David Grossman, il grande scrittore israeliano, all’inizio dell’estate sarà in Sicilia, ospite del “Taobuk”. Un’unica tappa per il grande scrittore, per presentare il romanzo Applausi a scena vuota (Mondadori), ultima sua fatica letteraria.
Un altro obiettivo centrato per la kermesse letteraria, fondata nel 2011 da Antonella Ferrara, presidente del festival e al timone della manifestazione insieme al giornalista e scrittore Franco Di Mare, che presiede il comitato scientifico. L’evento, a ingresso libero, sarà ospitato nella Perla dello Jonio il prossimo 23 giugno alle, 20.00, nell’esclusiva Sala Chiesa del San Domenico Palace.
Difensore della pace, anche se la pace non l’ha mai conosciuta. «Neppure per un istante», ha ricordato più volte, quasi ad evocare un miraggio, spazzato via dai venti di guerra. Alfiere dei diritti umani, David Grossman non ha mai perso la capacità di ascoltare e capire. Sempre pronto a riaffermare, attraverso la sua impareggiabile scrittura, il credo laico della tolleranza verso l’altro. E nessuno meglio dell’autore di Vedi alla voce: amore ha saputo esaltare nelle pagine di un libro l’arricchimento che deriva dal dialogo e dalla convivenza con l’altro. Tra i massimi scrittori viventi, il narratore e saggista israeliano si è fatto così ambasciatore nel mondo di un messaggio altamente civile, democratico.
«La conferma ufficiale – annuncia Antonella Ferrara – è arrivata due settimana fa, negli stessi giorni in cui Grossman era intento a commemorare nella sua tormentata Gerusalemme le 70.000 vittime di un conflitto ormai secolare che sembra non voler mai finire. Una strage continua di militari e civili, che pone Grossman tra i più convinti sostenitori di una celere pace. ”Aspettando Taobuk”, così abbiamo voluto rubricare l’incontro. La partecipazione di uno dei maggiori intellettuali della cultura mediterranea costituisce infatti, per le tematiche a lui care, una preziosa anteprima della quinta edizione del festival, che rifletterà quest’anno sulle dinamiche dello “scontro sociale”e su gli“ultimi muri” da abbattere, al pari del muro di Berlino, a lungo simbolo di contrapposizione ideologica, sociale, politica ed economica».
Il festival Taobuk è voluto e sostenuto dall’amministrazione comunale guidata da Eligio Giardina. Anche quest’anno il programma, che dal 19 al 25 settembre coinvolgerà l’intera città di Taormina, si annuncia particolarmente ricco di nomi, iniziative, sorprese: non solo libri, ma mostre, worshop, installazioni e tanto altro ancora; insomma una declinazione di tutte le varie arti nel segno delle belle lettere, senza contare la sezione dedicata al food, come conviene nell’anno di Expo.
Ma torniamo all’incontro con Grossman, la sua presenza è dunque perfettamente in linea con lo specifico concept di Taobuk 2015, appunto “Gli ultimi muri”: laddove prevale il rifiuto delle ragioni degli “altri” o l’uso di bollare le differenze come negazione dell’eguaglianza. Muri razziali, muri economici, muri religiosi, soprattutto muri politici, in Siria come in Turchia, per fare degli esempi.
«Come anticipato – osserva ancora Antonella Ferrara –, abbiamo voluto evidenziare un nodo cruciale della contemporaneità che è lo “scontro di civiltà”. Taobuk 2015 si chiederà e chiederà agli interlocutori ospiti qual è oggi il ruolo che esercita la cultura nell’apertura verso il dialogo e l’integrazione. L’incontro con Grossman sarà, ribadiamo, l’occasione per anticipare l’approfondimento su questi temi, attraverso un autore che ha saputo farne materia viva».
Agli appassionati lettori di Taobuk, Grossman presenterà il suo più recente romanzo Applausi a scena vuota, intitolato così perché l’azione si apre su un palcoscenico deserto mentre un grido echeggia da dietro le quinte, zittendo il pubblico in sala. Un uomo esile piomba sul palco: è il comico Dova’le. In platea c’è un intruso, che è venuto spinto da una telefonata inattesa: è il giudice Avishai Lazar, amico d’infanzia di Dova’le, che appena quattordicenne, al campeggio paramilitare, era stato raggiunto dalla notizia della morte di un genitore. L’adolescente deve partire per arrivare in tempo al funerale. Ma chi è morto? il padre o la madre? Nessuno ha avuto il coraggio di dirglielo, o forse lui non ha compreso. Ha un viaggio intero nel deserto per torturarsi con l’angoscia di un calcolo oscuro che gli avvelena la testa: il padre o la madre? Sono passati quarant’anni. Il ragazzino di allora, che camminava a testa in giù perché solo da quella posizione riusciva ad affrontare il mondo, è ancora impigliato nell’estremo tentativo di venire a capo di quella giornata lontana.
Non sveliamo di più, ma universale è l’assunto di questa storia che si svolge a Netanya, piccola cittadina a Nord di Tel Aviv. Grossman ritorna sempre a ispirarsi nel seno della sua terra. E in lui, ateo, continua a parlare con parole semplici uno spirito profondo di solidarietà, che vuole condividere con il lettore le angosce e soprattutto i valori dell’uomo.
(269)