Il 19 e il 20 ottobre, ai Magazzini del Sale, arriva “Marika” per la regia di Michelangelo Maria Zanghì. In attesa di andare a teatro, abbiamo fatto un paio di domande a Riccardo Bonaventura, autore della locandina.
Veniamo accolti nella casa-studio di Riccardo, il più piccolo della famiglia Bonaventura. Madre scenografa, padre critico teatrale e fratello regista. Una famiglia senza alcun dubbio stimolante. Lui, Riccardo di anni ne ha 41 e dopo aver vissuto a Milano, lavorando come giornalista per Onda TV, ha poi deciso di intraprendere la strada del grafico. Da qui, si trasferisce nuovamente a Messina e dopo aver collaborato con Prima Officina, decide di mettersi in proprio. «Mi piace occuparmi di diversi aspetti della comunicazione – racconta Riccardo – ma la grafica è sicuramente la cosa in cui mi sento più a mio agio».
La comunicazione visiva, diventata fondamentale per qualsiasi tipo di progetto, ha diversi modi di approccio, di stili, svariate applicazioni e campi d’azione. Quelli di Riccardo vanno dal teatro all’animazione, dalla pubblicità alle installazioni visive, «il teatro però – dice Riccardo – è la cosa che preferisco, perché mi sento libero di esprimermi. Di solito leggo il testo e mi confronto con il regista o se posso vado a vedere le prove. Cerco di cucirmi addosso il progetto e allinearmi a quello che poi sarà raccontato sul palco».
Un mestiere “filtro” ci verrebbe da dire che deve tener conto di diversi aspetti, «il mio – prosegue – è un lavoro di costante ricerca. Cerco di essere sempre aggiornato e di capire quello che succede in giro per il mondo per dare a ogni progetto la sua personalità. Adesso mi dedico soprattutto alle “illustrazioni concettuali”, mondo che ho scoperto da un paio di anni. Ho sentito di dover aggiungere qualcosa ai miei lavori. Ho provato e mi sono divertito. Sicuramente Magoz – artista designer spagnolo – è quello che mi ispira fra tutti. Fa dei lavori super intelligenti e bellissimi».
Uno stile, quello di Riccardo Bonaventura, che si esprime attraverso forme talvolta sognanti, lineari, leggere, pulite e contemporanee. «Alle volte – continua Riccardo – alcune locandine hanno ispirato lo spettacolo, come il vestito di Mostrocaligola indossato da Monia Alfieri o quello di Ninni Bruschetta in Il mio nome è Caino. Questa influenza dell’illustrazione sulla scena mi gratifica e mi fa divertire quando succede. Mi piacerebbe lavorare con la Compagnia Scimone Sframeli o anche con Tino Caspanello, anche se Cinzia Muscolino è davvero bravissima».
Insieme al mondo visionario della grafica però, Riccardo collabora anche con Area Odeon, intesa nata durante OttoEventi e il Kernel del 2015 e proseguita con il Laser Symphony al Chiostro della Provincia e questa estate in Fiera con un’installazione visiva presentata insieme alla musica della violinista Maria Fausta Rizzo. «Vorrei lavorare ancora sulla Fiera, che è forse l’unico spazio grande di Messina con grandi potenziali – dice Riccardo – e magari organizzare il Festival delle Luci, progetto che avevamo già presentato nel 2017 alla città. Sarebbe un evento per creare non solo indotto economico e turistico ma anche valore sociale, per creare senso di appartenenza».
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