Se state leggendo questo pezzo i motivi possono essere due; c’eravate nel 2012 o non vedete l’ora di scoprire cosa succederà dalle 20:30 del 19 febbraio al numero 33 di via Croce Rossa. Il Retronouveau festeggia, infatti, 10 anni di musica; quindi concerti, casse dritte, riff, bicchieri che brindano, sorrisi che si conoscono e altri ancora che stanno per diventare complici. In questi 10 anni, il Retronouveau è stato molte cose; soprattutto per chi ha sempre avuto voglia di esplorare non solo sonorità diverse, ma anche le sfaccettature dell’essere umano; perché quando ascolti musica o balli in mezzo alla pista stai comunicando.
Con Davide Patania ci incontriamo alla libreria Colapesce. È lui che insieme a Davide De Domenico (che a un certo punto della storia chiameremo Davidino), Christian Cannavò (meglio conosciuto come Lestat) e Nino Cucinotta (che manca a tutti, ad alcuni un po’ di più), ha dato vita al Retronouveau; spazio che mischia la disciplina della musica (intesa come ascolto), alle nuove forme di armonie (intese come nuovi modi di stare sul palco e approcciarsi ai suoni).
«Nasce dalle nostre esperienze pregresse, – racconta Davide, con accanto una birra – Nino ed io lavoravamo insieme allo Zeronovanta, facevamo le serate giù; era bellissimo perché sopra era frequentato dai fighetti e sotto c’era tutta la Messina alternativa, se così la possiamo chiamare. Era il 2001. Ero giovane, giovanissimo. Ci sono rimasto fino al 2010. Intanto si frequentava il Cinque Quarti, dove è nato tutto lo spirito underground; la prima incarnazione vera dove si faceva musica a buoni livelli, e quando loro hanno lasciato, siamo entrati noi; quel posto aveva delle potenzialità».
Dieci anni: 2012-2022
Così nel 2012 in una bella serata di marzo, crediamo fosse il 5, un semisconosciuto Dario Brunori accende, per la prima volta, il palco del Retronouveau che sta a Maregrosso e da lì la musica a Messina è cambiata e di concerti ne sono stati suonati più di 500. «In questi dieci anni – continua Davide – ci sono stati alti e bassi, ma mai stanchi. Sono stati anni pieni di attività. Arrivavamo tutti da un background estremamente rock, ma non rock nell’accezione degli AC/DC, ma nell’accezione dei Sonic Youth, quel genere di musica che veniva dal post Seattle e poi andava sperimentando.
Poi siamo stati investiti dalla scena italiana; non c’era la scena indie, era una proto scena. Abbiamo investito su questa musica, ma non sempre è andata bene. Per esempio Brunori avrebbe dovuto suonare al Legambiente in estate, poi l’agenzia decise di far slittare il concerto di un anno e abbiamo deciso di partire da lui. Il primo disco di Brunori è bellissimo, il più intimo, il più acerbo, ma quello che ti comunica subito qualcosa, senza tener conto del mercato». Ma la scena musicale messinese esiste ancora? «Sicuramente della nuova leva ci sono questi nuovi ragazzi “The Whistiling Heads” che voglio produrre. Anche i Dr. Broscovich, i Cactus Mantra; sono parte della famiglia».
Il compleanno del Retronouveau
Su sabato possiamo darvi qualche anticipazione, anzi una che è la più succulenta; si torna a ballare dopo mesi (anzi ormai possiamo dire anni) di immobilismo fisico. «La festa sarà un po’ sottotono, perché veniamo da mesi pesanti, la morte di Nino ci ha devastati. Sono cose molto dolorose, il morale non è altissimo; oltre a tutto il periodo legato al Covid, ma vogliamo tornare da dove abbiamo finito. Mi rendo conto solo adesso che noi abbiamo fatto una cosa normalissima, in questa città la gente è delusa da se stessa, non fa niente che lasci una testimonianza, una storia scritta nel tempo; noi viviamo per essere ricordati, ma soprattutto per fare del bene al prossimo». Qui la canzone che Davide Patania ha scelto per il compleanno del Retronouveau
E a quelli che dicono che metti sempre le stesse cose? «Ho capito che tutte queste persone hanno un abbraccio psichico con le cose che ascoltano sempre e quindi che rimangono in testa, ma su tre ore di dj set, metto 20 cult e 120 pezzi nuovi. Per il compleanno sto preparando una cosa che raccolga questi anni; dal 2012 ad oggi. Di concerti non saprei dire il mio preferito; ci sono stati tantissimi concerti bellissimi, ma la mia passione rimane la musica straniera. Sono bombardato da troppi ricordi».
Di quella volta che
Al Retronouveau di artisti ne sono arrivati tantissimi e i ricordi, appunto, si mischiano a voci e volti. «Un mio vecchio amico, Mosè Previti – continua Davide – mi diceva; ma ora che il Cinque Quarti ha chiuso che facciamo? E gli dissi che volevo creare un posto in cui potevano suonare gruppi come il Teatro degli Orrori, e lui mi diceva che non l’avrei mai fatto. Poi il Teatro degli Orrori è venuto davvero e i bauli che avevano ci riempirono tutto il locale, non si poteva più camminare.
Ci sta vedere gli italiani a Sanremo, hai avuto fiuto e magari sai che queste cose potrebbero avere successo, ma gli internazionali a Messina, una città senza aeroporto, è davvero un grosso sforzo produttivo, gran parte delle cose straniere erano date uniche, non abbiamo avuto l’appoggio di Palermo e Catania. È importante dire questa cosa, perché in un posto così piccolo, non c’è mai stata una cosa del genere». E a proposito di stranieri, il prossimo 25 marzo, al Retronouveau, arrivano i Sad Lovers & Giants.
Ma il Retronouveau non è un luogo che raccoglie musica. In questi dieci anni di spettacoli performativi ne sono stati organizzati diversi; dal teatro alla stand up comedy; il 24 febbraio l’appuntamento è con Filippo Giardina che presenterà (sarà un caso) “Dieci”. «Non seguivo la stand up comedy, ma ho pensato che potesse essere un richiamo per le persone che non sono mai venute, mi chiedono sempre dove è il bagno».
Auguri!
Di auguri ne riceveranno tantissimi, ma qui ne abbiamo due speciali. «È una ripartenza, – dice Davidino – ed è una cosa abbastanza sentita, soprattutto per Nino. Sicuramente è un traguardo che non pensavo di raggiungere». «Nel 2012 ero a Bruxelles – dice Venera Leto, compagna di vita e di progetto di Davide Patania – poi sono tornata e sono rimasta. Sono passati dieci anni? Quando fai qualcosa che ti piace non ti accorgi del tempo che passa; è semplicemente una curva deformata.
Penso che dieci anni fa, avevamo un rapporto con il live che è completamente diverso da oggi; era molto più fisico, anche le contingenze ore ci impongono una distanza. Adesso mi piacerebbe che il Retronouveau si trasformasse, al passo con i nostri nuovi tempi, anche aprire prima, per farti un esempio stupido, o ampliare l’offerta; come sta succedendo».
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