“Illustrazione e fumetti al MuMe”, l’allestimento in programma al Museo Regionale di Messina, diventa un buona scusa per incontrare Fabio Franchi. Il fumettista, infatti, sarà ospite della mostra, dal prossimo 23 dicembre, insieme a Michela De Domenico e Lelio Bonaccorso.
Fabio Franchi non sapeva che avrebbe fatto il fumettista, si immaginava botanico prima e scienziato dopo. Ma ha sempre tenuto matita e spillati in mano. Poi, un giorno, ha deciso di non andare a lezione ma ad una mostra dedicata al fumetto ed è qui che ha incontrato Lelio Bonaccorso.
Così è arrivato il trasferimento a Palermo per frequentare la Scuola di Fumetto, lo studio dell’anatomia, le collaborazioni e i progetti all’estero. «Ai piccoli che sognano di fare fumetti dico di studiare e di leggere. Tra le cose che consiglierei, sicuramente “I racconti dell’era del Cobra”, di Enrique Fernández. Uno dei miei fumetti preferiti».
Fabio Franchi, dagli spillati
Fabio Franchi inizia a disegnare per poter rifare i personaggi dei cartoni animati che vedeva in tv. «Mio padre raccoglieva molte riviste e la domenica diventava una scusa per prendere dei fumetti. Ho iniziato con un paio di spillati – racconta Fabio – che sono quelli proprio da edicola e poi ho iniziato le vere raccolte. Le prime sono state Topolino e Spiderman». Ma non è in questo momento che Fabio Franchi decide di diventare un fumettista e si iscrive quindi al liceo scientifico.
«Disegnavo per me, non pensavo che sarebbe potuto diventare un lavoro. Prima di tutto volevo fare il botanico. Finita la scuola media, volevo diventare uno scienziato e finito il liceo mi sono iscritto a Chimica. Lì, ho capito che il mondo accademico non mi piaceva perché era poco meritocratico».
In tutto questo periodo, Fabio smette di disegnare ma non di leggere e decide di andare ad una mostra al Salone degli Specchi, dedicata al fumetto, curata dalla Scuola del Fumetto di Palermo e tra gli ospiti c’era anche Lelio Bonaccorso. Ed è qui che il suo percorso cambia, (o forse era destino?). È il 2008 quando Lelio Bonaccorso capisce che Fabio ha del potenziale e in qualche modo lo stimola a cambiare percorso di studi. «Se ti piace raccontare, mi disse Lelio, allora il fumetto è la strada giusta».
Passando per l’anatomia
Fabio lascia Chimica e va a Palermo e inizia una nuova avventura. «Senza la Scuola del Fumetto non sarei mai diventato un professionista. Prima di frequentarla avevo una visione molto limitata del fumetto. Scopri tante tipologie di storie e autori, ma anche le origini di questo linguaggio: la necessità di raccontare in sequenza, ma anche le culture che traducono le storie in modo diverso. Adesso leggo tutto, poi ovviamente ci sono le storie che mi piacciono di più: da cose a colori, a cose in bianco e nero. Anche se preferisco il bianco e nero, o i mezzi toni di grigio».
Arrivando agli inchiostri
Il bianco e nero permette al lettore di poter immaginare i colori della storia che si sta leggendo. «All’inizio – continua Fabio – davo importanza al disegno. Per esempio: Matteo Scalera, so già che la storia sarà di un supereroe, ma se voglio rileggermi qualcosa per l’interesse della storia prendo un fumetto vecchio dell’X-Men, che hanno un valore che adesso non c’è più. Dipende, insomma.
Leggo di tutto per bilanciare le due cose: disegno e storia. Per esempio, From Hell (scritto da Alan Moore e disegnato da Eddie Campbell, ndr.) da cui è stato tratto il film su Jack Lo Squartatore, all’inizio sembra disegnato in maniera confusionale, poi ti accorgi che quel tipo di disegno è funzionale alla storia».
Il fumetto è un mondo eterogeneo, dove ogni storia trova spazio e qualsiasi persona può ritrovarsi. Tra le cose da scoprire anche gli inchiostri, che possiamo dire essere i prediletti da Fabio Franchi, almeno per ora. In Cina si dice che il calligrafo o il letterato, abbia quattro tesori in qualche modo legati all’inchiostro, e quali sono quelli Fabio?
«Per ora inchiostro tanto, quindi, uno degli strumenti fondamentali è un supporto digitale, poi una matita classica con gomma, un foglio di una grammatura decente e una boccetta di inchiostro, che fa sempre comodo e poi è un attrezzo che ti permette di sperimentare. Magari mi faccio lo schizzo in digitale, poi lo stampo e ci lavoro a matita, ma dipende dai lavori. Una parte di matita me la tengo, per capire gli spazi o dove voglio mettere il nero. La matita è essenziale». Non a caso, Fabio Franchi è, tra l’altro, l’assistente agli inchiostri di Lelio Bonaccorso, ma di cosa si occupa l’inchiostratore di fumetti? «Quando disegni la parte di matita, pensi alla composizione della tavola, al bilanciamento narrativo di alcune cose. La matita è la regia di tutta la dinamica, mentre l’inchiostro dà importanza e peso a quel disegno. Dai una volumetria a quello che è il disegno. Scegli i livelli di profondità, ma dipende da quante figure hai e devi cercare sempre di darla a tutti quanti. La ricerca è fondamentale, per disegnare qualsiasi cosa devi guardarlo e se puoi anche toccarlo. Raramente metto troppo nero sui personaggi, cerco di avere un linguaggio chiaro».
Fabio Franchi in mostra al MuMe
Dopo le diverse collaborazioni con Lelio, un libro – scritto insieme a Vincenzo Recupero – su “La storia delle serie tv, da Magnum P.I. all’altro ieri” e un altro progetto dal titolo “Enigma”, Fabio Franchi sarà in mostra, da giovedì 23 dicembre, al Museo Regionale di Messina. «Ci saranno alcuni pezzi di tutti e tre. Di mio ci sarà qualche illustrazione del libro con Vincenzo, due tavole inedite sull’inchiostrazione e poi delle tavole vecchie che ho fatto per la Francia. Sono molto contento anche se penso sempre che dovrei fare di più».
(569)