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Quattro chiacchiere nella Terra di Mezzo. A colloquio con Paolo Gulisano e Roberto Fontana

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tn P1080801«Una stella brilla sull’ora del nostro incontro… », un astro che questa mattina risplende ancor più luminoso perché il momento tanto atteso è arrivato. È partita dalla libreria Doralice l’avventura del primo raduno tolkieniano della Sicilia: “Eriador”. Per celebrare il  60° anniversario della pubblicazione de La Compagnia dell’Anello  di J. R. R. Tolkien, tre associazioni messinesi — La Contea, Demetra e Terremoti di Carta — hanno unito le forze per far incontrare tutti coloro che sono attratti da questo affascinante universo. Tavole rotonde, laboratori di lingua elfica, sfilate in costume, duelli d’arme ma anche gara culinaria e mostra di cimeli, tutto all’insegna della grande narrativa del Professore di Oxford.

E stamane, a rompere il ghiaccio sono state le guest star dell’evento: Paolo Gulisano, medico e grande studioso di Tolkien, sul quale ha pubblicato diversi volumi e riflessioni, e Roberto Fontana, laureato in Ingegneria Nucleare, docente di Matematica e Fisica al Liceo e grande esperto dei sistemi di scrittura elfici e tradizionali. I due ospiti si sono confrontati con il pubblico appassionato e curioso che ha partecipato con grande interesse all’appuntamento.

Li abbiamo incontrati anche noi di Normanno per una chiacchierata. Paolo Gulisano, tra i fondatori dell’associazione “La Contea” si è dichiarato soddisfatto di questa iniziativa che si concretizza «dopo i primi passi pioneristici compiuti dall’associazione tolkieniana messinese». «È un evento — ha spiegato — che investe perfino gli aspetti ludici, la cucina, i giochi di ruolo, perché Tolkien è anche questo. È  indubbiamente uno dei più grandi scrittori del XX secolo, non solo di genere. Non è unicamente autore di letteratura fantastica, considerata spesso di serie B, poiché produzione letteraria di evasione destinata ai ragazzi. Tolkien ha, invece, riportato in auge la letteratura dell’immaginario, quella più antica che affonda le radici nella mitologia, nell’epica. In questi 60 anni dall’uscita del primo volume de Il Signore degli anelli — ha aggiunto — si è creato un mondo di appassionati intorno a quello che è più di un libro: è un mondo ricostruito, non un’evasione dalla realtà, ma un modo per andare ad attingere alla bellezza che poi ci consente di vivere nel qui e ora, nella quotidianità».

Sul nome che caratterizza l’evento, Paolo Gulisano ha precisato che la scelta è dovuta al fatto che «a Eriador, innanzitutto, c’è la Contea dove vivono gli Hobbit, le creature che hanno più colpito l’immaginazione di chi ha voluto questa associazione culturale a Messina». «La bellezza dell’opera di Tolkien — ha sottolineato — sta nell’aver creato un mondo di incroci, di contatti. La realtà che viviamo oggi l’ha immaginata tanti anni fa, facendone vedere i rischi ma anche la bellezza che si crea nell’incontro, nell’amicizia che può nascere anche tra popoli diversi. Uno dei valori forti, più significativi di quest’opera è appunto l’amicizia, possibile tra persone diverse: non siamo destinati solo a farci guerra come vorrebbero gli Orchi e Sauron».

Sul rapporto tra Tolkien e la critica, controverso ai suoi albori, Paolo Gulisano ci ha dato qualche anticipazione di ciò che verrà approfondito nel pomeriggio, raccontandoci di una stroncatura del 1956, madre di tutte le stroncature, compiuta dal critico letterario americano Edmund Wilson che definì Il Signore degli anelli un’opera infantile. «Wilson si meravigliò — ha ricordato — di come un professore universitario avesse potuto scrivere un libro per bambini di sette anni».

Questa prima critica è rimasta cucita addosso a Tolkien per diverso tempo influenzando i giudizi successivi di chi, oltre che infantile, ha accusato Il Signore degli anelli di essere un testo manicheo, nella sua netta distinzione tra bene e male. Una grossolana semplificazione che Gulisano ha sfatato: «In realtà si tratta di un libro molto complesso in cui Tolkien, a differenza dell’epica antica, delinea in maniera particolareggiata lo spessore psicologico dei personaggi. È un volume di un’attualità straordinaria che ci permette di confrontarci con tante personalità».

A 60 anni dalla pubblicazione de La Compagnia dell’anello, non potevamo non chiedere a Paolo Gulisano e Roberto Fontana quale personaggio di quest’opera li ha maggiormente entusiasmati. «Tutti sono affascinanti — ha dichiarato Roberto Fontana —, ma dal momento che il mio compito, in qualità di docente, è proprio quello di insegnare, forse mi riconosco in Gandalf, il mago, colui che dà saggi consigli».  

«In 35 anni di letture e riletture de Il Signore degli anelli — ha riflettuto Paolo Gulisano —, sono cambiato insieme al libro. Se a 20 anni il personaggio in cui più mi identificavo era Aragorn, oggi direi che mi sento molto vicino a Frodo, sento il peso dell’anello».

E le sorprese non mancheranno nel pomeriggio. Un programma vario e nutrito attende coloro che si ritroveranno, alle 18.00, al Castello di Bauso di Villafranca Tirrena. Tra i tanti appuntamenti anche quello con il laboratorio di calligrafia e lingua elfica tenuto da Roberto Fontana, la cui passione è nata — come lui stesso ha testimoniato — «in epoca non sospetta, prima che si parlasse del film».

«Già appassionato di libri di fantascienza, a casa ne posseggo circa 1.300 — ha detto —, sono stato attratto anche dal fantasy, in modo particolare da Tolkien. La lingua elfica, inizialmente, mi ha interessato come calligrafia perché ero affascinato da questo modo molto artistico di comunicare. Son partito dalla calligrafia e poi ho desiderato sapere cosa scrivessi, capirne il senso. Le lingue d’altronde mi sono sempre piaciute. L’entusiasmo ha fatto il resto».

 

Giusy Gerace

 

Nella foto: a sinistra, Roberto Fontana; a destra, Paolo Gulisano

 

 

 

 

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