L’Orsa attacca duro in merito all’attraversamento tir, porto di Tremestieri e continui insabbiamenti, trasferimento di una nave della Cartour a Catania da parte dei Franza. Il sindacato descrive una condizione mortificante in cui si trova la città e alla quale hanno contribuito – a suo avviso – tutte le figure istituzionali, i cittadini, gli imprenditori.
«È mancata la capacità di analisi – scrive l’Orsa in una nota –, si è svolto tutto come in una partita di calcio da terza divisione, con due squadre in campo, l’Amministrazione Comunale e il gruppo Franza, che hanno provato a stravincere tirando bordate alla rinfusa nella porta avversaria, senza preoccuparsi della tattica e dell’organizzazione. Sugli spalti la peggiore categoria di messinesi, quelli che fanno i tifosi col paraocchi per mestiere: franziani e accorintiani, ambientalisti e progressisti, opinionisti e tuttologi del nulla, immersi nella caciara perpetua che negli anni ci ha resi degni destinatari della nomea emblema di Messina: buddaci».
In attesa che la città decida definitivamente, l’Orsa intende portare la questione sul piano del confronto collettivo «per giungere – precisa – a una soluzione provvisoria e condivisa, in attesa che la città decida, una volta per tutte, di fare il salto di qualità rivendicando con determinazione strutture e infrastrutture volte a migliorare la qualità della vita dei messinesi senza penalizzare la produzione e i livelli occupazionali, senza accontentarsi ed evitando di fare gli idioti tifosi quando i governi, di ogni colore, fanno melina ponendo i cittadini nell’eterna scelta: ponti o navi, tapis roulant o treni, Tir e lavoro o salute e ambiente. Noi vogliamo tutto».
«Siamo stati sul cavalcavia con il sindaco a manifestare contro la Caronte&Tourist che non ha voluto trattare neanche sulla rimodulazione degli orari estivi di esercizio per evitare di intasare la città nelle ore di punta; di contro, non abbiamo esitato a contestare l’Amministrazione quando ha fatto prevalere la questione di principio con ordinanze sommarie che hanno inquadrato l’attività di traghettamento come un problema invece di valutarla risorsa preziosa in una città a vocazione marittima».
Secondo il sindacato hanno perso tutti: «I Franza facendo sentire i messinesi ospiti in casa propria, utilizzando i beni comuni per monopolizzare l’attività di traghettamento. Alla prima difficoltà, lasciano Messina in panne, salutano e vanno a Catania decantando la grande ospitalità degli etnei. Per la seconda volta hanno umiliato la città come quando c’era da mettere le mani in tasca per salvare la squadra di calcio del Messina e invece hanno salutato lasciando le macerie».
«Ha perso il Sindaco – dice l’Orsa – annaspando nel pantano dei principi fini a se stessi, perdendo di vista la concezione dell’insieme, indispensabile per governare una città. Accorinti ha perso pretendendo di cambiare in fretta un sistema portuale radicato, sapendo di non avere a disposizione infrastrutture alternative, scommettendo da sempre sull’approdo di emergenza a Tremestieri senza accorgersi che l’alternativa al porto storico era perdente già in fase progettuale perché, a parte la sabbia e lo scirocco, non è stato progettato per ospitare navi con stazza simile alle Cartour, pertanto, con o senza l’approdo a sud, il grosso dei tir è destinato a transitare dal cavalcavia e non c’è ordinanza che tenga».
«Hanno perso i Messinesi – afferma il sindacato –, quei messinesi che aggirano le questioni e banalizzano la discussione, riducendola a posizioni da ultras, in cui non è rilevante argomentare, proporre, rivendicare ma solo screditare o lodare a prescindere».
«Ha perso Messina – spiega – che cede produzione e occupazione a Catania mentre i tir, nonostante tutto, continuano a circolare liberamente in città mietendo vittime. È arrivato il momento di cambiarla veramente dal basso questa Messina, con i fatti, con le proposte popolari, con l’intelligenza collettiva al servizio della collettività. Per evitare la farsa Tremestieri, ad esempio, sarebbe stato sufficiente ascoltare a suo tempo i pescatori della zona sud che assistevano ai lavori dell’approdo sghignazzando, loro conoscono quei fondali molto meglio degli ingegneri, strapagati con soldi pubblici, che ancora oggi vanno in televisione a presentare soluzioni futuristiche invece di consegnare dignitose dimissioni».
«Se si vuole affrontare seriamente il problema dei tir senza penalizzare il lavoro – conclude l’Orsa –, bisogna che l’arroganza lasci il posto all’umiltà e alla proposta costruttiva, è necessaria una trattativa sociale che coinvolga tutti: lavoratori, autotrasportatori, armatori, utenza, cittadini; ogni parte deve fare un passo indietro per giungere a un accordo mediano; c’è bisogno dell’apporto di tutti perché la cecità della politica e l’arroganza del potere economico, lasciate da sole, hanno procurato solo disastri per la città senza individuare soluzione».
(379)