In scena alla Laudamo “La Fondazione”. Protagonista Ivano Marescotti

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tn MarescottiIvano Marescotti è uno dei volti più noti del cinema italiano, un caratterista di valore assoluto, al quale spesso sono stati affidati personaggi di primo piano (e in questi giorni appare anche in tv, nel ruolo del costruttore “cattivo” di “Un medico in famiglia”): è lui il protagonista de “La fondazione”, in scena nella Sala Laudamo dal 15 al 17 marzo (in programmazione il 15 e 16 marzo alle 21.00 e il  17 marzo alle 17.30) per il cartellone “Paradosso sull’Autore”, curato da Dario Tomasello. Si tratta di un monologo firmato da Raffaello Baldini, il famoso poeta di Sant’Arcangelo di Romagna, scomparso nel 2005. Regia di Valerio Binasco, scene di Carlo De Marino, musiche di Arturo Annecchino. Produzione: Nuova Scena – Arena del Sole Teatro Stabile di Bologna.

È la storia di una mania che, a sentire gli psicologi, si sta diffondendo sempre di più in questi ultimi anni. Così spiega lo stesso Marescotti: «Baldini mi ha consegnato, prima di morire, il suo ultimo testo, poi pubblicato presso Einaudi, dicendomi: “fanne quello che credi”. “La fondazione” parla di un uomo che nella sua vita non riesce a buttare via nulla. Tiene da conto tutto, perfino le cartine che avvolgono le arance. La moglie lo ha mollato ma lui preferisce vivere tra la sua “roba”. Perché? Perché quella “roba” non rappresenta la sua vita, quella roba “è” la sua vita stessa. E quando quella “spazzatura” verrà buttata, anche lui seguirà la stessa sorte. Uno spettacolo comico solo perché spesso e fortunatamente, riusciamo anche a ridere di noi stessi, perché, come disse Leo Longanesi, “i difetti degli altri somigliano troppo ai nostri”».

In scena, oltre allo spettacolo, c’è anche la grande intesa di vita che è esistita tra Baldini e Marescotti, tanto che Binasco nelle sue note di regia parla di un personaggio nato dalla fusione dei due. «Questo Personaggio Senza Nome – scrive – è un uomo di struggente tenerezza. Da subito ci ha conquistati tutti. Un bel giorno è arrivato, si è sistemato dentro alla voce di Ivano, dentro al suo sguardo, ed era come se fosse sempre stato lì, con noi. Una presenza fortissima, ma gentile come un ricordo. Questa persona è quanto di più ‘vivo’ ci possa essere oggi in un teatro, eppure è anche lontana come un ricordo. Aleggia una nostalgia assurda nella poesia di Baldini, ed è il ricordo di qualcosa che non c’è mai stato. Ovvero dell’innocenza perduta del mondo. Sono parole grosse, e qualcuno può anche sorridere, ma la nostalgia per l’innocenza perduta è la chiave per capire Baldini, il personaggio di questo monologo e, se qualcuno mai se lo chiedesse, anche il motivo per cui la gente va a teatro. Ci si va per scoprire che l’umanità, in fondo, ha nostalgia della propria umanità. E per il gusto di scoprire ogni volta che l’umanità è semplicemente la gente. E la gente è una persona. Sono io. E sei tu. Ed è Lui. Anche questo Lui di Baldini, che non riesce a sbarazzarsi delle cose perché gli vuole bene».

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