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Il giornalista messinese Fabio Bonasera alla finale del “Premio letterario Circe”

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tn fabio bonasera2Un messinese in finale alla prima edizione del Premio letterario Circe, indetto dall’omonima associazione culturale con sede a Roma. A entrare nell’élite dei primi cinque classificati, nella categoria Inediti, in attesa del responso finale preannunciato per la fine di giugno, è il giornalista Fabio Bonasera, con il suo romanzo dal titolo Libero, Anzi No, Disoccupato.

Il Premio Circe è aperto a tutte le opere rientranti nel genere della narrativa e si divide in due categorie: Editi e Inediti. Il vincitore della prima classe di concorso beneficerà di una campagna promozionale curata dall’agenzia letteraria La Bottega Editoriale. Al vincitore della seconda categoria andrà un contratto di pubblicazione con la Marotta Editore.

La serata conclusiva si terrà a giugno, in data ancora da destinarsi, nella sede dell’Assoartisti di Roma, grazie al sostegno del presidente nazionale Gabriele Altobelli, componente della giuria di qualità chiamata, adesso, a stabilire la graduatoria definitiva. Completano la giuria l’illustratore e pittore Carlo Grechi, il fondatore della Marotta Editore, Andrea Marotta, il giornalista e scrittore Carlo A. Martigli, l’amministratore unico della Bottega Editoriale, Fulvio Mazza, il responsabile del programma televisivo e del sito web “La compagnia del libro”, Saverio Simonelli.

«Per quanto mi riguarda — afferma Bonasera, autore nel 2010, con Davide Romano, del saggio di politica Inganno Padano. La vera storia della Lega Nord, edito da La Zisa — si tratta già di una vittoria poiché a decretare il mio accesso alla finale è stata una giuria popolare, composta da lettori volontari. E, se il responso del pubblico è questo, ritengo di avere già soddisfatto le mie aspettative».

Quindi, nessun pensierino alla vittoria finale?

 «Indubbiamente, la pubblicazione dell’opera è un premio allettante. Il mercato dell’editoria è a dir poco avaro verso gli scrittori emergenti che non si sono già fatti un nome, magari in altri ambiti come lo sport, lo spettacolo. Perfino la cronaca nera. Per cui, disporre della possibilità di pubblicare il romanzo, senza dovermi affannare a cercare una casa editrice disposta a farlo, sarebbe una gran cosa. Vedremo. Come direbbe il protagonista del mio racconto, se sono rose… appassiranno».

A proposito del protagonista, di cosa parla il libro?

«Libero, Anzi No, Disoccupato è la storia di un uomo comune che, a causa del suo lavoro, il giornalista, si ritrova invischiato in vicende non comuni. Alighiero Riccardo, così si chiama, è un 35enne che deve misurarsi con i problemi della società moderna: il controllo delle lobby sull’informazione, la demeritocrazia, il carovita, il precariato, la disoccupazione. Facendo i conti, contemporaneamente, con i risvolti della propria sfera privata, condizionata dai nuovi mezzi di comunicazione, come Internet e i telefonini, che per certi versi accorciano le distanze e per altri le allungano. Nel complesso, è una storia che tratta alcuni drammi dell’attualità in maniera per nulla drammatica, con al centro un individuo sin troppo idealista che, impegnato a cambiare il mondo, si accorge troppo tardi che il mondo ha cambiato lui».

Si parla anche di Messina, nel romanzo?

«Certamente. La storia abbraccia tutto l’arco appenninico, dal Nord Italia alla Sicilia. E tra le note dolenti c’è il rapporto sofferto del protagonista con la propria terra d’origine: Messina, appunto. La mia è una critica estremamente severa nei confronti di noi messinesi, autentica causa dei nostri mali. Perché, se il dissesto del Comune potrà forse essere evitato, quello civico, etico, sociale, oltre che economico, della città è in pieno svolgimento da decenni. E pare che in pochi vogliano davvero prenderne atto».

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