tn Vittorio Viviani4

Laudamo. Vittorio Viviani e le canzoni celebri “a modo suo”

Pubblicato il alle

2' min di lettura

tn Vittorio Viviani4Il pubblico messinese lo conosce bene perché al Vittorio Emanuele lo ha applaudito più volte insieme con Ottavia Piccolo in spettacoli come “L’arte del dubbio” o “La commedia di Candido”. Questa volta Vittorio Viviani arriva da solo e approda sul palcoscenico della Sala Laudamo (dal 12 al 14 aprile) con il suo spettacolo “Song o not song”, per il cartellone “Paradosso sull’Autore”. In scena con lui il pianista Andrea Bianchi.

Si tratta di una spettacolo di teatro-canzone (Viviani ne ha realizzato anche un cd) che ha quale sottotitolo “Serie di miserie semiserie”. Perché l’attore napoletano reinventa canzoni famose fino a farle diventare altro. Così “My way” diventa “Guaje mieje” ed è la storia di un disoccupato, “La Bohème”, “Lav’’o vetro”, “La vie en rose” “Marì,’un è cosa” e parla di fecondazione artificiale, “Et maintenant” “Ammuntunà” e parla di zingari. E così via.

“Song o not song”, insomma, è un pastiche linguistico fra l’inglese e il napoletano: da “Essere o non essere” alle canzoni.

Vittorio Viviani è acuto osservatore della realtà sociale e politica; ne fa oggetto d’ironia e sarcasmo raccontando i drammatici eventi della vita quotidiana con amarezza tragicomica.

E forti e sentite sono le influenze di Bertolt Brecht e Raffaele Viviani.

Viviani canta e recita il nostro mondo tenendo gli occhi bassi, narrando una popolazione di dolenti: immigrati, zingari, operai, disoccupati, donne emarginate…. Mondi emarginati, inguaiati. Un impegno civile trattato con mano lieve e ironica. E concetti duri. Tenendo presente il principio di Voltaire (personaggio che Viviani interpretava nella “Commedia di Candido”): «Non c’è miglior modo di pensare che farlo ridendo».

Appunto, un divertente “pessimismo comico”dove si ride “sul serio”: meglio ridere pensando che pensare a ridere.

Un cantante-attore vestito di nero, un pianista al pianoforte. «Un volontario riferimento dice Viviani – a Yves Montand. E all’esistenzialismo. Però, a modo mio: il sopravvivenzialismo!».

(113)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Contenuto protetto.