I giovanissimi del laboratorio teatrale “Nel Paese dei Balocchi” ritornano sul palco più allenati di prima. Con il debutto di Maratona Pinocchio, che ha aperto ieri il cartellone estivo del Teatro Vittorio Emanuele al Monte di Pietà, spettacolo a cura di Angelo Campolo, con la regia collettiva oltre dello stesso Campolo, di Annibale Pavone, Paride Acacia, Giacomo Ferraù e Giulia Viana, ha preso corpo una quinta “stanza”, una quinta tappa che ripercorre e lega i quattro precedenti spettacoli andati in scena alla sala Laudamo.
Il gruppo di Pinocchio ha lanciato una nuova sfida: una maratona, un concentrato di energia ed emozioni per raccontare la metamorfosi da materie grezze ad uomini in carne ed ossa. Si parte sulla scena da atleti, esercitando i pezzi di corpo del centro estetico di Mastro Ciliegia, al quale si rivolge Geppetto per costruire un burattino di legno. Nelle masse informi, permeate dall’istinto, che sgomitano tra di loro per essere scelte, ci sono frammenti di corpo come oggetti, che devono essere educati.
Giunti nella casa paterna, imparando il gioco della menzogna, Pinocchio ha solo un desiderio: liberarsi di suo padre ed andare lontano a scoprire il mondo. È il difficile rapporto tra padri e figli caratterizzato dalla solitudine: Geppetto vive la solitudine dell’abbandono, Pinocchio quella della nostalgia, che lo attanaglia quando in un luogo irraggiungibile sente la mancanza delle sue radici. Pinocchio, però, persevera nel suo cammino, imbattendosi nella rovine del Paese dei Balocchi, un Paese lugubre e triste, capace, comunque, di ingabbiare il burattino di legno nella società dei bisogni e del possesso spasmodico degli oggetti.
Il Gatto, la Volpe e i Lucignoli rappresentano, infatti, le “cattive compagnie” di Pinocchio che si lascia ingannare dalle loro illusioni e dalle loro facili e fallaci promesse. Droghe e falsi investimenti lo conducono in rovina, travestendo la sua coscienza di menzogna.
Ma è nel mondo dei sogni che si scopre di essere veri. Pinocchio è stanco di essere un burattino e, nell’ansia di diventare umano, si dà alla ricerca affannosa della Fata Turchina, invisibile e celata in uno dei sentimenti più importanti per gli uomini: l’Amore. Dal primo bacio al divorzio avviene la descrizione della costruzione e della distruzione di un amore, dalla sua nascita al suo fallimento. Con un balzo fuori dal palco i burattini di legno, finalmente, diventano uomini veri, non pezzi di catasta, non re, né regine, ma sangue, ossa, polmoni, cuore.
Lo spettacolo, da non perdere, andrà in scena sino al 19 luglio, e poi ancora dal 24 al 26 luglio, al Monte di Pietà.
Info e prenotazioni a info@associazionedaf.it
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