Giù il sipario in via Trento: chiude il Clan Off Teatro di Messina

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Chiude il sipario del Clan Off Teatro, uno dei tre teatri indipendenti di Messina. Aperto a ottobre del 2016, il Clan Off Teatro nasce dalla volontà di Giovanni Maria Currò e Mauro Failla; fare teatro e trasmettere la loro esperienza attoriale alle giovani leve.   

La stagione teatrale 2019/2020 – interrotta a metà percorso – era ripresa con grande spinta all’interno del Museo Regionale di Messina. Un faro nella notte. Una delle pochissime realtà ad aver ritrovato il palco sotto i piedi.

Adesso, però chiude la sede di via Trento che per quasi quattro anni ha ospitato compagnie teatrali, attori, performer, registi, drammaturghi. Solo per citarne alcuni: Carlo De Ruggeri, Francesco Foti, Rosario Palazzolo, Francesca Vitale, Nicola Alberto Orofino, Fabrizio Ferracane, Filippo Luna.

Il Clan Off Teatro chiude

«Dentro, quando tutto era già vuoto, – scrivono i direttori artistici Currò e Failla – abbiamo continuato a respirare gli anni trascorsi lì. Anni di cose fatte, di cose accolte, di vita vissuta e costruita all’insegna di quella bellezza che ha mosso ogni nostro passo.

Eravamo e siamo anche adesso convinti che ovunque dimori bellezza le pareti sappiano trattenerla, al di là persino di noi che vorremmo portarcela dietro, trasferirla altrove. Questa città ne ha bisogno, voi che l’avete accolta a braccia aperte, noi ne abbiamo bisogno.

Abbiamo consegnato le chiavi di via Trento mentre lavoravamo alla rassegna estiva al Museo di Messina. E non crediamo sia stato un segno del destino, piuttosto teatro che ingaggia nuove sfide, che sta bene dovunque, che si adatta meglio di noi ai tempi, alle circostanze, ai cambiamenti necessari.

Mentre noi ricordiamo ogni istante del Clan Off, dai giorni coraggiosi in cui tutto è cominciato a quelli altrettanto coraggiosi della chiusura. Quando il bilancio stilato, dopo l’emergenza sanitaria, ci aveva già suggerito cosa fare. Quando ci siamo ritrovati soli a raccogliere i cocci del lavoro mancato, di quello andato in fumo.

Avremmo voluto non fermarci mai e probabilmente non ci fermeremo mai. Solo non era più sostenibile restare legati ad uno spazio oltre le possibilità nostre e, più in generale, del teatro indipendente che conta su ciascuno di voi e su nessun altro. Avemmo voluto che le persone presso la cui proprietà avevamo deciso di stabilire la nostra sede e che abbiamo fortemente provato a contagiare con la nostra passione, potessero comprendere le oggettive difficoltà del momento e tenderci, almeno nel breve periodo, quella mano di cui il teatro ha sempre bisogno. Così non è stato purtroppo.

Sappiamo bene quanto sia in salita la strada e lo sappiamo perché le uniche discese delle quali abbiamo sempre beneficiato sono stati i vostri occhi, i vostri applausi innanzi alla bellezza che avevamo predisposto per voi. E no, non vorremmo mai privarvene.

Scriviamo pieni di tutte le sensazioni che potete immaginare. Un’insegna in meno a Messina richiede d’essere condivisa con tutta la cittadinanza, un’insegna grazie alla quale si sono trascorsi momenti che esigono d’essere custoditi nella nostra memoria.

Il teatro non è uno spazio fisico. Il teatro trascende i perimetri dentro cui lo accogliamo, lo diciamo a voi e a noi, che abbiamo bisogno, oggi più che mai, di tenerlo ben a mente.»

Ricordati di me

Risulta difficile – in determinati contesti – tenere a freno i pensieri e utilizzare il distacco che richiede questo lavoro. Soprattutto quando un luogo – dedicato alla cultura – è costretto a chiudere.

Sarebbe interessante che l’Amministrazione e gli assessorati preposti trovassero uno spazio pubblico – magari di quelli chiusi da anni e inaccessibili – per chi vuole fare in questa città.

Sarebbe necessario – forse un dovere – occuparsi anche dell’imprese culturali, che lavorano sul territorio e decidono di non andare altrove.

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