teatro le quattro stanze

Viaggio nel “Paese dei Balocchi” con Campolo e Ministeri. Le “Quattro Stanze” di un progetto – laboratorio

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teatro le quattro stanzeIl progetto/laboratorio nel “Paese dei balocchi” che accompagnerà il pubblico messinese fino a giugno si articola in quattro “stanze segrete”. Il primo, quello che curi tu, è “Istinto”, seguiranno “Solitudine”, “Inganno” e “Amore”. Perché ad Angelo Campolo l’Istinto? Come è avvenuta l’assegnazione di queste quattro letture, anzi riletture, della favola di Collodi?

“Abbiamo deciso di leggere sotto quattro punti di vista il romanzo seguendo l’andamento cronologico della vicenda dal primo al quindicesimo capitolo, quello in cui il burattino viene impiccato. In questa logica vediamo quindi nascere il pezzo di legno con la sua carica dirompente e fisica. Per questo, essendo il mio lavoro incentrato principalmente sul corpo e sull’espressività corporea, abbiamo deciso di dare a me l’istinto. Abbiamo, invece, affidato la solitudine all’uomo più maturo di noi, Annibale (Pavone). Abbiamo deciso di giocare sulle note del musical per quello che riguarda l’inganno, cioè la vicenda del Gatto e la Volpe, parte che è quindi affidato a Paride (Acacia) ed infine di concludere con l’amore affidandolo a Giacomo (Ferraù)”

Quanto di attuale c’è in Pinocchio e come hai cercato di farlo emergere nel tuo lavoro?

“L’attualità di Pinocchio, se ci guardiamo intorno, è fortissima, in particolare rispetto all’esigenza che c’è di apparire a tutti costi e di mentire non solo agli altri ma anche, e soprattutto, a noi stessi. Non ho cercato di rincorrere a tutti i costi l’attualità del romanzo, ma ho lasciato che ci guidassero le ombre dei suoi archetipi (riconosciute in tutto il mondo). Gran parte dell’ispirazione poi è arrivata dalla composizione umana del gruppo.”

Perché l’idea di un laboratorio permanente e non invece uno spettacolo “classico”? Quanto e come cambia “Istinto” da un giorno all’altro?

“Questo è un progetto che prosegue la nostra attività pedagogica sul territorio. Questo laboratorio nasce con un intento pedagogico che deriva dal significato che noi diamo all’esperienza teatrale, esperienza che per noi deve essere di massima apertura. L’intento è, quindi, quello di permettere ai ragazzi di fare i conti con stili diversi e di rapportarsi col pubblico. L’idea di incontrare più volte il pubblico risponde a questa esigenza.”

Come è avvenuta la stesura del testo di “Istinto”?
“È avvenuta a seguito dell’incontro coi ragazzi. Non avrei potuto scrivere lo stesso testo con altri ragazzi. Penso che didatticamente, nel tipo di lavoro che faccio, non avrebbe senso imporre un testo precostituito. Lascio sempre uno spazio di sorpresa e di scoperta da indagare con tutto il resto del gruppo.”

Qual è stato l’aspetto più difficile da gestire nel mettere in scena questo spettacolo, dal punto di vista organizzativo, tecnico e/o artistico?
“Non saprei. Forse, l’aspetto più difficile è quello di non lasciarsi tentare dal “fare regia” in senso tradizionale. Cerco sempre di stare “al servizio” dello spirito laboratoriale e di ricerca che anima il mio lavoro.”

Tu, che già da vari anni lavori nella realtà messinese cercando di formare nuovi attori e avvicinare soprattutto i giovani al mondo del teatro – e quindi dell’arte-, hai notato qualche cambiamento, nel bene o nel male, nel corso della tua attività, da un anno all’altro?
“Assolutamente! In questo momento c’è un trionfo di laboratori a Messina, il che è sicuramente un segnale positivo. Passa il messaggio che c’è fame di teatro inteso come “spazio assembleare” dove parlare con un linguaggio speciale in cui l’incontro umano diventa fondamentale”.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? A cosa stai lavorando?
“I miei prossimi progetti sono di trasferirmi a Palermo per iniziare le prove dell’ “Onorevole” di Sciascia diretto da Vetrano e Randisi prodotto dal teatro Biondo. Poi rientrerò a marzo per proseguire “LAUDAMO in città” al Vittorio Emanuele.”

“Portare i messinesi a teatro non è facile”. Eppure, partenza col botto per “Laudamo in città”
Qual è il bilancio di questi primi giorni di “Laudamo in città”?
“Ti rispondo coi numeri che parlano abbastanza chiaro. Lo spettacolo precedente al nostro “Ritratto di signori”, che non fa parte del nostro progetto, ha fatto circa 60 persone in 2 giorni. Noi abbiamo superato i 350 in 3 giorni. Il primo bilancio quindi non può che essere positivo e già abbiamo un trecento prenotazioni per i prossimi giorni. Io punto a fare 1000 spettatori per Istinto. Si parla di numeri pazzeschi per la Laudamo.”

 La cultura vive un momento tragico, in tutta Italia, per quanto riguarda in particolare l’aspetto strettamente economico. La DAF come si difende? Il progetto “Laudamo in città” com’è stato finanziato?
“La DAF ha ricorso in passato all’autofinanziamento e ora sta cercando di inventarsi nuovi meccanismi di finanziamento provando a mantenere un livello culturale alto (anche se il livello sono gli altri a doverlo giudicare) e nello stesso tempo producendo cose che siano commerciali, nel senso buono del termine. Il problema grossissimo è che i soldi dagli enti pubblici diminuiscono e ci sono pochi privati che investono. Per questo noi ci siamo inventati l’autofinanziamento. Per quanto riguarda “Laudamo in città”, è parte integrante del programma del Vittorio Emanuele, è stato approvato dal teatro e verrà da questo finanziato.”

 La DAF è diventata una realtà importante nel panorama culturale messinese. Non è forse esagerato definirla la più importante. Quali e quanti degli obiettivi con cui è nata sono stati finora raggiunti? Nel corso di questi anni la risposta della città alle iniziative da voi promosse è stata rispondente alle aspettative?
“Abbiamo sempre voluto fare attività teatrali, di spettacolo, rivolte ai giovani e fatte dai giovani. Quindi, questo è stato raggiunto ma l’obiettivo si rinnova ogni giorno. La città ha risposto bene. Certo, è una città difficile, complicata. A Messina non è facile portare le persone a teatro per tanti motivi. È bene dire questo: il vero problema del teatro italiano è il pubblico perché è un pubblico abbastanza in là con l’età e che comincia a venire meno. Si è fatto poco lo sforzo di lavorare su un nuovo pubblico. Si tratta di un problema nazionale collegato anche con la crisi economica. Tant’è che abbiamo suggerito all’Ente Teatro un prezzo molto basso dei biglietti della Laudamo: 5 euro, ridotto di 2.50 per il principio che è giusto pagare a teatro ma che per ora è difficile. Certo, noi non ci possiamo lamentare: il pubblico lo abbiamo sempre avuto. L’anno scorso alla Laudamo, col teatro Vittorio Emanuele chiuso, abbiamo portato più di 500 euro. Ovviamente Angelo fa anche un lavoro molto riconoscibile.”

Hai parlato di un problema italiano. Cosa cambia all’estero rispetto all’Italia?
“All’estero cambia che fanno cose belle e moderne che piacciono ai giovani: tutte le tradizioni vanno rinnovate. Se in questo momento fai uno spettacolo di 3 ore la gente non viene: bisogna fare una cosa moderna, vedi ad esempio il Festival di Edimburgo che, a mio parere, è molto più bello di quello di Avignone. Un esempio per tutti, lo spettacolo Arancia Meccanica che vidi, proprio ad Edimburgo, con Gabriele Lavia il quale mi disse: “vedi Giuseppe, quelle robe dovremmo fare in Italia…”. E poi , sempre al festival di Edimburgo, sono sempre presenti le compagnie russe, davvero le migliori forse a livello mondiale. Certo, non tutto l’estero è bello. Tra i paesi meridionali l’Italia è messa meglio di molti altri.”

 DAF è prevalentemente ma non solo teatro. Di che altro vi occupate?
“È chiaro che la nostra attività prevalente è quella teatrale ma facciamo anche cinema, abbiamo fatto alcune pubblicazioni sul cinema: una su Adolfo Celi, una su Antonioni, un’altre “Moravia e il cinema”. Abbiamo prodotto due documentari con rai cinema, uno sul Padrino di Coppola girato in Sicilia e uno su Pirandello. Facciamo anche editoria. Direi che un 75% della nostra attività è teatro e un 25% è diviso tra cinema e altro.”

Una città senza teatro è una città incivile. Condividi questa affermazione? Messina è rimasta un anno senza teatro. È anche, in un certo senso, colpa dei messinesi? Altrimenti detto, quanto, a tuo avviso, i messinesi tengono al loro teatro?
“Si, condivido la tua prima affermazione. Per quanto riguarda la tua seconda domanda, credo sia colpa dei messinesi come qualsiasi cosa che non va bene in città perché non può essere colpa solo degli amministratori. Ho dei dubbi su quanto Messina tenga al proprio teatro e non solo a questo ma anche a molte cose anche più decisive del teatro stesso. Ora mi spiego, ricordo quando ero a scuola e facevo gli scioperi anti-tir sul Boccetta: io manifestavo mentre nessuno che abitava sul Boccetta scendeva a protestare con me. Purtroppo, nostra caratteristica, ed è abbastanza noto, è che ci occupiamo poco dei problemi della cosa pubblica se non ci toccano direttamente. Quindi, se il teatro chiude è un problema di Ministeri, non di me cittadino qualunque. Durante l’annodi chiusura, infatti, non ho visto manifestazione forti e concrete da parte della cittadinanza.”

Quali sono le maggiori difficoltà con cui ti devi scontrare nello svolgimento del tuo lavoro? Qual è il rapporto con l’amministrazione locale e regionale?
“Le maggiori difficoltà sono due: 1. La non puntualità nei pagamenti da parte degli altri nei miei confronti. Ho una quantità di arretrati pazzesca e questo è un problema enorme, comune a tutte le imprese italiane, perché mi costringe, a mia volta, a ritardare nei pagamenti che debbo fare io, una condizione davvero spiacevole; 2. La mancanza di professionalità da parte di tanti e su tanti fronti ma anche questo non è solo un problema messinese, lo vedo anche a Roma.
Il rapporto col Comune, con l’amministrazione Accorinti, è completamente nullo. Ti faccio un esempio, ho cercato l’assessore alla cultura, Perna, per invitarlo ad “Istinto” e dal Comune mi hanno risposto che lui non è solito andare a manifestazioni che si svolgono di sera. Considerato che le manifestazioni culturali si svolgono prevalentemente la sera…
Con l’amministrazione regionale il rapporto è costante e consolidato. Noi siamo riconosciuti dalla Regione (così come dal Ministero) e quindi ritenuti tra le migliori 15-20 compagnie teatrali regionali. Siamo in seconda fascia e, dai numeri, siamo considerati tra le prime due compagnie messinesi. Colgo l’occasione per fare i miei migliori auguri a Cleo Li Calzi neo Assessore Regionale al Turismo, Sport e Spettacolo.”

Cosa avete in cantiere per il dopo “Laudamo in città”?
“Quattro cose: serie web “A famigghia” che riprende il film di Coppola in sei puntate da cinque minuti l’una, è un progetto finanziato dalla regione;  Un prodotto televisivo, un documentario sull’Amleto, sempre finanziato dalla regione, che poi verrà trasmesso rai5;  Una produzione teatrale con l’accademia Silvio D’amico con cui stiamo avviando una collaborazione quest’anno;  Uno spettacolo sul testo di Calvino “Le città invisibili” che verrà realizzato il prossimo anno in occasione dei trent’anni dalla morte di Calvino.
E poi, stiamo già lavorando a “Laudamo in Città” seconda edizione…!”

Livia Satullo

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