Le porte di Lipari riprendono vita per raccontare una storia, quella dell’Isola e dei suoi abitanti tra gli anni ’20 e ’50 del ‘900, grazie a #portedartista, il progetto di urban art realizzato da Demetrio Di Grado e da Michele Bellamy Postiglione.
«Ho pensato “porte d’artista” per risvegliare la memoria storica del territorio – ha spiegato Michele Bellamy Postiglione – per riportare alla luce personaggi che hanno fatto parte della società civile eoliana e che adesso non vengono più ricordati».
Scopo del progetto è, quindi, fornire una testimonianza, creare un ponte, un collegamento tra passato e presente, raccontando le criticità che hanno contraddistinto la storia di Lipari nella prima metà del “secolo breve”. L’artista, Demetrio Di Grado, ha usato immagini e parole “ritagliate” e riprodotte da giornali e riviste dell’epoca, per poi applicarle sulle porte di edifici fatiscenti, come magazzini in disuso, per restituirgli valore trasformandoli esteticamente e rendendoli, al contempo, testimonianze, “tracce disseminate nel tessuto urbano”.
Dopo una prima edizione, nel 2017, che ha coinvolto l’artista francese Yuri Hopnn e si è concentrata principalmente nella zona di Canneto, si è deciso, quest’anno, dato l’interesse suscitato, di allargare l’area della “contaminazione” anche ad Acquacalda e a Lipari.
«La ricerca di un artista che avesse uno stile fresco, attuale, intrigante, acuto, elegante – ha spiegato, inoltre, il curatore dell’iniziativa – che giocasse con il passato attualizzandolo con un messaggio critico di stimolo alla riflessione mi ha portato a scegliere Demetrio Di Grado: un fine utilizzatore dell’iconografia vintage che, unitamente all’uso sapiente e mirato della parola, crea personaggi che parlano con gli occhi, al cospetto dei quali è impossibile non fermarsi».
Tra i colori e il bianco e nero, infatti, nelle opere realizzate da Di Grado, le parole campeggiano sulle immagini, coprendo gli occhi dei soggetti, principalmente figure umane, uomini e donne del tempo, esponenti di rilievo di una società che non esiste più. Si creano così collage creativi e provocatori, narrazioni di un’epoca passata, che dagli anni ’20 portano alla ricostruzione del secondo dopoguerra, raccontando macerie e rinascita, lanciando un messaggio diretto all’osservatore.
Un messaggio che, come racconta lo street artist originario di Palermo, Demetrio Di Grado, rappresenta un “viaggio tra coscienza e istinto”: «Il periodo che va dagli anni ’20 ai ’50 è una fase cruciale della nostra storia, fatta di guerra, povertà, miseria. Ma la rinascita del secondo dopoguerra, la forza di volontà, lo sviluppo economico, il desiderio di ricominciare con tenacia e costanza, rappresentano valori che oggi credo siano andati perduti o si siano sbiaditi, e ingialliti, come la vecchia carta che uso nei miei lavori».
Ed è questo, in definitiva, il messaggio che #portedartista vuole lanciare: un promemoria che tenga viva l’attenzione sui problemi dell’attualità e che riporti al cospetto di chi attraversa il presente, un passato non poi così lontano, fatto di momenti bui, ma anche di rinascite.
(Le foto sono state gentilmente concesse da Demetrio Di Grado e Michele Bellamy Postiglione)
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Ho visto che di qualche personaggio riprodotto c’è la storia, in particolare quella del medico che è l’unica che sono riuscita a leggere. Perché non renderle accessibili anche in rete queste storie di vita con relativa foto?