ATM. L’OrSa “non abbocca” all’amo bus nuovi e paghe puntuali. “Pronti allo sciopero”

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Il sindacato OrSa si dichiara pronto a proclamare lo sciopero Atm, azienda che vede ‘indirizzata’ alla privatizzazione. Scrive questo su un comunicato:

“L’ORSA si appresta a intensificare la lotta in ATM, seppure consapevoli dell’impopolarità della protesta nella fase in cui il sindaco e l’azienda, con tattica subliminale, presentano i nuovi bus alla cittadinanza; da sindacato di BASE rifiutiamo di allinearci ai facili entusiasmi e alla venerazione dei tanti, oggi troppi, dirigenti oriundi, con prebende di tutto rispetto, assunti dalla giunta comunale per salvare la “mediocre” Messina, ormai in preda a crisi di esterofilia conclamata.

In ATM è come nella altre partecipate, si utilizza la coltre di fumo della propaganda per offuscare quanto di deprecabile si cela nel retroscena. Se per nascondere le falle dell’AMAM il sindaco ha fatto passerella nelle televisioni nazionali mentre la città era a secco; se per coprire i drammi di Messinambiente basta atteggiarsi a ecologisti della prima ora e invitare i cittadini a tenere in casa i rifiuti a capodanno, per l’ATM è sufficiente l’esposizione, stile ventennio, di qualche bus per decentrare l’attenzione dai problemi reali che l’ORSA denuncia da tempo.

Dinamiche torbide causeranno il crollo tattico dell’ATM pubblica destinata a passare la mano al privato, l’apparenza di benessere è il frutto di un piano industriale scritto dall’azienda sotto dettatura della giunta comunale che aveva bisogno di incassare una dichiarazione di recupero per circa 32 milioni di euro in 10 anni, necessari per conferire credibilità al piano di rientro, salva-poltrone, del vice sindaco Signorino.

In cambio, alla direzione dell’ATM è stato concesso che nei primi tre anni, durante l’amministrazione Foti, non sono previsti sacrifici economici. Ne risulta che per ora si ostenta vittoria con la presentazione dei bus fra gli applausi della cittadinanza ignara e della politica compiacente, buchi e disastri si vedranno dopo, nella seconda fase del piano industriale, quando altri sindaci e altra dirigenza aziendale riceveranno la patata bollente e saranno costretti a rivalersi sui cittadini e sui lavoratori. Nonostante le feste e le facce sorridenti d’occasione, i debiti dell’ATM sono uguali a prima e alla fine qualcuno dovrà pagarli, Il piano industriale spiega chiaramente chi sarà Pantalone.
Nessuno dice che la privatizzazione dell’azienda, nei piani non dichiarati dell’amministrazione Accorinti, diventerà realtà se il contratto di servizio supererà l’esame del consiglio comunale.

L’articolo 5 del contratto di servizio confezionato dalla giunta Accorinti recita testualmente:
“Il presente Contratto di affidamento provvisorio non è cedibile e può essere risolto di diritto dall’Amministrazione prima della naturale scadenza –omissis- qualora abbia a concludersi la procedura amministrativa prevista dalla Delibera del Consiglio Comunale n. 11/C del 14.02.2012, che ha stabilito di porre in liquidazione l’A. T. M. (Azienda Trasporti Messina) e di costituire una apposita S. p. a. cui conferire la gestione del Trasporto pubblico locale nell’ambito del territorio del Comune di Messina, con le procedure di evidenza pubblica espressamente previste dalla normativa che regola il settore. A tal proposito si fissa ad un anno la scadenza, a partire dalla data di stipula del presente contratto, per eseguire una prima verifica delle condizioni di avanzamento delle predette procedure di liquidazione ora richiamate”.
Significa che invece di azzerare le delibere privatizzanti dei vecchi avversari con nuovi atti del consiglio comunale, la Giunta dal basso che in campagna elettorale sbandierava servizi essenziali pubblici, ha riesumato strumentalmente il progetto di quelli che c’erano prima (la delibera 11/c risale alla giunta Buzzanca) per riproporre la liquidazione dell’azienda pubblica e traghettarla verso la privatizzazione. Il vice sindaco Signorino avrebbe tanto da spiegare in tal senso.

La parvenza di benessere serve altresì a celare “l’originale” gestione delle risorse pubbliche, in ATM si spendono 200.000 euro per effimere assunzioni di autisti a scadenza, quattro mesi di contratto che non corrispondono a posti di lavoro credibili, mentre gli uffici sono popolati di autisti, a suo tempo qualificati anche a spese dell’azienda, che fanno un altro “lavoro”.
Che cosa impedisce al direttore Foti di risparmiare soldi pubblici pretendendo che tutti gli autisti disponibili in azienda siano impiegati alla guida? Pressioni esterne? Cosa impedisce al direttore Foti di dare seguito alla bozza di accordo pensata per calmierare la rappresentanza sindacale e togliere sedicenti rappresentanti dei lavoratori dai ruoli aziendali nevralgici che coprivano quando si denunciava il fallimento per “co-gestione politico/sindacale”?

La parvenza di benessere si esibisce a iosa, tranne quando c’è da riconoscere i diritti dei lavoratori, gli ausiliari del traffico che, di fatto, sostituiscono i Vigili Urbani hanno ancora contratto part-time e stipendi che non assomigliano neanche lontanamente a quelli dei VV.UU., sugli ex LSU pende tutt’oggi la spada di Damocle del precariato mentre si susseguono delibere di promozioni e avanzamenti di carriere che vedono vincenti, guarda caso, sempre gli “unti dal Signore” vicini alla politica e a certo sindacato.

Altra gaffe clamorosa è stata commessa dalla direzione aziendale quando ha applicato impropriamente ai dipendenti ATM la legge 122/2010 (decreto Brunetta) bloccando salari e avanzamenti di parametro, i lavoratori, guidati dal legale dell’ORSA – Avvocato Daniele D’Orazio- hanno imboccato le vie legali e vinto il contenzioso che prevede il risarcimento economico del maltolto. Anche in questo caso si sarebbe potuto risparmiare denaro pubblico se l’azienda avesse ascoltato l’ORSA che in tutti i modi ha provato a spiegare l’inapplicabilità della Legge Brunetta in ATM, se una volta attivato il contenzioso Foti avesse messo da parte i livori personali e accettato la proposta di transazione con i lavoratori prima della sentenza esecutiva. Nulla di tutto questo, l’arroganza e la supponenza hanno vinto sulla saggezza, perso il contenzioso oggi l’ATM riceve periodicamente l’ufficiale giudiziario che pignora gli incassi per risarcire i lavoratori. Di questo nelle parate di facciata non si parla…
Quanto esposto è solo uno spaccato dell’altra faccia dell’azienda, la punta dell’iceberg, parte della verità offuscata con la propaganda.

L’ORSA vede oltre e non ci sta! I lavoratori che oggi non protestano perché hanno ricevuto la grazia dello stipendio quasi puntuale, chiederanno all’ORSA di rivendicare i loro diritti quando il piano industriale entrerà nel vivo dei sacrifici, quando realizzeranno che con il contratto di servizio saranno privatizzati e i loro salari derubricati come la qualità del servizio che con le privatizzazioni non è mai migliorata in nessun settore dei trasporti.
Oggi il ruolo impopolare tocca a noi e siamo pronti, ancora una volta, a tutelare il servizio essenziale pubblico, a metterci la faccia solo per ricevere domani un effimero “avevate ragione”.
E’ stata attivata la seconda fase delle procedure di raffreddamento che, conoscendo l’arroganza aziendale, condurrà allo sciopero. Non ci saranno i grandi numeri che di solito caratterizzano le lotte di questo sindacato, la propaganda e lo stipendio hanno ancora l’effetto narcotizzante, è triste ammetterlo ma è così.
Noi andiamo avanti, se fermeremo un solo bus durante la protesta servirà ad accendere i riflettori su dinamiche nefaste che presto archivieranno il servizio di trasporto pubblico locale in soffitta per dare spazio ai profitti dei privati i quali, manco a dirlo, si approprieranno solo della parte produttiva lasciano i debiti ai cittadini”.

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