Battute finali con il prof. Francesco Pira che all’Università di Messina insegna agli studenti cosa significa fare comunicazione politica ed elettorale nel suo corso di sociologia dei processi culturali e comunicativi, e che qui con noi ha parlato delle elezioni amministrative del 12 giugno: Messina sceglierà la nuova Giunta comunale e quindi il nuovo sindaco della città.
In queste puntate sono stati diversi gli argomenti che abbiamo affrontato, con un occhio attento a quello che succede anche in altri Paesi, come la Francia o gli Stati Uniti; perché la politica – a tutti i livelli – serve a poter cambiare le cose, a migliorare e costruire un nuovo futuro.
Verso le elezioni amministrative Messina 2022
Così arriviamo alla fine de “Le regole del comizio perfetto”: tra 5 giorni i messinesi andranno alle urne e capiremo come e quanto cambierà il volto di Messina. Prof. Pira, c’è qualcosa che poteva andare diversamente? «Se devo rispondere con grande sincerità…penso proprio di no. Tutto sembrava abbastanza prevedibile: le scelte, i toni, la comunicazione, l’alternarsi dei personaggi locali e nazionali con frame quotidiani immaginabili. È difficile ipotizzare cosa poteva andare diversamente perché da quando è passato il messaggio che “uno vale uno” tutti sono diventati politici, candidati, protagonisti di video sui social ed eventi pubblici. Così è».
Secondo lei, è mancato dello sprint o è stata una campagna elettorale avvicente? «È stata la campagna elettorale che chi come me ha un po’ di anni sulle spalle e un po’ di esperienza, poteva immaginare. L’unica differenza con le altre del passato è legata al fatto che questa campagna è in realtà una sorta di prova generale per le regionali e le nazionali. Dopo l’elezione del nuovo sindaco e del nuovo consiglio ci saranno nuovi equilibri, nuovi eroi e nuovi sconfitti che dovranno fare i conti con i numeri alla mano per ricollocarsi».
Molto spesso abbiamo parlato di non-voto o scheda bianca, a questo punto perché è importante andare a votare? «Votare è sempre una scelta giusta e di grande responsabilità. Ricordo un’espressione di un grande giornalista italiano Indro Montanelli che ha lanciato l’idea del voto “turandosi il naso”. Sì, perché anche quando i candidati non ti convincono è giusto esercitare il diritto di voto. Ci sono studi sociologici molto interessanti, penso a quelli del professor Manuel Castells, che dimostrano come chi è protagonista di grandi proteste o portatore di grandi istanze, come è accaduto in Spagna, se poi non vota permette di decidere a chi va a votare quale deve essere anche il suo futuro».
Se potesse dire l’ultima cosa ai candidati quale sarebbe? «Di affrontare serenamente la prova. Di dare prova di equilibrio, forza e di giurare amore vero per una città come Messina, che considero tra le più belle del mondo. È impossibile non amare Messina. Quando ero bambino passavo da Messina e dicevo alla mia mamma che da grande mi sarebbe piaciuto lavorare in questa città in mezzo al mare. Poi le cose accadono. La politica deve tornare ad essere rappresentanza, amore per i beni che amministri, che sono un patrimonio di tutti. Ho visto molta propaganda in questa campagna elettorale, da parte di alcuni. Anche poco ascolto. Invece la comunicazione politica è ascoltare e progettare sentendo l’esigenza di chi vive i territori».
Messina al voto
Prof. Pira, grazie per il tempo che ci ha dedicato. Un’ultimissima domanda: qual è la regola per il comizio perfetto? «Quando ho letto questa sua domanda ho ripensato a quando ero ragazzo ed ascoltai tre comizi per le elezioni nazionali: uno di Giorgio Almirante, l’altro di Enrico Berlinguer (in foto) ed il terzo di Giulio Andreotti. Tre personaggi totalmente diversi. Tre comizi con tre stili in cui l’arte della retorica veniva esercitata in modo diverso. Ma tutti emozionavano e tutti erano capaci di spiegare, in un ottimo italiano, le loro ragioni. L’arte oratoria non si improvvisa. Parlare in pubblico si studia e ci sono tecniche molto precise. Proviamo a ribaltare la domanda: nell’era della rete e del Metaverso i comizi quanti voti assicurano? Quanto servono? L’analisi che mi sento di fare è che oggi servono a consolidare il rapporto con i propri sostenitori, galvanizzarli e impegnarli. Servono agli avversari che studiano le mosse e fanno le contromosse. Oggi la comunicazione che preferiamo arriva sullo smartphone e il comizio ce lo vediamo comodamente ovunque invece di vestirci, uscire, parcheggiare e poi ascoltare in piedi. È cambiato tutto. Basta accorgersene».
E continuerà a cambiare: il 12 giugno 2022 Messina va al voto.
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