“Il caso ospedale Piemonte si infittisce di mistero o forse solo di dichiarazioni propizie e repliche politiche. Se la Regione Siciliana resta ancora trincerata nel silenzio, chi terrà le sue fila? Il cittadino-parlamentare Picciolo o il leader dell’Ars Ardizzone? I lavori d’Aula a Palermo hanno inizio oggi dopo le ferie e non compare alcuno straccio di ordine del giorno, nota a margine o mozione per il futuro del nosocomio di Messina. Intanto, il management Papardo-Piemonte dovrà rispondere all’ultima chiamata del 30 settembre per abbattere i doppioni consegnando l’atto aziendale e le dotazioni organiche. A maggior ragione, se il Ddl proposto dai deputati Formica e Picciolo non dovesse essere trattato fino alla fine del mese, il presidio graverebbe sempre nelle mani dell’Azienda Ospedali Riuniti. Oppure l’Asp peloritana potrebbe prendersi in carico l’ospedale del centro città, come da proposta Ardizzone-D’Alia, visto che ha risparmiato quasi 4 milioni di euro, defalcati poi dalla Regione nel bilancio per il personale”.
Così, il segretario territoriale della Fsi Messina (Federazione Sindacati Indipendenti), Giovanni Micali, insiste sulla possibilità di accorpare il plesso Piemonte all’Azienda provinciale o di dare presto una logica assistenziale con il Papardo, trasferendo tutte le acuzie (in primis Chirurgia) nella zona nord, lasciando i servizi ambulatoriali a Villa Contino e portando negli edifici ristrutturati lungodegenza, Hospice e Psichiatria.
“Le branche specialistiche della medicina non potranno più tornare sul Viale Europa – avverte Micali – in applicazione delle leggi ministeriali, se Piemonte e Papardo coesisteranno come realtà unificata sia sotto l’aspetto organizzativo che amministrativo. Anzi entro ottobre, anche il Polo Materno-Infantile, allestito per intero ormai da un anno nella struttura del centro, dovrebbe essere traslocato nel famoso Papardino, una volta ultimati gli interventi di adeguamento. Ma, soprattutto, il Pronto Soccorso dovrà essere uno solo e funzionante al 100% (sempre secondo dettami nazionali di sanità pubblica) in quello che sarà l’edifico principale dell’Azienda ovvero il Papardo. In tal modo, non ci sarà più confusione su quali siano le Unità Operative salvavita da ricercare in caso di emergenza, sottolineando che il Piemonte continua ad essere sprovvisto di Emodinamica (per la cura dell’infarto), Neurologia (per ictus) e Neurochirurgia (traumi cranici)”.
“Diversamente, se l’Asp attuasse la proposta di gestire il Piemonte –suggerisce il segretario Fsi messinese – potrebbe snellire i tempi dell’Area emergenziale con un Pte, mantenendo un Pronto Soccorso che sia in grado di selezionare il triage ed occuparsi dei codici bianchi e verdi. Contemporaneamente, si potrebbe progettare di ampliare il settore della riabilitazione, una manovra che lo stesso Irccs Neurolesi conterebbe di sviluppare attraverso la fusione con il Piemonte. A questo punto, quello che serve, oltre all’esperienza scientifica (che sappiamo riconoscere nel prof. Bramanti e nella sua compagine Bonino Pulejo), è un budget opportuno che possa determinare anche una crescita delle prestazioni sanitarie in termini di numero e qualità”.
“Se l’assessorato siciliano alla Salute è stato così magnanimo – ironizza il sindacalista della Federazione Micali – da privare l’Asp di Messina dei suoi circa 3 milioni e 800mila euro (come abbiamo rilevato per la diatriba piante organiche) grazie alla sua abilità di risultare in attivo dopo un anno di amministrazione, possiamo dedurre che la stessa Azienda possa incrementare la sua assistenza sanitaria dirigendo un ospedale in più. Se questo non bastasse per riflettere, rispolveriamo insieme la storia dei 40 milioni di euro, forse, ‘volatilizzati’ che andavano spesi per la costruzione del Polo Oncologico e, invece sulla carta, dovevano servire per l’accorpamento del Piemonte al Papardo”.
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