C’è una sorta di pelle d’oca che attraversa le braccia alla notizia che – finalmente – si potrà tornare a teatro, dopo un anno e mezzo di totale chiusura dei luoghi dedicati alla cultura. Dal 5 giugno, infatti, si riaprono le porte dei Magazzini del Sale, il teatro indipendente più longevo di Messina, in via del Santo 67.
Saranno 9 le repliche – fino al 13 giugno – del “Cabaret Prometeo” per la regia di Domenico Cucinotta, con Milena Bartolone, Orazio Berenato, Gabriella Cacia, Davide De Domenico, Elvira Ghirlanda, Sergio Runci e Chiara Trimarchi. Gli allievi della Masterclass del Teatro dei Naviganti – dopo due anni di lavoro, causa emergenza sanitaria – metteranno in scena il loro Prometeo, ambientato in un cabaret.
«Lo abbiamo ambientato in un cabaret – racconta Mariapia Rizzo, che dirige da 21 anni il Teatro dei Naviganti insieme a Cucinotta, con loro anche Stefania Pecora e Orazio Berenato – per dare una libertà e un’ ironia che a nostro parere il testo eschileo racchiude ed esprime. In più per una questione di scelta di studio, perché gli attori, che sono quasi tutti professionisti, con noi studiano teatro e volevamo lavorare lontano da una interpretazione sentimentale-patetica che di solito è quella che ci si aspetta da una tragedia».
La bellezza del Teatro – dal 5 riaprono i Magazzini del Sale di Messina
Noi di Normanno siamo riusciti a sbirciare le prove che si stanno svolgendo ai Magazzini del Sale ma niente può trapelare per lasciare al pubblico lo stupore dell’azione teatrale.
La video intervista con Mariapia Rizzo:
Note di regia:
«Possiamo definirci figli di Prometeo, colui che plasmò gli uomini, donò loro il fuoco e spense la visione della morte donando la salvifica speranza, e che sfidò Zeus per mantenere in vita la specie umana. Per questo fu incatenato: per aver donato agli uomini un privilegio degli dei. Trascorsi vari millenni, da questo leggendario avvenimento, in noi prometìdii, figli di prometeo, sorge una domanda: che ne è stato del dono e del privilegio? Che cosa ne abbiamo fatto? È senz’altro uno sforzo della fantasia immaginare Prometeo in un cabaret, nel suo cabaret, a intrattenere il pubblico con la sua vicenda. Eppure è ciò che è successo nella nostra lettura del mito. Ci è accaduto di sentire il bisogno di liberarlo dalle sue catene, o meglio, di permettergli di giocare con il suo incatenamento, per averlo più vicino, più umano, tanto da consentici di porre a lui direttamente, le domande che ci riguardano. Prometeo è accusato di superbia e per questo viene punito. Si inscena un processo: “Prometeo, sei superbo? Noi, siamo superbi?».
Regia di Domenico Cucinotta, assistente alla regia Mariapia Rizzo, supervisione costumi Stefania Pecora. La rupe è stata realizzata da Simone Di Blasi.
(397)