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“Volevo essere brava!”, in scena alla Chiesa Santa Maria Alemanna

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messina-santa-maria-alemannaAttesa per l’ottavo appuntamento della rassegna “Atto Unico” 2014-2015 di QAProduzioni. Paride Acacia, impegnato nell’edizione del ventennale di Jesus Christ Superstar in teatro, per la regia di un altro messinese d’eccellenza, Massimo Piparo, sceglie per Atto Unico di stare dietro le quinte. Sua, infatti, la regia di “Volevo essere brava!”, per la produzione Efremrock e Compagnia Vaudeville.

Liberamente tratto da “Il Corpo giusto” di Eve Ensler, con i movimenti coreografici di Sarah Lanza, porta in scena Gabriella Cacia, Laura Giannone, Elvira Ghirlanda, Rita Lauro, Anna Musicò, Francesca Gambino, Giovanna Verdelli.

Volevo essere brava!” è in cartellone domenica 1 marzo alla Chiesa di Santa Maria Alemanna, in pomeridiana alle 18 e in serale alle 21.

“Vedo questo spettacolo – commenta Auretta Sterrantino, direttrice artistica della rassegna – come un obiettivo puntato sulla contemporaneità. Uno spettacolo che ci consente di entrare nella vita di molte donne, denunciando senza remore ma con lucida ironia, una preoccupante deriva dei costumi”.

“Lo spettacolo – si legge in presentazione – si basa su un testo irriverente ed anarchico ‘vomitato’ in scena in maniera asciutta, dietetica, light. Un viaggio alchemico, una discesa all’inferno delle spa e delle palestre più alla moda, sotto regimi alimentari tirannici e assurdi. Corpi costantemente siringati e in ‘forma’ pronti per la vetrina della società liofilizzata.  In ogni donna prevale il desiderio di avere un corpo ‘giusto’; desiderio che nasce, esiste e mai muore al di là di qualunque differenza etnica, età anagrafica e classe sociale, perché tenuto costantemente in vita da un martellamento mediatico capitalistico globalizzato che suggerisce/impone un corpo senza rughe, senza cellulite, senza pancia, con seni vigorosi, labbra carnose, fianchi invisibili. Bisogna essere perfetti. Anzi giusti! e una siringa di botulino che tira la faccia rende l’anima e lo spirito migliori”.

“La mia regia? Scarna, priva di orpelli, ma non semplice – racconta Paride Acacia –. Dire una regia pop sarebbe azzardato, ma è così: più sotto le righe che sopra le righe. Una regia che tenga conto degli attori, una regia che uccida il regista in favore dell’attore, un attore non diretto ma accompagnato. Il regista non dovrebbe neanche apparire in locandina”.

“Attraverso le mie coreografie – aggiunge Sarah Lanza – vorrei esprimere la dimensione dittatoriale della bellezza e della perfezione e l’angoscia che dietro questo regime si cela”.

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