’innovazione e le telecomunicazioni, con la valutazione (ad esempio) della estensione della banda larga e ultra-larga. In questa ottica complessiva si potrebbe definire per il masterplan la visione di una ”città resiliente per uno sviluppo sostenuto e sostenibile”. Se, come recitano le ”linee-guida” del Governo, il masterplan non può consistere in un ”esercizio accademico”, nemmeno il ”patto” può venire ridotto al mero affastellamento della progettazione disponibile, senza che questa venga ricondotta ad un coerente disegno di sistema”.
(181)