Monumenti perduti, recuperati, itineranti: al via la mostra dedicata al Terremoto del 1908

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Le immagini e i progetti della ricostruzione di Messina dopo il Terremoto del 1908, ma anche le chiese e i palazzi perduti, i monumenti che sono stati spostati dalla loro collocazione originaria, i ritrovamenti archeologici e tanto altro: sono questi gli oggetti della mostra che sarà inaugurata oggi, lunedì 13 dicembre alle 17.00, nell’ex Cappella del Buon Pastore dalla Soprintendenza dei Beni culturali.

L’iniziativa, dal titolo “113° Anniversario del Terremoto. Come l’Araba Fenice: il laboratorio della Rinascita. Immagini, carteggi e progetti di Messina tra passato, presente e futuro”, si inserisce all’interno di una mostra diffusa che coinvolgerà diversi luoghi della città dello Stretto. L’allestimento mira a far conoscere il lavoro di ricostruzione svolto all’indomani del sisma che distrusse Messina. All’interno saranno quindi esposti documenti, immagini, progetti, testimonianze d’epoca di vario tipo.

«La mostra – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – costituisce un importante contributo alla rilettura della storia che diventa preziosissimo per comprendere lo sviluppo della città di Messina dopo il 1908. I documenti, i progetti e l’iconografia che trovano spazio all’interno della mostra, testimoniano la frenesia di quei giorni ma anche la strategia degli interventi adottati per riportare la città a condizioni di vivibilità. Rileggere oggi, attraverso la documentazione esposta ciò che è avvenuto in quei difficili giorni, ci aiuta a rileggere la storia del territorio e a comprendere meglio le scelte effettuate anche in relazione ai personaggi che si sono avvicendati nella gestione dell’emergenza, l’attività di tutela posta in essere e i differenti approcci metodologici utilizzati».

La mostra sarà suddivisa in 5 sezioni:

  • ritrovamenti e scavi archeologici – mostra i rinvenimenti effettuati in maniera fortuita nei cantieri per le nuove fabbriche e le conseguenziali campagne di scavo;
  • monumenti perduti – sulla la demolizione di chiese e palazzi irrimediabilmente o fortemente danneggiati dal sisma;
  • monumenti recuperati – mostra gli interventi di restauro conservativo e le innovative ricostruzioni;
  • monumenti itineranti – mostra le ricontestualizzazioni di statue e fontane monumentali nelle nuove sistemazioni urbanistiche;
  • nuove costruzioni in contesti monumentali – mostra i progetti per la costruzione di nuove tipologie architettoniche residenziali in contesti ambientali di rilevanza storica.

Attraverso queste 5 sezioni, la mostra illustrerà il ruolo di fondamentale importanza assunto nell’ambito della ricostruzione dall’archeologo Antonio Salinas, Direttore della Regia Soprintendenza ai Monumenti, e dall’architetto Francesco Valenti che, inizialmente accanto al primo e, successivamente, nella qualità di Direttore dell’Ufficio Monumenti, continuò a seguire i progetti anche dopo il trasferimento a Palermo come Soprintendente.

«Oltre ai responsabili della tutela per la ricostruzione di Messina – ricorda la Soprintendente dei Beni culturali di Messina, Mirella Vinci – giunsero in quei giorni architetti provenienti anche da altri ambiti culturali che attuarono un tipo di progettazione raffinata e di alto livello. Di questa produzione, realizzata nel primo quarto del secolo XX da Coppedè, Savoja, Bazzani e tanti altri, vengono esposti alcuni elaborati grafici delle nuove costruzioni».

Punto di particolare interesse, nell’ambito della mostra, sarà la storia dell’Ufficio Monumenti di Messina, che dipendeva dalla Regia Soprintendenza ai Monumenti di Palermo e aveva inizialmente sede in un padiglione baraccato nei pressi del Duomo. Sarà proprio quest’Ufficio, poi trasferito nel 1917 in via Natoli, in locali attrezzati per lo sviluppo dei progetti, a raccogliere documenti, fotografie che saranno poi utilizzati per il riconoscimento dei frammenti e in parte venne prodotta localmente avvalendosi di una camera oscura allestita in uno dei depositi nei pressi del Duomo. Si conservano inoltre scatti di fotografi come Anderson, Brogi e Sommer, impegnati dopo il sisma a riprendere i resti monumentali della città.

(In foto il Padiglione della Regia Soprintendenza)

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