Un ritorno alle origini. Quelle origini in cui il senso della vita lo si ritrova nel profumo dei vigneti, nei colori di un tramonto che fa capolino dietro un faro, nell’accogliente silenzio di “corridoi” alberati che affacciano su prati verdi. Non un immaginario paesaggio bucolico, quello appena descritto, ma una realtà in “carne ed ossa” che prende forma oltre il grande cancello in ferro che conduce nella splendida tenuta della Fondazione Lucifero di San Nicolò, un piccolo angolo di paradiso, in un altro paradiso, l’incantevole scenario di Capo Milazzo.
Questa la “scenografia” che ha fatto da sfondo alla serata evento “Il Capo, la vigna, il gelato. Cena a base di gelato gastronomico”, organizzata dalla Condotta Slow Food Valdemone e diretta dalla presidenza di Slow Food Sicilia, a base di gelato gastronomico, legata alla valorizzazione dei sapori e dei profumi di Capo Milazzo. «Un’esperienza sensoriale a trecentosessanta gradi, con un nobile scopo sociale: sostenere, con il ricavato dell’evento, a cui hanno preso parte delle 130 persone, le attività dell’associazione “Il Giglio”, il cui fiore all’occhiello è rappresentato dal progetto “Gigliopoli – La città dei bambini spensierati”», finalizzato al contrasto della dispersione scolastica e allo sviluppo delle potenzialità di minori e adolescenti socialmente svantaggiati.
E quando il piacere del palato si unisce al piacere di una buona azione, il risultato non può che essere di alto livello o, in questo caso, di alta cucina. Come quella abilmente proposta dal giovanissimo e vulcanico Davide Guidara, originario di Benevento, che a soli ventitré anni ha già ottenuto il titolo di miglior chef della Sicilia. Lo osserviamo mentre, con fare da chef navigato ma al tempo stesso emozionato come fosse sempre il primo giorno tra taglieri e fornelli, impiatta con delicatezza i 130 piatti pronti per essere gustati tra i tavoli allestiti nel cortile della tenuta; lo incontriamo a fine serata con il volto, decisamente più rilassato, di chi sa di avere fatto, nonostante condizioni organizzative non semplici, un ottimo lavoro: “Sono contento che sia andato tutto bene – commenta con inconfondibile accento campano – la cosa che mi ha preoccupato di più è stata la preparazione del primo, (maccheroni di Tumminia con gelato di maiorchino, cicorietta rossa di campo e lime ndr), ma credo che alla fine anche quelli siano piaciuti”.
Un’affermazione che trova certezza nella soddisfazione culinaria impressa nei sorrisi di coloro che hanno preso parte alla serata. Una serata resa ancor più saporita dalle sapienti e affascinanti spiegazioni degli esperti del mestiere, coloro che, piatto dopo piatto, bottiglia dopo bottiglia, hanno fatto comprendere l’importanza del sapere com’è fatto ciò che si mangia.
Ad introdurre la serata, con il compito di intrattenere la mente in attesa di “addolcire” il palato, Rosario Gugliotta, presidente di Slow food Sicilia, affiancato da Andrea Mecozzi, fondatore del network Chocofair, nonché selezionatore di cacao. Frizzante al punto giusto la presentazione dei vini, nonché delle vigne “madri” del Planeta che trova vita nella tenuta della Fondazione Lucifero, fatta da Dario Piluso, Brand Ambassador Planeta. Immancabile la presentazione al “pubblico” dei quattro esponenti di spicco della Conpait Gelato che hanno accettato di buon grado l’invito di Slow Food, lavorando fianco a fianco col giovane chef campano: Giovanna Musumeci della storica Pasticceria, Gelateria Santo Musumeci di Randazzo, presidente regionale di Conpait Gelato e straordinaria artigiana del gelato; Osvaldo Palermo, della rinomata Fiordipanna di Arese specializzato nei gelati a base di caseinat; Fulvio Massimino de Il Bellavista di Acireale, che si è cimentato nella rivisitazione di uno dei più apprezzati piatti estivi nazionali; Rosario D’Angelo, proprietario della milazzese Siké, che ha spiegato la sua personale interpretazione del gelato di massa prodotto con una speciale selezione di cacao Domori.
Ruolo fondamentale quello svolto nel dietro le quinte da Martina Imbesi, che con inconfondibile tocco femminile ha ben oleato i meccanismi della macchina del gusto “messa in moto” nella tenuta della Fondazione.
Lì dove, come detto, trova spazio il preziosissimo lavoro educativo svolto nell’ambito del progetto Gigliopoli, presentato dal barbuto Enzo, tra i fondatori dell’associazione no profit “Il Giglio”. «Finora – racconta Enzo con genuino entusiasmo da bambino sognatore – abbiamo sempre lavorato in silenzio, a testa bassa, perché l’unica cosa che davvero ci interessa è il benessere di questi ragazzi meno fortunati. Gigliopoli è davvero qualcosa di grande e straordinario, e l’idea di creare qui un semi convitto rappresenta un progetto ambizioso in cui però crediamo davvero. Questo è un luogo speciale in cui è possibile rigenerarsi e soprattutto riscoprire la vera bellezza di quello che ci circonda e di cui possiamo godere».
Una bellezza che è la bellezza, spesso dimenticata, o forse mai conosciuta, della nostra provincia.
Elena De Pasquale
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