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Ente Porto e Autorità Portuale: la diatriba continua…

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strettotrasportiIn queste ultime settimane sembrava che tra Ente Porto ed Autorità Portuale fosse scoppiata la pace, come se i tanti ricorsi giudiziari di vario tipo si fossero d’incanto risolti, creando le premesse per parlare di fatti concreti e non solo di contenziosi. In realtà così non è, in quanto i motivi del contendere sono ancora tutti in essere. Infatti, da un lato vi è la Regione Siciliana che dovrebbe rinunciare alla titolarità delle aree che fanno parte del patrimonio dell’Ente e dall’altro troviamo una struttura costituita da una legge nazionale che dovrebbe incamerarli, senza alcun indennizzo, con buona pace del federalismo fiscale.

I sostenitori della rinuncia da parte della Regione utilizzano un tema serio, quale la mancata istituzione dopo oltre cinquant’anni del “punto franco”, ma nessuna autocritica sul perché, uno strumento che altrove ha creato benessere, nelle nostre contrade non ha ricevuto l’attenzione che meritava. Altro elemento di forza, portato avanti con dovizia di particolari, è il Piano Regolatore del porto ed il connesso ripristino del water-front, il cui degrado è attualmente visibile lungo la fascia costiera prospiciente la zona urbana.      

Uno dei punti qualificanti dell’attività svolta dal Comitato portuale, riguarda il turismo crocieristico che in questi ultimi anni ha registrato un considerevole sviluppo, ma che si appresta a vivere il 2014 con una certa apprensione vista la riduzione degli approdi nel nostro porto di alcune importanti compagnie di navigazione, che hanno previsto per l’anno prossimo un ridimensionamento della loro presenza nel Mediterraneo.

Questi in estrema sintesi, i principali punti di forza e di debolezza dello specchio acqueo in cui si riflette la stele della Madonna benedicente, che da soli ed in assenza di un vero “sistema città”, non possono svolgere in modo proficuo le funzioni di traino all’economia del territorio. Anche se mai riconosciuto ufficialmente, una delle lacune della legge istitutiva dell’Autorità Portuale di Messina è l’assenza, in seno al Comitato di gestione, di rappresentanti dei settori trainanti del tessuto economico locale, all’incirca l’85% secondo dati recenti; infatti, sono ben presenti le categorie riguardanti le attività marittime e industriali, ma non quelle percommercio e turismo non lo sono. E questo in un porto che è ad un tiro di schioppo dal centro storico e dalla principale piazza cittadina. A questa mancanza si potrebbe ovviare con modi e criteri adeguati, per predisporre programmi in grado di riflettere effetti positivi su un più ampio bacino cittadino, utilizzando meglio la presenza in città delle migliaia di passeggeri che non scelgono le escursioni fuori città. Ma è riduttivo ipotizzare lo sviluppo futuro di Messina legato solo al “piano regolatore del porto” ed alle “navi da crociera”, e purtroppo le vicende politiche degli ultimi anni con ben tre commissari e l’attuale stato delle finanze comunali non sono stati un buon viatico. La nuova amministrazione insediatasi a Palazzo Zanca ha quindi un compito arduo ed è auspicabile che possa in questo suo sforzo, fare affidamento sull’appoggio del Presidente Crocetta, anche per il tramite dell’Ente Porto; che non deve abbandonare l’ipotesi del punto franco, anche se in luogo diverso dalla “falce”.

E’ arrivato il momento di mettere da parte la cura dei piccoli particolari e prevedere un pieno coinvolgimento di tutti gli attori che possono avere un ruolo nella stesura di un “progetto Messina”, capace di fare uscire il capoluogo ed il territorio di riferimento, dallo stato di degrado economico e sociale che ormai da anni la fa da padrone nelle nostre contrade.

Aurelio Giordano   

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