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“Salvami l’anima”: un romanzo al confine tra follia e normalità. L’esordio di Serena Manfrè

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serenamanfrèNormalità? Una condizione che non esiste! Così per la giornalista messinese trapiantata in Spagna, Serena Manfrè, che ha presentato ieri, nell’affollatissimo soppalco della libreria Doralice, la sua prima fatica letteraria: Salvami l’anima (Edizioni Smasher, pp. 336, € 15,00). Un romanzo corale  in cui il labile confine tra la cosiddetta “normalità” e la follia si dissolve in un percorso catartico, che porterà i protagonisti a liberarsi dalle proprie ossessioni e a raggiungere quella felicità che si realizza solo nell’equilibrio. «Non si guarisce mai ― ammonisce Serena Manfrè. Si punta a stare bene e l’equilibrio si raggiunge con l’accettazione di sé». A introdurre il volume la giornalista Elisabetta Raffa, che conduce il lettore nella dimensione del sogno, distintiva dell’intera costruzione narrativa, e svela la presenza di ben otto finali. Ma chi sono i personaggi che popolano le pagine di questo libro? Uomini e donne affetti da differenti patologie che sentono la necessità di salvarsi. Insieme a loro anche i medici che si occupano di assisterli nel percorso di “salvezza”, distanti, così come i pazienti, da quell’ideale di normalità preconfezionato e non conforme alla realtà. Ognuno di loro con una propria peculiarità che l’autrice spinge all’estremo del caricaturale creando il “tipo”, nel quale ogni essere umano potrà riconoscersi e vedersi rappresentato. A supportare e arricchire la caratterizzazione dei personaggi, all’interno del volume, le illustrazioni firmate da Amalia Caratozzolo, nonché autrice della copertina, con l’utilizzo della tecnica xilografica (incisione di immagini su linoleum, le matrici, successivamente inchiostrate e utilizzate per la realizzazione di un soggetto mediante la stampa con il torchio). «Ogni personaggio ― spiega l’illustratrice ― rappresenta una categoria ed è a sua volta rappresentato da un simbolo che ne racconta la peculiarità». Il luogo in cui si svolge la narrazione è tutto fuorché un nonluogo, piuttosto un altrove dove si realizza l’incontro dei diversi personaggi che entrano in relazione tra loro. Un luogo nato per caso ― chiarisce l’autrice. Piuttosto, una scelta logistica per creare un punto di incontro fra i numerosi protagonisti. Il tempo è un altro tempo, non quello lineare dell’orologio a cui siamo abituati, perché Rocca de Guelfón, il fantomatico centro di salute mentale, dove tutte le storie convergono  e si svelano è più una dimensione spirituale, dell’anima. La stessa autrice parla del suo esordio letterario come “di una frase messa da parte per mesi” che arrivata a maturazione ha, pian piano, preso forma senza che vi fosse un progetto preciso. «Anche l’aspetto ironico-comico che caratterizza il libro è scaturito da sé ― precisa Serena Manfrè. Puntavo solo al lieto fine perché volevo far arrivare un messaggio positivo». «La psicoanalisi ― continua ― a cui si fa cenno nel testo, è solo uno spunto per raccontare le peculiarità di ciascun personaggio, ognuno dei quali intraprende un proprio percorso, che è il percorso dell’Amore in cui io credo». Presente all’incontro anche l’editore, Giulia Fasolo, che ha creduto fermamente nel lavoro di qualità di Serena, nelle sue capacità narrative e di scrittura, e ha definito il romanzo come «ciò che i lettori vogliono leggere». Non ci resta, dunque, che augurare, al lettore curioso, un buon ritiro a Rocca de Guelfón, tra le pagine di Salvami l’anima, a “caccia” del personaggio dal quale più si sente rappresentato e di quello spunto che possa farlo approdare alla vera felicità.

Giusy Gerace

 

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