La Giunta risponde alla Corte dei Conti: “Crisi irreversibile? Non ci risulta”

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La Corte dei Conti ha definito “irreversibile” la crisi economica del Comune di Messina. Un giudizio, espresso in un documento di otto pagine redatto dal  magistrato istruttore Gioacchino Alessandro, che non lascia spazio a dubbi e apre scenari tutt’altro che rosei per il futuro di Palazzo Zanca. Nonostante la bocciatura giunta dall’organo di controllo regionale, l’amministrazione comunale non sembra affatto preoccupata. La replica, prima dell’udienza a Palermo del prossimo 13 aprile, la Giunta l’ha data questa mattina nel corso di una conferenza stampa mentre illustrava nel dettaglio i passi avanti compiuti nel delicato settore finanziario a partire dallo schema di bilancio approvato lo scorso 31 marzo. Seduti intorno al tavolo insieme ai giornalisti, il sindaco Accorinti, gli assessori Signorino, Ialacqua, De Cola e il segretario generale Le Donne.

E proprio quest’ultimo risponde al documento del magistrato Gioacchino Alessandro. “Il giudizio della Corte dei Conti – ha spiegato il segretario generale Antonio Le Donne – è solo una fotografia che si presta a diverse interpretazioni. Una foto che immortala uno scenario risalente al 2014, oggi è cambiato tutto. Ci sono diversi modi per definire una crisi e secondo noi parlare di irreversibilità non è corretto. In trenta mesi, talvolta commettendo errori, abbiamo ricostruito le fondamenta di un palazzo che oggi inizia a vedere la luce. Quando mi sono insediato ho trovato un Comune in coma dal punto di vista organizzativo e contabile, abbiamo riesumato un cadavere”.

Il sindaco Accorinti ha sottolineato l’importanza di aver finalmente raggiunto il traguardo dell’approvazione del previsionale 2015. “Con questo passo potremo ricevere dallo Stato 70 milioni che ci permetteranno di restituire serenità a tanti lavoratori, il bilancio è soprattutto questo. Adesso attendiamo che i revisori dei conti diano il parere definitivo prima che la palla passi al Consiglio. Auspico di chiudere tutto entro il mese di aprile. Noi non facciamo promesse, abbiamo intrapreso un percorso che si scontra con la realtà, non voglio tirare in ballo il passato ma mezzo miliardo di debiti non è il frutto del nostro operato”.

Signorino, invece, ha posto l’accento sugli aspetti maggiormente tecnici. “Stiamo riavviando la macchina per la gestione della città. L’esito positivo del riaccertamento dei residui ci permette di ripristinare una situazione di normalità. Bisogna lavorare evitando di creare ulteriori buchi nel futuro, entro il 2019 dovremmo tornare a regime. Si potranno recuperare ben trenta milioni di euro svincolando i fondi residui dall’obbligo di destinazione: l’eventuale avanzo relativo alla realizzazione di un’opera potrà quindi essere utilizzato per progetti della stessa natura”. Il vicesindaco, intanto, guarda con fiducia al futuro: “la Ragioneria sta lavorando al Bilancio 2016-2018, sarà il primo atto programmatico di questa amministrazione”.

L’intervento a gamba tesa della Corte dei Conti ha riacceso il dibattito legato alla scelta della Giunta Accorinti di affidarsi al Piano di riequilibrio invece di ricorrere al dissesto. Un’azione che Accorinti e soci rifarebbero anche oggi. “Ricorrendo al dissesto – ha precisato Le Donne – tutti i servizi sarebbero stati tagliati, abbiamo invece preferito intraprendere un percorso opposto e crediamo nella scelta fatta. Se si arrivasse oggi al dissesto, possiamo dire con sicurezza che il Comune sarebbe in condizioni migliori rispetto al 2013”.

 

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