Non piace, se ne faccia una ragione. Rosario Crocetta non piace ai siciliani, nè come governatore, nè come uomo. La giornata di ieri, l’altalena di notizie a sfavore e favore del presidente della Regione, ne è stata prova evidente.
Crocetta è stato virtualmente lapidato solo sulla scorta di un silenzio. Nessuno, uomo della strada o politico che fosse ( a parte il senatore Beppe Lumia) ha dato spazio al dubbio, se non alla certezza che lui, l’uomo antimafia per eccellenza, avesse davvero ascoltato la, vera o presunta, frase di Tutino e, in quel caso, sarebbe insorto contro l’amico di sempre.
Che poi, diciamolo, lo stesso Crocetta, nella sua difesa “non c’era campo, non l’ho sentita”, non nega l’ipotesi che dalla bocca del suo medico personale possa essere uscito il pronostico di morte contro Lucia Borsellino. Sarebbe stato logico avesse detto: “Escludo assolutamente che Matteo Tutino abbia potuto formulare una frase così feroce”.
Rosario Crocetta ieri è stato “condannato” solo su basi d’accusa, senza prove certe, e “Pubblico Ministero” è stato quel Pd con il quale, solo qualche giorno fa, aveva sancito pace attraverso la nomina di Baldo Gucciardi ad assessore alla Sanità. Un do ut des che aveva fatto deporre l’ascia di guerra al partito democratico, sino a pochi giorni prima indirizzato all’andata al voto regionale.
In due diversi comunicati, nel prima e dopo nota della Procura ( che smentiva la presenza agli atti dell’intercettazione) Antonello Cracolici, capogruppo Pd all’Ars, aveva seguito l’onda contro e pro Crocetta. Nel primo ne voleva le immediate dimissioni; nel secondo invitava alla riflessione e parlava di stampa disinformata.
Cracolici ma non solo. Altri, tanti da non citarli tutti, hanno fatto una retromarcia da record, e ognuno cercava di arrivare prima degli altri a mostrare solidarietà per l’infamia subìta al presidente della Regione. Senza contare che l’infamia ( se davvero è così) di uno l’hanno fatta diventare l’infamia di tutti, loro per primi, chiedendo a gran voce: “Pulizia al palazzo”, “Crocetta si dimetta”.
Ecco perchè, oltre al politico è l’uomo a non piacere. Perchè un silenzio non fa colpevolezza e, se il presidente della Regione fosse stato umanamente stimato, nessuno avrebbe creduto fosse capace di condividere un ignobile augurio di morte. Perchè di questo si tratterebbe, o si sarebbe trattato, se vale la regola: chi tace acconsente”.
“Volevano farmi fuori e per poco non ci sono riusciti”- ha detto nella tarda serata di ieri il presidente Crocetta. Una frase che lascia intendere che, nonostante il pubblico ludibrio, la pre-condanna, lui non demorde e rimane in sella. Cos’altro vuole, Crocetta, per capire che non piace ai siciliani? Che esista o meno l’intercettazione.
Fossi Crocetta, mi dimetterei.
Patrizia Vita
(1808)