Dal suo accento direste che è francese, ma è nato a Messina e vive ormai da moltissimi anni a Torino. Si chiama Alessandro Genitori e fa il regista. Adesso, dopo un progetto di street artist in collaborazione con Martha Cooper con il documentario “Street Art for Sustainable Development”, è tornato sull’Isola e durante il lockdown (matto com’è) ha deciso di girare “Il nostro meglio”, un cortometraggio con Sara Caridi, dedicato a tutti coloro i quali hanno fatto del loro meglio durante i mesi della pandemia.
Il lavoro di Alessandro nasce e si sviluppa in un momento difficile, quello dell’emergenza sanitaria e della chiusura totale della città. Da qui l’esigenza del regista di continuare a vivere e raccontare. «Vivere e raccontare è una frase che ho detto per caso durante il primo lockdown – racconta Alessandro Genitori – e che alla fine è rimasta come motto di questo momento. La voglia di continuare a vivere, nonostante il momento complesso, e magari proprio nelle difficoltà trovare anche spazio per l’ispirazione, la voglia di continuare a narrare.
Chi ama fare arte ha anche il desiderio di trasmettere un pensiero, e nel mio caso è tangibile il desiderio di dare un messaggio di positività. Il cortometraggio “Il nostro meglio” nasce proprio da questo. L’idea di un risveglio, e chiedersi se tutto quello che stava succedendo fosse stato un brutto sogno. Si tratta di una sensazione che credo in molti abbiamo vissuto e il mio desiderio è stato quello di mettere questa emozioni in immagini».
La prima volta di Alessandro Genitori
Dopo tanti progetti in giro per l’Italia e non solo, Alessandro Genitori ha girato per la prima volta a Messina, la sua città. «Per me – continua Alessandro – è stato meraviglioso girare per la prima volta un cortometraggio a Messina dopo tanti progetti in giro per l’Italia e non solo.
La storia si è evoluta proprio in riva allo Stretto, stavo lavorando a un shooting con la fotografa Valentina Pellitteri quando, chiacchierando, è emerso il desiderio di raccontare questa sensazione tra sogno e realtà. Lei è stata subito un vulcano di idee e possibilità, e alla fine è stata una bravissima assistente alla regia, oltre che ad aver curato la fotografia del lavoro. In pochi giorni è stato allestito un cast tecnico che continuo sempre a voler ricordare con gioia.
Per molti era la prima volta su un set, però tutti si sono buttati con dedizione nel progetto. Costantino Midolla ci ha dato la possibilità di girare tutte le scene nel suo B&B, ma è stato anche il cuoco che ci ha fatto mangiare, e ho avuto la piacevole sorpresa di scoprirlo bravissimo in cucina, l’amico sempre pronto a strappare un sorriso con una battuta. Mi voglio un secondo soffermare poi su Dino Costa, che è stato l’operatore video.
All’inizio era titubante essendo stata per lui una prima esperienza, che io spero davvero che avrà un bel percorso in quanto tutte le scene che ha realizzato sono ottime. Non voglio dimenticare nessuno, quindi ringrazio assolutamente Gabriella Papa per essere stata presente durante la pre-produzione, dandoci una mano ad allestire le scene.
E non posso dimenticare il lavoro di Costanza Rizzo, il suo occhio critico e attento, oltre che ad avermi aiutato in tutta l’organizzazione prima e durante le riprese. E infine vorrei presentare l’attrice che ha dato volto al personaggio che avevo in mente, Sara Caridi, una modella di Reggio Calabria che lavora spesso in Sicilia e che si è cimentata anche lei per la prima volta con il linguaggio cinematografico».
Il dietro le quinte
Certo girare durante l’emergenza sanitaria non deve essere stato così semplice. Com’è andata? «Non è stato facile girare durante un momento così complesso – racconta Alessandro – e anzi mi dispiace non aver potuto condividere di più il set. Ma anche in questa difficoltà ho visto Messina essere al mio fianco, e devo ringraziare Davide Scimone e la sua Messina Film Commission per avermi supportato, sia dandomi le indicazioni su come muovermi, sia fornendomi alcuni materiali di cui avevo bisogno. Di certo, l’esperienza mi ha lasciato la voglia di vivere nuovamente le sensazioni che ho vissuto, e spero ci saranno altre occasioni di lavorare in Sicilia».
Il nostro meglio
Il cortometraggio di Alessandro verrà presentata al prossimo “Mare Festival” di Salina. «Molti dei ragazzi che ho citato e che hanno lavorato con me al cortometraggio – continua Alessandro – li ho conosciuti proprio durante i giorni del festival a Salina, ed è quello l’aspetto che personalmente più mi piace di questo progetto, in quei giorni c’è davvero uno scambio di visioni, la possibilità di conoscerci e, come è successo con il mio progetto, di provare a creare qualcosa insieme. Dopo questa proiezione si capirà se far fare un percorso al progetto nei vari Festival oppure se provare una distribuzione attraverso internet e i social network».
La capacità del cinema
Il linguaggio cinematografico ha la capacità di farci immaginare altre realtà da quelle che viviamo ogni giorno. Anche il linguaggio di Alessandro Genitori parla di questo. «L’arte è la volontà di trasmettere una emozione. Ecco, credo che questa sia la base di quello che mi appassiona di più. Mi ricordo ancora la prima volta che mi sono trovato su un set, tanti anni fa firmavo con il regista Elis Karakaci una coregia, era la prima volta che mi trovavo in quella dimensione.
E ancora adesso ricordo il brivido nel vedere attori recitare frasi ed idee che avevo partorito poche settimane prima, vedere tangibilmente la camera catturare le immagini che con Elis avevamo immaginato. Fino a quel momento ero un giornalista con la passione per la fotografia, dopo l’amore per la regia è esploso e non mi ha più abbandonato. Raccontare una storia, e avere qualcuno con il desiderio di ascoltare, di cogliere magari sfumature che trascendono quello che si aveva originariamente in mente, oppure di capire esattamente la sensazione che sentivo e che volevo trasmettere. Sono sensazioni meravigliose.
Cerco sempre la poetica nelle persone, nello sguardo, e quindi mi piace sempre lavorare con gli attori, ma anche con il cast tecnico, creando una sinergia che possa essere trasmessa poi nelle immagini. Cerco di condividere un pensiero, che poi possa diventare un cortometraggio, ma anche un documentario, che in questo momento è sicuramente il linguaggio cinematografico con il quale mi sento più in confidenza.
Amo creare una linea narrativa che possa trasportare lo spettatore verso la storia che voglio raccontare, dando degli spunti e cercando di lasciare anche spunti di riflessione. Una delle cose più belle che mi capitano, soprattutto quando faccio vedere il documentario storico “Storia di 1 Tram”, è cogliere come alla fine della proiezioni ci sono sempre molte domande e suggestioni da parte degli spettatori. Oppure quando è stata organizzata la proiezione del documentario “Stromboli” a Messina, ero in fondo alla sala e quando sono arrivate le sequenze delle eruzioni, vedere tanti ragazzi alzare i cellulari per fare foto allo schermo. Ecco, sono emozioni che scorrono, ed è quello che cerco di realizzare».
Bonus Track
All’interno del cortometraggio di Alessandro Genitori c’è anche “Se mi rilasso collasso”, uno dei pezzi più famosi e amati dal pubblico italiano della Bandabardò. «Vorrei ringraziare la Bandabardò e il loro agente, che hanno sostenuto il progetto dandomi la possibilità di utilizzare la canzone “Se mi rilasso collasso” all’interno del cortometraggio. Sono stati davvero fantastici, cordiali e disponibili. Solo poche settimane dopo è mancato Enrico Greppi, il mitico Erriquez, una voce che per anni ha ascoltato, cantato e ballato. Per me è stato un grandissimo dispiacere, ho amato la sua voce intrinseca di poesia, è stato proprio ascoltando “Se mi rilasso collasso” che ho deciso come impostare la parte centrale del cortometraggio, quella frase “odio il pigiama e vedo rosso, se la terra mi chiama non posso restare chiuso tra quattro mura, ho premura di vivere” era tutto ciò che sentivo di voler trasmettere, quella voglia di vivere che era stata compressa tra quattro mura».
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Grande professionista grande regista grande creativo. Complimenti